Walking The Wire

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Osservai il gufo volare via, sovrastando il Lago Nero per recapitare la lettera con la mia decisione.
Avevo passato una settimana di totale indecisione, a pensare e riflettere molto, ma alla fine avevo scelto.
Sarei andata a quel matrimonio, avrei portato anche i miei amici che mi avrebbero sostenuta, come tutti i miei cugini.
Avevo deciso di farlo perché dovevo dare un'occasione a mio padre, non la meritava, ma la meritavo io.
Dovevo concedermi di provare a costruire un minimo rapporto con lui, era parte della mia famiglia e se fossi riuscita a ricucire un po' con lui avrei riavuto indietro anche un fratello.
Speravo che le cose sarebbero andate bene e, se non avremmo ricucito il rapporto, per lo meno ci avrei provato.
Non volevo vivere con il rimpianto di non aver neanche tentato.
In tutti quegli anni non avevo azzardato il minimo contatto e neanche mio padre ci aveva provato, quindi vederlo tendere la mano mi aveva fatto desiderare di riavvicinarmi.
La mia risposta, quindi, era una conferma e lo avvertivo che i miei amici sarebbero stati con me.
Scesi le scale e mi ritrovai nei corridoi deserti.
Controllai l'orologio e mi maledissi mentalmente, mancavano poche ore al Ballo di Halloween ed ero in ritardo di quaranta minuti sulla tabella di marcia che Sam, Joe, Lily e Dom avevano organizzato.
Corsi velocemente verso i sotterranei ed entrai nella Sala Comune completamente vuota.
Si sentivano gli schiamazzi provenienti dai Dormitori fin troppo popolati, ma niente di più.
Corsi su per le scale e spalancai la porta con veramente poca eleganza.

«Scusate il ritardo, ma...» non mi permisero di concludere la frase, perché Joe con il suo sorriso più stronzo mi afferrò per un braccio.

«Non serve che ti scusi, Rosie» commentò «Ci serve che ti sbrighi» concluse spingendomi nel bagno e sbattendomi la porta alle spalle.

«Hey!» gridai battendo un pugno sul legno scuro «Che diamine ti salta in mente?».

La mia amica rise di gusto «Sento troppe chiacchiere e poco scrosciare!» concluse la discussione.

Alzai gli occhi al cielo, il suo modo di fare era sempre così schietto e indelicato che chiunque altro l'avrebbe trovato insopportabile, per noi era famigliare e le volevamo bene anche per quello.
Mi tolsi gli abiti ed entrai nella doccia, lavandomi e ringraziando il cielo di aver già fatto la ceretta.
Sciacquati i capelli, mi avvolsi con l'accappatoio e li strizzai con un asciugamano, per poi pettinarli.
Alla fine uscì dal bagno con indosso una maglietta lunga e dei pantaloncini.
Mi andai a sedere sul letto, aspettando che Joe finisse di ritoccare le sopracciglia di Lily, mentre Dom districava i riccioli ribelli di Sam.
Ero l'unica a non essere capace di fare niente, se non qualche treccia che non era certo adatta alla situazione.
Alla fine, quando furono tutte truccate e pettinate, la loro attenzione si spostò su di me.

«Mancano venticinque minuti alla festa, possiamo farela» disse Dom afferrando una spazzola e sorridendo in maniera quasi diabolica.

Un brivido mi percorse la schiena, la tortura stava per avere inizio.

«Non troppo, vi scongiuro» le pregai congiungendo le mani sotto il mento.

Lily con un mucchio di rossetti tra le mani si fece avanti.

«Chi bella vuole apparire, un po' di pene deve soffrire, cugina» ghignò.

***

Con soli dieci minuti di ritardo riuscimmo a raggiungere la Sala, eravamo tutte pronte nei nostri abiti, pettinate e truccate di tutto punto.
Avevo indossato una tutina nera ed aderente lunga fino a metà coscia, con le maniche lunghe e senza alcuno scollo, sotto avevo delle calze a rete nere, sulle spalle portavo un mantello rosso e tra i capelli avevo nascosto un cerchietto con le corna da diavolo.
Le scarpe erano degli stivali alti ed il trucco era nero sugli occhi, mentre sulle labbra avevo del lucidalabbra.
Anche Sam e Joe erano vestite da diavoli, la prima con un vestito di brillantini rossi e neri, mentre l'altra aveva un vestito rosso con una gonna di tulle nero e rosso.
Dom e Lily invece erano due perfetti angeli con abiti bianchi e argenti abbinati, con delle coroncine tra i capelli e le piccole ali sulla schiena.
Quando entrai nella sala rimasi sorpresa dall'ottimo lavoro fatto dai prefetti.
I tavoli erano stati tolti, un palco con una band pronta a suonare era stato sostituito al posto dei professori.
Il centro della stanza era adibito a pista da ballo ed era circondato da qualche tavolo tra cui c'era quello del buffet e dei drink.
La sala era un misto di luci ed ombre, dei fuochi fatui erano stati evocati a terra, mentre in alto erano state create nuvole bianche.
Entrammo proprio quando la band di alcuni Corvonero iniziò a suonare dell'ottimo rock.
Dom e Lily si gettarono subito in pista, spingendoci dietro di loro.
Ballai per un bel po' sulle note di quel gruppo, divertendomi come non facevo da molto tempo.

