21. Gaia

4.1K 136 0
                                    

Non ci credo! Era a casa di Brianna ieri sera. Mi sono sentita morire, delusa e illusa. Volevo parlargli e cercare quantomeno di capirci qualcosa, ma lui ha preferito diversamente.

Sento le lacrime pizzicarmi gli occhi ma cerco di trattenere le lacrime dato che sono in classe e la professoressa sta spiegando qualcosa alla lavagna.

Guardo il banco vuoto accanto al mio in cerca di conforto, ma Sofia non c'è. Dopo che mi ha portata in classe è uscita di nuovo e non è più rientrata.
Ormai la lezione è iniziata da venti minuti e non credo che entrerà.

Quando la prima ora finisce vedo la mia amica entrare dalla porta e sedersi accanto a me. Ha la sua espressione di quando vuole dirmi mille cose perciò la invito a parlare <Ho sentito tutto> afferma.

<Di che parli Sofi?> posa lo zaino sul banco e si guarda intorno assicurandosi che nessuno ci stia ascoltando <Brianna, lo sta facendo apposta. Giorgio non c'entra nulla. Lei si sta inventando tutto perché non vuole che state insieme> nei suoi occhi leggo solo la verità.

In un lampo mi vengono in mente gli ammonimenti di Chiara. Le minacce di stare lontana da Giorgio e di "guardarmi alle spalle" come lei aveva detto. Ora tutto ha un senso. Lei sapeva che Brianna sarebbe ritornata.

Mi sento stupida. Ho permesso ad una persona così insignificante di allontanarmi dalla persona che più mi sta a cuore. In questo momento vorrei alzarmi e correre nella sua classe, abbracciarlo e risolvere tutto.

Invece mi prendo la testa fra le mani e lascio andare le lacrime trattenute. <Che stupida!> sento che Sofia mi posa una mano sulla schiena e mi accarezza delicatamente <Si sistemerà tutto> sussurra rassicurandomi.

<Signorina Riccardi sta bene?> la professoressa di economia mi fa alzare il capo <Posso uscire?> chiedo con voce flebile. Ho bisogno di prendere una boccata d'aria.

Annuisce e dopo essermi fatta aiutare da Sofia con le stampelle esco dalla classe per andarmi a sedere sui gradoni dell'atrio.

Stendo leggermente la gamba infortunata facendo una smorfia di dolore <Ehi Gaia> Fabio si siede accanto a me <Fa male?> chiede indicandomi la gamba con un cenno del capo <Un po' ma passerà> alzo le spalle sfiorando appena il ginocchio.

<Giorgio è in classe?> mi volto verso il suo amico che mi guarda leggermente stupito <Emh.. No, non è entrato> si gratta la nuca <Non so nemmeno dove sia> continua guardandosi intorno.

Annuisco e lo ringrazio <Ascolta, Giorgio non ha fatto nulla, è tutta una messa in scena di Brianna>
Anche Fabio mi dice le stesse cose di Sofia <Lo so, anche Sofia me lo ha detto. Spero solo che non sia troppo tardi per sistemare le cose> ho paura che sia tardi, che Giorgio abbia perso le speranze e che non mi voglia più.

<Questo non succederà, fidati. Giorgio ti ama, non l'ho mai visto così preso da una ragazza> sorrido, mi fa piacere sentire queste parole. Mi confortano <Grazie Fabio> mi sporgo un po' e lo abbraccio. Mi stringe piano facendo attenzione anche al braccio <Di nulla. Vuoi qualcosa da bere? Vado a prendermi un caffè> afferma alzandosi <Un caffè anch'io> gli faccio l'occhiolino e ridacchiando va verso le macchinette.

—-

Dato che sono mezza invalida i professori mi fanno uscire un quarto d'ora prima per evitare che mi scontri con la baraonda di ragazzini mentre esco.

