È stato lui a portarvi da noi...

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Silenzio. Nient'altro che silenzio. Nessun suono. Nessun rumore. Solo vuoto. Mi sembra di galleggiare nel nulla. Tutto intorno a me, il mondo va avanti, ma io no. Non sento nulla. Potrebbe cadere un meteorite e io non me ne accorgerei nemmeno. Sono in una bolla, separata da tutto il resto.
Sono stufa. Basta. Non voglio più uscire da questa casa. Non ne posso più. Ho bisogno di sicurezza, di certezze, di protezione, di affetto, di tranquillità, di gioia, di divertimento, di... di... di altro. Di molte cose. Ma non di confusione, di bulli, di strani avvenimenti, di maniaci, di stalker, di bugie, di pericolo, di incubi, di gatti...
So che ci sono persone in situazioni peggiori delle mie. Mi vergogno a disperarmi tanto quando nel mondo molti si sognerebbero di avere anche solo i miei problemi piuttosto che i loro. Ma non riesco a non sentirmi così. A non sentirmi così svuotata dentro. E ho la sensazione che il peggio deve ancora arrivare.
Sono sdraiata sul mio letto da ieri. Ho saltato la cena e la colazione. Adesso sono le dieci di mattina. Non riesco a muovermi da qui. Non ho voglia di muovermi da qui. E non ho voglia nemmeno di parlare. Non dico una parola da quando sono arrivata a casa ieri. Papà e Doug sono in pensiero per me; sono venuti qui, in camera mia, almeno un centinaio di volte per controllarmi. Sono preoccupatissimi per me. Non avevo mai fatto così. Ma non me la sono ancora sentita di rivelare loro cos'è successo. Dopo che il professor Lewis mi ha detto... mi ha detto di essere il fratello del mio vero padre, di essere mio zio, io sono scappata. Sono corsa via senza perdere tempo e il gatto/Logan mi ha seguito. Adesso è sul letto vicino a me che mi fissa.
Non potevo rimanere un minuto di più con quel bastardo. Quel pazzo. Chissà cosa voleva farmi... forse voleva violentarmi o voleva uccidermi o forse tutti e due... Cosa pensava di ottenere dicendomi quella bugia? Pensava che contenta di aver ritrovato uno "zio" l'avrei seguito dappertutto? Che individui del cazzo ci sono al giorno d'oggi. Sono una vergogna per tutta l'umanità. Che schifo.
Ho avuto paura. Non ne avevo mai provata così tanta. E sono riuscita a scappare! Non riesco a immaginare... non voglio immaginare cosa... no basta. Serro gli occhi e mi rifugio sotto le coperte. Devo riprendermi, non posso rimanere qui in eterno. Non posso proprio. Ho un dovere. Devo andare dalla polizia per denunciarlo. Non può rimanere in circolazione o potrebbe essere un pericolo per altre ragazze. Chissà... magari altre volte ha già portato a termine... non devo pensarci.
Mi alzo di scatto e comincio a fare su e giù nella mia stanza prendendo respiri profondi. Mi devo calmare. Mi devo riprendere. Devo farlo al più presto.
Bussano alla porta e non ho nemmeno il tempo di aprire la bocca che papà e Doug entrano di nuovo per vedere come sto. Vederli così preoccupati e impotenti mi distrugge. Non lo meritano. Non meritano questo mio silenzio, questo mio distacco. Devono sapere.
Trattenendo le lacrime, corro verso di loro e li stringo tutti e due in un fortissimo abbraccio. Ho bisogno di loro. Non posso farcela altrimenti. Sono entrambi sorpresi e ricambiano subito quando mi sentono tremare e uno strano verso sofferto esce dalle mie labbra. Non devo piangere, non è il momento. Devo raccontare loro cosa è successo. Ora o mai più.
-Cosa succede, tesoro? Che cos'hai? Cosa ti turba? Diccelo, tesoro. Vogliamo aiutarti...- mi supplica papà accarezzandomi dolcemente la schiena mentre Doug mi passa la mano tra i capelli. Dopo aver preso un grosso respiro, mi stacco da loro e mi siedo sul letto. Subito papà mi si mette affianco mentre mio fratello si inginocchia davanti a me. Logan non fa altro che girare il musetto da me alla mia famiglia.
E racconto tutto. Ogni particolare. Ogni cosa, non tralascio nessun dettaglio. E loro mi ascoltano in silenzio, senza interrompermi. Sanno che non è facile per me, che ho difficoltà nel parlare di una cosa che mi ha scioccata così tanto. Ma vedo nei loro occhi che non vorrebbero restare muti e fermi. Shock, preoccupazione e rabbia, o meglio furia sono i loro sentimenti in questo momento.
-Figlio di puttana!- sbraita mio fratello tirandosi su di colpo una volta che ho finito. Papà, invece di ammonirlo per il linguaggio come fa di solito, annuisce d'accordo.
-Dobbiamo andare subito dalla polizia, tesoro. Non abbiamo tempo da perdere. Te la senti?- mi chiede ancora preoccupato, ma nel tono ha anche una nuova sfumatura di collera trattenuta. Annuisco decisa e grata del fatto che entrambi non mi abbiano fatto notare che dovevo confidarmi prima. Ora dobbiamo solo sperare che Lewis sia ancora in giro e facile da trovare per la giustizia. Papà mi posa un bacio delicato sulla testa e mi stringe forte. Ricambio subito l'abbraccio e osservo Doug continuare a fare avanti e indietro con i pugni serrati. Se fosse per lui, andrebbe dritto dal professore per riempirlo di botte. E papà potrebbe anche aiutarlo, ma non devo permettere tutto ciò. Ci sono modi migliori di affrontare situazioni del genere, anche se un bel pugno glielo darei pure io.
-Ah! Mi sono dimenticata di dirvi la cosa più assurda. Sapete che altro ha detto? Come se potessi credergli... mi ha detto di essere il fratello di mio padre, ve l'ho detto, ma ha anche aggiunto di essere il fratello del mio VERO padre. Ma ci credete? Si può essere tanto malati di mente?-
Doug fa una risata finta e incredula scuotendo la testa. Ma è la reazione di papà a sorprendermi. Si rabbuia di colpo e perde tutto il suo colorito. Lo vedo spaesato e irrequieto e non capisco che succede. Va bene che non c'è niente da prendere alla leggera in tutto questo ed è difficile da digerire anche per lui, ma questo improvviso cambiamento mi sorprende. Si alza dal letto e passandosi le mani sulla faccia si volta verso di noi.
-Che aspetto ha?- ci domanda agitato e sbrigativo.
-Eh?-
-Che aspetto ha il vostro insegnante? Avete una sua foto?-
-Dovrebbe essercene una sul sito della scuola, se non sbaglio. Perché?- anche mio fratello è sorpreso.
-Fatemela vedere- né io né Doug muoviamo un muscolo -Adesso!-
Mio fratello tira fuori il suo cellulare e va su internet. In un attimo gli fa vedere lo schermo -È questo-
Se è possibile papà sbianca ancora di più e tutte le forze sembrano abbandonarlo. Si muove a tentoni in cerca di un appiglio che lo sorregga e subito ci fiondiamo al suo fianco.
-Papà che succede? Che ti prende?- non può avere un attacco di cuore, vero? Non è ancora così vecchio, ma non si può mai sapere. Lo accompagnamo al mio letto e lo facciamo sedere.
-Papà? Papà ci sei?-
-Papà che c'è? Stai bene? Dobbiamo chiamare un'ambulanza?-
Sono già pronta con il telefono in mano, ma mi blocco di colpo non appena lo guardo in faccia. Sul suo bel viso, invece del solito sorriso caloroso, ora c'è un'espressione di sofferenza e di un'improvvisa stanchezza che accentua le sue poche rughe rendendolo all'apparenza più vecchio. Una piccola lacrima, triste e solitaria, scende sulla sua guancia da poco rasata. Io non... non credo ai miei occhi. Raramente ho visto papà piangere. Lui vuole sempre farsi vedere forte per noi, ma ora sembra sfinito e debole per un carico che si porta dietro sulle spalle da molto tempo che ci ha tenuto nascosto.
-Papà...- mi lamento implorante di una qualunque parola da parte sua.
Mormora qualcosa, ma troppo a bassa voce ed io e Doug ci avviciniamo di più per sentire.
-Papà puoi ripetere, per favore?- anche la voce di mio fratello è implorante.
-Io...- papà deglutisce e si tortura le mani fissando il vuoto davanti a sé -Io... io lo conosco...- comincia di nuovo a scuotere la testa mentre pian piano il mio cervello arriva ad elaborare la verità ancora prima che lui pronunciasse la frase... -È stato lui a portarvi da noi...- facendo crollare tutte le mie ultime certezze.

MagiaWhere stories live. Discover now