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È nella separazione che si sente e si capisce la forza con cui si ama.
(Fedor Dostoevskij)
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Si era dato da fare per cercarla subito dopo aver letto quelle parole.

Lei non era più a Monterey, ma a San Francisco, ed era partita per le vacanze senza dirgli niente.

D'altronde cosa pretendeva? Non era il suo migliore amico come quello stupido Sullivan. Lo invidiava, più di qualsiasi altra cosa, ed era anche geloso del loro rapporto. Erano sempre insieme, parlavano di tutto - almeno questo credeva lui - ed uscivano insieme. Sicuramente ridevano, scherzavano, si divertivano.

L'avrebbe voluta tutta per sé, ma questo non lo avrebbe mai ammesso. Era sempre stato colui che le ragazze cercavano per diventare famose e lui era sempre stato quello che le voleva solo per una scopata. Era incapace di affezionarsi, figuriamoci di amare.

Eppure Allison era diventata per lui una persona speciale in poco tempo. Gli mancava stare sdraiato sul letto accanto a lei, gli mancava sentire il suo dolce profumo di lavanda e soprattutto gli mancavano i loro battibecchi che celavano però una velata verità. Lo sapevano entrambi che c'era del vero nelle loro parole dette per gioco, e questo lo faceva sorridere.

Non perse tempo quindi, e dopo aver ricevuto quella risposta, si alzò dalla sedia e corse in camera di Bryan.

Lo trovò intento a guardare un film di guerra dove l'unico rumore presente era quello dei mitragliatori che sparavano a raffica proiettili sulla gente.

Molto interessante.

<<Che cavolo vuoi?>>

L'uomo non lo guardò nemmeno, al contrario tenne gli occhi puntati sullo schermo illuminato.

<<Devo andare in un posto e tu vieni con me>> rispose il moro cercando di restare calmo.

<<Non se ne parla, sto guardando un film non lo vedi?>> sbottò l'altro girando la testa verso il più giovane.

<<Senti, sai come stanno le cose! Non posso lasciarti in casa da solo, quindi ora tu vieni con me. Vedi di non farmi incazzare Bryan>>

Detto ciò spense il televisore e si avvicinò alla carrozzella per iniziare a spingerla, ma l'altro fu più veloce e premendo un pulsante gli fu addosso. Le ruote dell'aggeggio elettronico lo colpirono alle ginocchia, ma non gli diede troppa importanza.

<<Tuo padre non può decidere per me, non più! Ho ventisei anni cazzo, decido io della mia vita, hai capito razza di idiota? Voi non siete la mia famiglia!>>

Bryan urlò con tutto il fiato che aveva nei polmoni e Miles, dal canto suo, diventò rosso di rabbia.

Non sopportava quell'uomo, eppure vederlo così gli faceva male. Doveva prendersi cura di lui quando suo padre era in centrale e quando Nate, l'infermiere, faceva i turni altrove, ma aveva solo diciott'anni cavolo, e doveva occuparsi di qualcosa di più grande di lui.

Era libero solo quando era a scuola e quando era all'acquario, ma in queste vacanze sarebbe stato compito suo dodici ore su ventiquattro.

<<Molto bene. Rimarrai qui da solo, non me ne frega un cazzo. Se ti succede qualcosa sono affari tuoi>> rispose gridando ed uscendo così sbattendo la porta con un grande peso sullo stomaco.

Non avrebbe dovuto lasciarlo a casa da solo, ma doveva fare una cosa importante per Allison e soprattutto per lui.

Doveva andare a San Francisco.

Monterey {Conclusa} Donde viven las historias. Descúbrelo ahora