Il nostro amore fraterno

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Sono fuori l'ingresso della scuola e non so ancora se dare o no la felpa a Andrew.
Mi vergogno tantissimo a rifarmi vedere da lui e in un certo senso sono anche un po' arrabbiata.
Come può non dire niente a Emily dopo quello che ha fatto? Come può rimanere in silenzio quando fa queste cose? Non capisco...
Però non posso parlare proprio io che mi faccio mettere i piedi in testa così facilmente.
Provo a sbirciare dentro attraverso la porta di vetro per vedere se arriva, e infatti lo vedo avvicinarsi all'uscita. Però non è solo ovviamente. Attaccata al suo braccio c'è Emily che non smette un secondo di sorridergli facendogli gli occhi da finto angioletto. Bleah.
Dal canto suo, Andrew le carezza il braccio e le sorride come se lei fosse la cosa più bella che avesse mai visto.
Dentro di me qualcosa brucia. Provo così tante emozioni insieme che non so più distinguerle: forse rabbia, disgusto, tristezza, delusione...
Mi sento improvvisamente pesante; sento di avere un peso sullo stomaco.
Mi volto, prima di farmi beccare mentre li spio, e me ne vado dalla scuola. La sua stupida felpa gliela darò domani, ora non ho proprio voglia di vederlo.
Non aspetto neanche Doug per andare a casa. Prendo la mia bici e pedalo più in fretta che posso per allontanarmi da quell'inferno.
Mentre vago per la mia città con la mia bicicletta, sento il vento tra i capelli e l'adrenalina a mille. Voglio andare più veloce; voglio essere libera.
Purtroppo, però, scorgo con lo sguardo casa mia troppo presto. Potrei continuare a pedalare verso il piccolo boschetto non molto lontano da qui, ma mi è venuta un improvvisa voglia di cioccolata calda con marshmallow. Adoro.
Lascio la mia bici dentro il garage ed entro in casa. Naturalmente è vuota visto che Doug è ancora a scuola, o sta arrivando, e papà è a lavoro.
Una volta preparata la cioccolata nella mia tazza preferita, salgo le scale diretta verso camera mia.
Mi cambio mettendomi il mio pigiama a fiori; oggi voglio restare a letto, non sono dell'umore di niente.
Mi siedo e mi appoggio con la schiena ai cuscini, coprendomi le gambe con la coperta. Porto la tazza alle mie labbra e bevo un piccolo sorso per non scottarmi. Ora sono rilassata e al calduccio. Che relax...
Sento la porta d'ingresso al piano di sotto chiudersi, segno che è arrivato qualcuno. Doug, visto che papà lavora fino alle sei.
Rimango dove sono: voglio rimanere sola ora.
Sento i suoi passi salire le scale per poi fermarsi davanti alla porta della mia stanza. Mio fratello bussa piano, come se in realtà non volesse farsi sentire.
-Lucy...posso entrare?-
Rimango zitta; so che se entrasse qui dentro affronteremo la questione dei "fratelli stronzi" e io non so se sono pronta a farlo.
-Perché non mi hai aspettato per venire a casa?-
Altro silenzio.
-Sorellina...ti prego fammi entrare...- mi supplica non sentendomi rispondere.
So che vuole starmi accanto e proteggermi. Per questo lo adoro.
Resto zitta ancora per qualche secondo, ma alla fine mi alzo posando la tazza ormai vuota sul comodino e apro la porta a mio fratello. Non faccio in tempo ad alzare il viso per guardare il suo che mi abbraccia forte fino a farmi male. E ora capisco che in tutto questo tempo, lui non ha fatto altro che preoccuparsi per me.
Mi bacia sulla testa e mi accarezza piano i capelli.
-Mi dispiace per tutto quanto Lucy...- mi sussurra. Scuoto la testa.
-Non è colpa tua, Doug...- gli rispondo accarezzandogli la schiena.
Restiamo abbracciati in silenzio per minuti infiniti.
Poi, si stacca da me e mi prende per mano trascinandomi verso il mio letto.
Si sdraia e mi lascia poggiare la testa sul suo petto mentre lui mi circonda la vita. Uno dei nostri classici abbracci. Mi piacciono un sacco.
Continua ad accarezzarmi la schiena e i capelli con fare protettivo.
Con l'altra mano invece intreccia le dita con le mie. Ma prima di stringergliela a mia volta, noto che le sue nocche sono spaccate.
Alzo la testa e lo guardo in faccia; ha un occhio nero e un graffio sulle labbra.
-Doug, cosa ti è successo?- gli chiedo, anche se credo proprio di sapere la risposta.
Distoglie gli occhi dai miei non rispondendo.
Sospiro -Non dovevi farlo- gli dico con rimprovero.
Scrolla le spalle -Quel coglione deve smetterla di trattarti male. Mi ha fatto incazzare quello che ti ha fatto in mensa e non poteva passarla liscia-
-Si, ma guarda come ti ha ridotto- lo indico e provo a sfiorargli il viso, cercando di non fargli male.
-Non credere che io sia riuscito a non fargli nulla- ammicca con un sorrisetto malefico.
-Senti...ti ringrazio, ma non farlo mai più- gli dico categorica. Non deve assolutamente farsi male per me.
Lui gira di scatto il suo volto verso di me e mi guarda arrabbiato. Non lo capisco solo dal suo sguardo, ma anche dal colore dei suoi capelli: stanno diventando più rossi.
-Non mi pento neanche un po' di aver punito quel bastardo! Lo rifarei altre milioni di volte se dovesse ancora farti del male. Nessuno può maltrattare mia sorella e renderla infelice. Proprio nessuno- dice categorico guardandomi negli occhi. Mi vuole proteggere anche a costo di farsi seriamente male.
Non gli dirò mai dell'armadietto; questo invece è il mio modo di proteggerlo. Non posso vederlo ferito, soprattutto se è per causa mia. Mi si spezza il cuore.
I suoi allineamenti si addolciscono e mi accarezza una guancia -E poi ammettilo che ti piace avere un cavaliere pronto a difenderti- mi guarda divertito.
Alzo un sopracciglio -E tu saresti il mio cavaliere? Il mio cavaliere sarà il mio ragazzo- dico convinta.
Mi fulmina con un'occhiataccia
-Niente ragazzi per mia sorella- dice secco. Inutile dire che è sempre geloso di tutti.
Scoppio a ridere guardandolo.
-Ah sì? Ora ti prendi pure gioco di me? Guarda che non scherzo su quell'argomento...ora ti faccio vedere io- e comincia a farmi il solletico sulla pancia. Rido come una pazza e cerco invano di farglielo anch'io. Grazie al mio fratellone, ora sono di nuovo serena.
Per la prima volta in tutta la giornata, mi sono sentita bene; e possono testimoniarlo anche i miei capelli tornati al loro rosso naturale.

MagiaWhere stories live. Discover now