<Grazie Cate> ringrazio la mia compagna di classe che mi ha aiutato con lo zaino <Aspetta, la aiuto io. Grazie> sento la sua voce è per un momento mi immobilizzo. Prende lo zaino dalle mani di Caterina che se ne ritorna a scuola. Alzo lo sguardo verso di lui e i nostri occhi si incastrano, è come se li rivedo dopo tanti anni.

Alza la mano e mi sistema una ciocca di capelli, quando le sue dita entrano a contatto con la mia guancia chiudo gli occhi beandomi della sensazione che mi provoca la sua pelle a contatto con la mia.

<Dobbiamo parlare> la sua voce mi riporta alla realtà facendomi riaprire gli occhi <Si, dobbiamo parlare> affermo anch'io.

<Andiamo da qualche parte a bere qualcosa?> annuisco, si mette in spalla il mio zaino e stando al mio passo ci avviciniamo alla sua auto.

Mi apre lo sportello, prende le stampelle che posiziona dietro assieme allo zaino e fa il giro della vettura entrando al posto di guida.

Durante il viaggio stiamo in silenzio come se entrambi stessimo ragionando su quello che volevamo dirci.

Parcheggia davanti ad un bar poco distante dalla scuola. Entriamo e ci accomodiamo ad un tavolo e aspettiamo le nostre ordinazioni.

Quando arriva la mia cioccolata metto le mani intorno alla tazzina per ricevere un po' di calore, Giorgio invece beve il suo caffè. <Come stai?> chiede dopo qualche attimo si silenzio.

Non so nemmeno io come mi sento, bevo un sorso di cioccolata per cercare di riordinare i pensieri <Sofia mi ha raccontato tutto. Anche Fabio a dire il vero> tengo lo sguardo basso, sul tavolo evitando di incrociare i suoi occhi.

<Mi dispiace, avrei dovuto far qualcosa per fermarla> mi stringe una mano e sento tutto il suo calore irradiarmi in tutto il corpo <È stata anche colpa mia, avrei dovuto darti il tempo per spiegare>

<Già avresti dovuto> lo sento ridacchiare così alzo lo sguardo verso di lui, sorrido anch'io. Mi è mancato vederlo ridere.

<Sei così bella> mi accarezza la guancia con le nocche <Che succede ora?> Brianna ora farà di tutto per farci separare e soffrire di nuovo mi farebbe stare solo peggio.

<Farò in modo che lei non si avvicini più a noi. Gaia io non ho intenzione di perderti> mi stringe entrambe le mani e mi guarda con occhi speranzosi <Neanche io voglio perderti> gli sorrido quando vedo i suoi occhi scintillare per la felicità.

Mi prende il viso tra le mani, si sporge un po' più sul tavolo e posa le labbra sulle mie. È un bacio leggero che risveglia le farfalle nello stomaco.

Quando ho finito la cioccolata mi aiuta ad alzarmi e mi porta verso casa. <Ti va di rimanere? Non ho voglia di rimanere sola>

<Rimarrei con te tutto il tempo> arrossisco e sorrido, felice di passare del tempo con lui.

Entriamo in casa e ci stendiamo sul divano, con un braccio mi stringe la vita tenendomi più vicina a lui.
<Ti fa tanto male?> mi accarezza delicatamente la gamba dove c'è la fasciatura <Ogni tanto, dipende da come mi muovo>

Il suo volto si scurisce appena <Mi dispiace per quello che è successo, non volevo che tu ti facessi male> lo costringo a guardarmi negli occhi <Non è stata colpa tua> lo rassicuro accarezzandogli la guancia <Non avrei dovuto permetterlo>

Ribatte addossandosi la colpa <Smettila Giorgio. Non è colpa tua. L'importante è che ora stiamo insieme, il resto non conta> azzero le distanze e strofino le mie labbra sulle sue <Ti amo così tanto> sussurra quando si stacca da me <Anch'io>

Gioco di sguardi Onde histórias criam vida. Descubra agora