2. Le tasche piene di sassi - Parte 1

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10/06/2005

Il cortile della scuola è pieno di studenti eccitati per l'inizio delle vacanze estive. 

La scuola è finita, finalmente! 

Chiudo gli occhi, faccio un respiro profondo e mi godo il primo terzo di libertà.

«Accardi!» squilla una voce distante alcuni metri. Mi guardo intorno e vedo Morena, la mia compagna di banco, sventolare in aria la mano per richiamare la mia attenzione. Con lei ci sono le altre compagne di classe, mi fissano tutte fatta eccezione per Loretta che finge indifferenza controllandosi lo stato delle unghie. «Che hai deciso per stasera? Vieni alla cena?» mi chiede come se già sapesse la risposta. 

«No, non posso.» rispondo sforzandomi di apparire dispiaciuta. 

Come immaginavo Morena e le altre non restano molto sorprese. Mi salutano e io mi incammino per guadagnarmi l'uscita.

«Celia! Celia!» grida Bianca correndomi dietro, «Dimmi che ho capito male.» 

Mi fermo per farle riprendere fiato e l'accontento «Hai capito male.»

«Allora vieni alla cena di stasera?»

«No. Assolutamente.» corruga la fronte in segno di rimprovero, «Che c'è? Me l'hai chiesto tu.»

«Come sarebbe a dire che non vieni? È l'ultima occasione che abbiamo per stare tutti insieme.»

«Perché? Quella di stamattina cos'era?» ribatto ironica.

Fa una smorfia. «Riesci a essere seria per almeno cinque minuti?»

«Stasera non posso. Devo lavorare.» le dico riprendendo a camminare.

Lei mi segue. «Prendi un permesso.»

«Impossibile, c'è troppo da fare. Oggi è giornata di nuove uscite.»

«Scommetto che se non ci vai nemmeno se ne accorgono. Quel negozio è più deserto del Sahara.» fa lei scoppiando in una fragorosa risata.

«Per forza!» esclamo fermandomi nuovamente. «Siete una banda di scaricatori illegali. Lo sai quanti danni ha fatto la pirateria musicale? Ormai si vendono sempre meno CD, i negozi chiudono, le case discografiche non investano più sugli artisti, i nuovi talenti restano nascosti...»

«Va be'» mi interrompe, «La cena è alle otto, il centro commerciale chiude alle nove, ci puoi raggiungere quando hai finito».

«Non se ne parla. Alle nove c'è il concerto degli Oasis».

«Non sapevo che suonassero da queste parti.»

«Ma no, ti pare? Il concerto è di un mese fa, stasera lo danno in TV.»

«Non esci per vedere un concerto in televisione?»

«Non è quanto di più assurdo tu abbia mai sentito?»

«Puoi dirlo forte.»

«Sono d'accordo. Io avrei voluto vederlo dal vivo ma le mie amiche neanche li conoscono. Pensa che domenica si esibiranno di nuovo in Italia. A proposito, a te piacciono?»

«Sì, certo. Dove suoneranno?» mi chiede ma subito dopo scuote nervosamente la testa. «Piantala! Mi fai perdere il filo del discorso con tutte queste divagazioni...»

«Ah! Che bello!» esclama a voce alta Loretta mentre ci passa accanto in compagnia di Carlotta. «Stasera ci divertiremo un mondo senza certe persone tra i piedi.» continua ridacchiando.

«Dicevamo?» chiedo, seguendo con la coda dell'occhio Loretta e Carlotta che si allontanano.

Bianca sembra avere un'illuminazione. «È per lei che non vieni stasera? Per Loretta?» domanda certa di aver centrato il bersaglio.

«Che cosa? No, ma figurati. Neanche per sogno!» nego cercando di essere quanto più convincente è possibile.

«Ne sei proprio sicura?» mi incalza lei.

Esito alcuni istanti ma poi le parole mi scivolano via dalla bocca senza controllo. «Tutto quello che so è che di punto in bianco metà della classe non mi può vedere. E sai, per quanto mi piacerebbe prendermene il merito temo che in questo caso rischierei di fare un torto a qualcuno.»

«E tu fregatene! Vieni lo stesso, c'è sempre l'altra metà della classe.»

«Come no! Non ci siamo mai calcolati prima, vuoi vedere che cominciamo adesso.»

«Bella, guarda che sei tu quella che non dà mai confidenza.»

«Ok. Va bene. È colpa mia. Ho un brutto carattere.» ammetto dandole soddisfazione, «Tu invece che scuse hai?» le chiedo sorridendo.

«A che ti riferisci? Io parlo e ho un bel rapporto con tutti.»

«Ma davvero!» replico in tono di sfida, «Allora dimmi, come si chiama Romanelli?»

Mi guarda confusa. «Cos'è una domanda trabocchetto?»

Ridacchio. «Ce l'avrà pure un nome o credi che anche sua madre lo chiami così?»

Bianca tentenna qualche secondo. «Certo, il suo nome. So perfettamente come si chiama Romanelli.»

«Sì, sì. Ci credo. Sono tutta orecchi, infatti.» le dico ridendo sotto i baffi.

Bianca tergiversa ancora, poi biascica un nome senza molta convinzione: «Giovanni?»

«Giuseppe. Si chiama Giuseppe.» ribatto con prontezza.

«Accidenti!» esclama battendosi una mano in fronte, «Giuseppe era la mia seconda scelta.»

Non trattengo più le risate. «Lo conosci da cinque anni e non sai neanche il suo nome. Ammettilo, non gli hai mai rivolto la parola.»

«Questo non è affatto vero.» smentisce risoluta.

«E quando sarebbe successo? Sentiamo.»

«Giusto l'altro giorno gli ho chiesto una penna in prestito.»

«Queste sì che sono conversazioni! Immagino che resterete legati per tutta la vita.» ironizzo.

«Ci puoi giurare!» afferma con decisione. «Ho dimenticato di ridargliela, adesso avrò un suo ricordo per sempre» questa volta scoppiamo a ridere entrambe, «Va bene, forse non saremo grandi amici...» fingo un leggero colpo di tosse, «Ok. Non lo siamo per niente, alcuni di noi neanche si parlano. E con questo? È solo una stupida cena. Sarebbe strano non andarci.»

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