Promesse

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Quella mattina la mia sveglia iniziò a suonare molto presto costringendomi ad aprire gli occhi.
La mia stanza era illuminata dal debole sole di inizio Settembre, Londra non era certo una città tropicale, perciò di belle giornate ne vedevamo ben poche, ma sembrava che un vortice di alta pressione fosse deciso ad accompagnarmi durante il viaggio verso la scuola e non potevo esserne più grata.
Benché amassi i sotterranei di Hogwarts e la mia Sala Comune, rimpiangevo la sensazione di svegliarsi inondati dai raggi del sole, così mi godetti quel benessere per qualche secondo prima di alzarmi, abbandonando il mio comodo letto matrimoniale.
A breve sarei partita per il mio settimo anno ad Hogwarts, non aspettavo altro da quando l'avevo lasciata a giugno, non vedevo l'ora di tornare in quei corridoi e di riprendere la vita scolastica; non che fossi una secchiona, ma se anche voi frequentaste quel luogo magico sapreste cosa intendo.
Oltre alla felicità, c'era anche un po' di malinconia ad attanagliarmi, sarebbe stato il mio ultimo anno ed una volta dati i M.A.G.O sarei stata un'adulta in tutto e per tutto.
Un'adulta che non aveva la più pallida idea di cosa fare della sua vita e che doveva assolutamente sbrigarsi a decidere.
Il problema era che ero divisa tra centinaia di opzioni diverse e non sapevo cosa scegliere, mi sarebbe piaciuto continuare gli studi, ma le facoltà tra cui ero indecisa erano tutte talmente interessanti che c'era l'imbarazzo della scelta.
Misi da parte la preoccupazione, non era il momento di arrovellarsi il cervello o avrei fatto di nuovo tardi, presi i vestiti da indossare e mi diressi verso il bagno.
L'appartamento che dividevo con mia madre era ancora silenzioso, se non fosse stato per il russare del nostro cane sdraiato nella sua cuccia nel corridoio.
Gli passai accanto e la vidi spalancare gli occhi, era una meticcia bianca e arancio, di taglia media che la nonna aveva preso al canile tre anni prima per il compleanno di mamma, si chiamava Maya ed era la creatura più dolce di tutte.
Le diedi una carezza fra le orecchi dritte e lei si buttò a pancia all'aria invitandomi a regalare altre coccole, l'accontentai e dopo l'ultimo buffetto la lasciai tornare a riposare, non che avesse difficoltà a farlo.
Spalancai la porta bianca del bagno, poggiai i miei abiti sul mobiletto chiaro e dopo essermi data un'occhiata allo specchio, mi voltai per far partire l'acqua della doccia sperando si scaldasse il prima possibile.
Presi a spogliarmi velocemente e mi misi sotto il getto caldo e rilassante della doccia moderna e con un numero impressionante di soffioni.
Dopo aver sciacquato per l'ennesima volta i capelli, mi avvolsi nell'accappatoio ed uscì.
Li asciugai velocemente e mi concessi di annusare il profumo lasciato dal mio shampoo agli agrumi, se c'era una cosa al mondo che adoravo era proprio quella.
La mia chioma rossa era folta ed indisciplinata come sempre, cercai di darle un ordine usando un po' di pozione Lisciariccio e mi rimisi davanti allo specchio, per pettinarli come meglio potevo.
La superficie era appannata e non mi permetteva di vedere la mia immagine riflessa, da piccola amavo posizionarmi lì davanti per poi pulire lo specchio sperando di vedermi diversa.
Ed era successo, della bambina spensierata di quel passato non era rimasto quasi niente.
Con il polso dell'asciugamano pulì il vapore e mi guardai ricomponendomi, non avevo certo il tempo o la voglia di tornare a pensare al passato.
Finì di prepararmi velocemente, tentando di bloccare il mio flusso di pensieri e per una momento mi sentivo come una brutta copia scadente di James Joyce, neanche i miei pensieri avevano una direzione o una punteggiatura.
Alla fine uscì dal bagno per dirigermi in cucina, dovevo tenermi occupata e speravo mia madre si fosse alzata.
Purtroppo di mamma non c'era alcuna traccia, ma erano solo le otto ed ero sicura che prima di mezz'ora non si sarebbe fatta vedere, così decisi di preparare la colazione.
Prima di tutto misi le crocchette a Maya e le cambiai la ciotola dell'acqua, in men che non si dica si era già avventata sul suo cibo.
Accesi la caffettiera e misi su il caffè, tostai del pan carré e lo posizionai un piattino con del burro.
Apparecchiai il tavolo con le nostre tazze, lo zucchero, la marmellata ed il latte con i cornflackes e poi riempì le tazze con il caffè.
Appena completai la mia opera la mamma apparve nel corridoio, aveva ancora i capelli castani tutti scombinati ed indossava il pigiama rosa pastello che le avevo regalato il Natale scorso.
Sorrise vedendo la tavola già pronta e si avvicinò; era raro vedermi fare qualcosa del genere, sopratutto perché mi ero preoccupata anche per lei.
Di solito tendevo ad essere estremamente egoista, ma ogni tanto mi piaceva farle capire quanto tenessi a lei e quanto fossi grata di averla come madre.
Qualche volta, capitava ancora di vederla rabbuiarsi e rattristarsi, si perdeva a guardare nel vuoto e chissà quali ricordi lontani le riaffioravano la mente, il divorzio l'aveva ferita e cambiata.
In passato si era sentita tradita e pensava di aver fallito, lasciando che una delle cose più importanti della sua vita si rovinasse irrimediabilmente e forse questo lo pensava ancora, si era presa tutta la colpa e questo l'aveva portata a deprimersi.
Non capivo come una donna in gamba come lei, potesse pensare che l'essere stata tradita fosse colpa sua, eppure era successo, così cercavo di fare sempre qualcosa per ricordarle quanto le volessi bene, non volevo vederla ricadere nel passato.

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