«Vado a cercare le mie compagne, ci vediamo dopo?» gridò Dom ad un palmo dal mio viso.

Lily si era volatilizzata da un pezzo, aveva avvistato Lysander Scamander, sua cotta storica e non aveva potuto fare a meno di raggiungerlo.
Erano amici sin da bambini, ma secondo me c'era molto di più sotto, solo che non sembravano capirlo neanche loro.
Dopo che anche Dom ci aveva lasciate, decidemmo di andare a cercare i nostri amici.
Li trovammo poggiati ad una colonna a passarsi tra loro una fiaschetta contenente chissà cosa.
Mi affiancai a mio cugino regalandogli un bacio sulla guancia per strappargli di mano il liquore.
Lo annusai e feci una smorfia.

«Vodka alla fragola, sul serio?» chiesi ridendo «Siete diventate delle femminucce?».

«Non scherzare, Rossa» commentò il biondo con un'espressione disgustata sul volto «Ne ho bevuta una goccia e non riesco ad andare oltre, solo che le nostre riserve sono a secco».

Annuisco mettendogli una mano sul braccio con fare comprensivo.
«Iniziavo a preoccuparmi per voi, ora sono molto sollevata» affermai «Quindi niente sbronza per te a questa festa?».

Il ragazzo annuì.
«Mai stato più lucido» commentò.

Si sistemò i polsini del suo completo giacca e cravatta nero, coronato da una maschera da diavolo.
Non credevo ci fosse ragazzo più affascinante di lui, in quella stanza.
Sam prese la fiaschetta e ne sorseggiò un bel po', per poi passarla a Joe ed a me.
Bevvi sentendo il sapore dolciastro e disgustoso dominare sulle mie papille gustative, feci una smorfia e la misi da parte.
Restammo a bere per una buona mezz'ora, fino a quando Stefan non si dileguò.
Joe venne invitata a ballare da Andrews, il nostro cacciatore. 
Li fissai per un po' sconvolta, non credevo potesse accadere una cosa del genere tra loro.
Alla fine, anche Albus si decise ad invitare Sam a ballare.
Si piacevano da sempre, eppure, nessuno dei due si era mai arrischiato a fare la prima mossa e quasi non ci speravo più.
Restai sola con Malfoy e la fiaschetta interminabile di Vodka alla fragola.
Ne presi un'altra sorsata e poi la passai a Scorpius che scosse la testa.
La prese, chiuse la borraccia e la mise nella tasca interna della giacca.

«Mai bevuto niente di più schifoso" sa di pozione per la tosse» commentai strappandogli un sorriso.

«Quella per i bambini?» chiese pensandoci un po' «Si, credo di si» concluse, sorridendo.

Restammo per un po' l'uno al fianco dell'altra in silenzio, non era imbarazzante.
Stavamo bene anche in silenzio a guardare gli altri ballare, ascoltando la musica del gruppo di Corvonero veramente bravissimi.

«Ho scritto a mio padre» rivelai, voltandomi verso di lui.

Non sapevo perché glielo avessi detto, mi ero sentita di dirglielo e l'avevo fatto, d'altro canto era stato anche merito suo se avevo preso una decisione.
Fosse stato per me, avrei lasciato la cosa andare senza neanche rispondere e forse me ne sarei pentita.

«Cosa gli ha detto?» chiese, togliendo la maschera dal volto per poi puntare gli occhi chiari nei miei.

«Ho risposto che sarei andata, ma voglio che anche tu venga con me» dissi sinceramente «È anche merito tuo, se io...»

Mi fermò alzando una mano.
«Certo Rose, ti ho già detto che ti sarei stato vicino» rispose.

Restai in silenzio a guardarlo con la consapevolezza che stavo camminando sul filo di un rasoio.

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