Capitolo 1: L'inizio di tutto.

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Non riuscivo più a vivere in quella casa, in quell'inferno. Presi un po' di vestiti, trucchi e il mio album da disegno. Li misi dentro al mio zaino rosa e me ne andai. Uscendo dalla porta, alzai gli occhi e sospirai: un cielo grigio pronto a scatenare una tempesta era in arrivo. Sorrisi, rispecchiava il mio stato d'animo. Ero pronta a stravolgere la mia vita, a fare un cambiamento che avrebbe determinato tutto il resto.

Per qualche sera rimasi a dormire a casa di una mia compagna di classe, Chanel, in modo tale da poter essere al riparo e al sicuro.
Non facevamo molto, la mattina andavamo a scuola e durante il pomeriggio ci sparavamo qualche bel film romantico di Nicholas Sparks oppure ci mettevamo a ballare come due sceme nel suo garage.
Nessuna delle due era capace, quindi guardavamo dei tutorial su YouTube cercando di imitare al meglio i passi delle istruttrici, ma ogni volta era un totale disastro che ci portava a ridere a crepapelle.
Ricordo quando ci eravamo filmate per vedere dove sbagliavamo e una volta iniziato il video abbiamo riso talmente tanto da farci mancare il respiro.
Eravamo molto diverse, ma andavamo d'accordo e questo bastava per avere una buona convivenza e divertirci.
La sua famiglia ha accettato il mio aiuto disperato ospitandomi come se fossi una delle loro figlie.
Non hanno voluto invadere la mia vita privata bombardandomi di domande, mi hanno solamente offerto una camera, dicendomi che potevo fermarmi anche più di una settimana e io risposi che ci avrei pensato, anche se a dire la verità, avevo già le idee chiare. Dovevo andare via da tutti.

Le strade iniziavano ad imbiancarsi..rendevano il tutto ancora più magico. Natale si stava avvicinando.
C'erano luci colorate appese in ogni dove.
Sulle case, sui negozi, sui lampioni, ovunque.
Era la mia festa preferita.
Adoravo andare al centro commerciale per poter vedere i sorrisi della gente stampati in faccia per una festività.
Ma forse, il Natale, era più di una banale festività.
Era il momento dove tutti si riunivano, chi per obbligo morale o chi perché aveva finalmente l'occasione giusta per passare del tempo insieme ai propri cari.
I miei genitori lo odiavano, dicevano che era tempo perso e spreco di soldi preparare pranzi e cenoni natalizi, invitare i parenti lontani e fare dei regali.
Io trovavo il tutto meraviglioso, perchè potevo passare del tempo insieme a delle persone che realmente mi volevano bene e che apprezzavano le cose che mi stavano a cuore.
Ricordo che mostravo sempre i miei lavori scolastici orgogliosa di ciò che riuscivo a fare e dei risultati che ottenevo in poco tempo.
Amavo imparare e adottare nuove tecniche da applicare in ogni nuovo disegno.
Mia nonna mi lodava in continuazione, ed io, ad ogni complimento, piangevo.
Non davo mai una motivazione decente, inventavo sempre qualcosa sul momento.
Lei sapeva che mentivo, ma faceva finta di niente per non peggiorare le cose.

Passò una settimana da quando me ne andai via e non ricevetti nessuna chiamata per sapere come stavo, dove fossi finita o semplicemente quando sarei tornata a casa. L'ennesima dimostrazione che io per quella famiglia non valevo niente. Un altro buco nel mio cuore.
Decisi di conseguenza di andare via da casa di Chanel.
Le dissi che era tornato tutto alla normalità e che quindi sarei tornata a casa mia.
Salutai calorosamente i suoi genitori ringraziandoli per ogni più piccola cosa e me ne andai.
Tornai davvero a casa mia, ma non per restarci.
Jason e Clarice non erano in casa, non lo erano quasi mai per via del loro lavoro. Tranne mia madre alla sera, purtroppo.
Perciò ne approfittai per farmi una bella doccia calda, lavare i vestiti sporchi, asciugarli, mangiare qualcosina e pensare.
Non sapevo dove andare, non volevo farmi ospitare ancora da qualcuno, anche perchè non è che avessi così tanti amici e poi andare a scrocco non era mai stato un mio forte.
Sono molto timida e introversa, è già tanto se riesco a fare la pipì nel bagno di qualcun altro.

Andai in camera mia, mi sedetti sulla sedia vicino alla scrivania ed accesi il computer.
Guardai se c'era qualche posto economico, non mi importava se fosse squallido.
Mi importava stare lontana da questa casa e al sicuro. Trovai dopo pochi minuti, un annuncio di un signore che offriva delle camere a poco prezzo, così aprii il link del sito e scorrendo vidi un recapito telefonico.
Chiamai e dopo essermi messa d'accordo con il signor Lucas, decisi di andare, peggio di casa mia cosa ci poteva essere?.
Presi di nuovo il mio zaino, misi le scarpe ed uscii di casa.
Il signore che offriva le camere si trovava in una stradina a pochi passi dal centro di New York.
Era stato facile trovarlo.
Provai a suonare il campanello, ma nessuno apriva.. suonai e risuonai fin quando una bellissima ragazza dai capelli lunghi e neri aprì la porta e disse: "Ciao! Tu sei Allyson vero?"

Lì per lì non capivo chi fosse, pensavo che forse era la figlia del signore che si occupava della gestione delle camere.

"S..si sono Allyson, ho chiamato prima per una camera. Ho parlato con un signore di nome Lucas". La ragazza annuì e mi fece cenno di entrare.

Mi guardai attorno leggermente confusa.
Non sembrava un'affitta camere o un appartamento, ma una semplicissima casa con due piani.
Certo, arredata male, ma molto grande.

"Lucas è il capo di questo posto, ma siamo noi ragazze ad accogliere le nuove clienti. Con lui potrai parlare più tardi. Quindi Allyson quanti anni hai? Mi sembri giovane".. Non riuscivo a capire, se non era la figlia di Lucas e c'erano altre ragazze, forse significava che questo posto andava tanto ed era difficile da far gestire ad una sola persona.

"Si, infatti ho 17 anni. Tra pochi giorni 18.." dissi con voce seria e sicura per non sembrare una bimbetta ansiosa.

La ragazza dai capelli neri mi squadrava da testa a piedi ripetutamente, per poi dire con uno sguardo dispiaciuto: "Vieni, ti mostro la tua camera. Non dovrai pagare niente per adesso, ma solo sistemare le tue cose e poi venire al piano di sopra. Ti porterò da Lucas".

Non capivo perché i suoi occhi diventarono tristi, ma non ci diedi tanto peso. Sicuramente era stressata per il troppo lavoro.

Davanti alla porta della mia camera, mi porse le chiavi e se ne andò, senza aggiungere alcuna parola.

Entrai e notai i colori spenti, i muri erano grigio scuro, mentre il pavimento era di parquet marrone opaco, usurato.
Le tende che coprivano i vetri della finestra erano bianche e sporche.
Si vedeva che non si davano molto da fare per le pulizie.
Sistemai le mie cose, mi sciolsi i capelli che avevo raccolto in una coda di cavallo, tolsi la giacca appoggiandola sul letto, mi guardai allo specchio e andai al piano di sopra.

Salvata dalla strada - un destino a due facce.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora