3. Requiem for a Dream

768 51 1
                                    

  All'inizio del suo quarto anno di liceo Seth pensava che tutto sommato stesse andando bene, in qualche modo riusciva a barcamenarsi nell'esistenza senza soffrire troppo. I rapporti con la sua famiglia erano sempre spinosi, in particolar modo quando Richard prendeva parola nelle discussioni, ma il ragazzo aveva ancora Tim. Il rapporto con lui funzionava, nonostante le tensioni e i bocconi amari che il rosso aveva ingoiato si era instaurato un clima sereno, il viso del moro riusciva a rasserenare l'animo agitato di Seth.
- Dio ... - mormorò Tim mentre sentiva le labbra del rosso scendere lentamente sotto l'ombelico.
- Dimmi nuovamente perché non possiamo andare in camera tua? – chiese Seth con tono particolarmente sensuale.
Il ragazzo scosse la testa – lo sai ... i miei sono di sopra, non possiamo passargli davanti e chiuderci in camera –
Il rosso sbuffò – non ci sarebbe niente di male! Perché non glielo dici una buona volta? Questa storia che vengo qui a sentire la musica nel tuo garage è proprio stupida –
Tim divenne serio, come succedeva sempre quando i due prendevano l'argomento – lo sai che i miei sono severi, mio padre non lo accetterebbe –
Seth non volle ribattere sull'argomento, sapeva che era una battaglia che non poteva vincere – almeno potresti ricompensarmi di più ... per esempio potremmo andare da qualche parte venerdì, solo noi ... -
Il viso dell'altro non si era rilassato, continuava a essere contrito – questa guerra fredda fra te e Jack complica solo le cose. Non capisco perché non possiate essere civili –
Il rosso si allontanò a quel punto – non è certo colpa mia, non gli sono mai andato a genio. Sono il tuo ragazzo, posso ogni tanto averti tutto per me? –
Tim avrebbe voluto ribattere, facendogli notare che passavano molto tempo insieme ma a Seth sembrava non bastare mai. Alle volte il moro si sentiva sotto sequestro, come se l'altro non volesse che lui vivesse al di fuori della loro relazione, ma preferiva evitare quell'argomento. Percepiva già l'ostilità negli occhi di Seth e preferiva non iniziare a litigare, finiva sempre per diventare ancora più insistente dopo quelle discussioni.
- D'accordo, dico agli altri che sono con te e ci vedremo un'altra volta ... - mormorò alla fine.
In quel momento un caldo sorriso apparve sul volto del rosso e si precipitò nuovamente sul corpo di Tim – ti amo ... lo sai vero? – mormorò a pochi centimetri dalle sue labbra – ti amo da pazzi –
- Lo so – risposte l'altro catturando quella bocca.
Il moro non aveva dubbi sui sentimenti di Seth e sapeva che in una certa misura li ricambiava e provava una profonda ammirazione per lui, ma una parte di sé lo temeva. Sentiva che il rosso aveva un forte ascendente su di lui, che trovava sempre il modo di imporsi. Quando aveva parlato con Jack l'amico gli aveva detto: troverà un modo per controllarti, per farti fare quello che vuole, lui è quel genere di persona. Mentre sentiva il rosso muoversi sopra di sé, tornare a baciarlo, accarezzarlo, farlo sentire speciale come solo lui riusciva a fare, Tim si chiese se quello fosse una sorta di canto delle sirene. Se Seth fosse davvero la creatura pericolosa che Jack aveva descritto, se quello che stava accadendo non fosse l'avverarsi di un sogno ma l'inizio di un incubo. Molto spesso non poteva fare a meno di pensare di essere solo uno stolto che stava sprofondando senza neanche accorgersene.  


  Ore dopo Seth si ritrovò a imboccare il vialetto di casa, notò immediatamente che c'era una macchina sconosciuta e sapeva già di doversi aspettare guai.
Quando varcò la soglia dell'ingresso il vociare del soggiorno lo investì, risate e fitte conversazioni fecero capire al rosso che non si sbagliava, avevano ospiti. Non fece in tempo a svignarsela al piano di sopra, Richard apparve oltre la porta e fissò il nipote con sguardo severo.
- Non provare a svignartela ragazzo, oggi abbiamo ospiti e cenerai civilmente al tavolo con la tua famiglia – esclamò con voce autoritaria.
- Ho dei compiti da fare – disse l'altro tentando di passare oltre ma Richard non si sarebbe mai fatto da parte .
- Donald e sua moglie sono miei amici da molto tempo e hanno una figlia adorabile, che spero tu intratterrai in modo appropriato. Sei abbastanza adulto da poter smettere di comportarti da ragazzino indisciplinato –
Seth lo detestava, odiava quell'uomo fin dentro le viscere ma si sentiva dannatamente impotente, non poteva cavarsela, così cedette e si diresse verso la sala da pranzo.
Erano tutti lì, con dei grossi sorrisi e parole stucchevoli, una coppia banale e una figlia altrettanto insignificante, i suoi genitori conversavano amabilmente anche se Seth era pronto a scommettere che non aveva nulla in comune con quelle persone. Detestava quelle situazioni, se diventare adulti significava fare perennemente buon viso a cattivo gioco, passare il tempo con gente detestabile solo perché era giusto, allora lui non aveva fretta di crescere, preferiva non tradire la sua natura.

- Siamo molto orgogliosi di lei – continuava a ripetere il padre – è una ragazza davvero stupenda, determinata! Io stesso alla sua età non ero così pronto –
Il rosso si stupì nel notare quanto un uomo potesse arrivare a ripetersi nel giro di mezz'ora, da quando la cena era iniziata la figlia era stata osannata in ogni modo e adesso che il vocabolario era terminato l'uomo aveva ricominciato dall'inizio.
- Chirurgia è un ambiente duro – disse per la terza volta – pieno di uomini boriosi, ma la mia cara Annabel sa il fatto suo, se dice che farà una cosa allora puoi scommetterci che la porterà a termine –
- Beh – commentò Richard deliziato da quei discorsi – essere determinati è una qualità imprescindibile, sono certa che le università faranno a gara per lei –
Seth badava a tenere perennemente la bocca piena, in modo che non fosse costretto a dire qualcosa, aveva notato il modo in cui la ragazza lo fissava, Byron gli aveva spiegato cosa significava quello sguardo. Stava per diventare il prossimo obiettivo della determinata Annabel e questo poteva essere un problema per lui, nessuno a quel tavolo lo avrebbe salvato da quel destino.
- Seth – esclamò a un tratto Donald – sei parecchio silenzioso –
Un brivido si arrampicò lungo la schiena del ragazzo.
- Sai Annabel mi ha detto che andate alla stessa scuola, che ci dici di te? –
- Comincerei dal fatto che sono gay ... così magari ci rilassiamo un po' tutti ... - rispose il ragazzo senza tradire emozione, il silenzio calò sulla tavola – poi non credo che andrò al college, vorrei studiare arte all'Accademia di South Gate –
- Se questo è uno scherzo – cominciò Richard trattenendo a stento la rabbia – non è divertente –
- Non sto affatto scherzando – continuò il rosso – se qualcuno si fosse disturbato a interpellarmi prima di allestire questa scenetta gli avrei fatto risparmiare la fatica – poi si sollevò – ho dei compiti da fare, vado in camera mia –

Seth sapeva perfettamente che non era affatto finita, anzi era appena cominciata, ma se c'era qualcosa che non poteva permettere a nessuno era quella di pianificare la sua vita. Proprio quando sentì la macchina degli ospiti lasciare il vialetto un forte bussare alla sua porta spinse il ragazzo a voltarsi. Così si sollevò e lasciò entrare Richard che lo fissava furente.
- Credi che sia stato divertente? – ringhiò l'uomo – ti diverte mettermi in imbarazzo? –
Seth scosse la testa – a te diverte tentare di continuo di pianificarmi l'esistenza?-
- Sei sempre stata una mela marcia Seth e l'ho capito dal giorno in cui sei nato, tu credi che io sia il nemico ma ti informo di una cosa. Sei tu il nemico di te stesso e presto te ne renderai conto –
- Mi detesti solo perché non riesci a gestirmi, come fai con chiunque in questa dannata casa – sbraitò – ma preferirei morire piuttosto che diventare il tuo ennesimo esperimento, un altro figlio che segue la scia in silenzio-
- Quando crollerai ricordati che c'era un percorso per te – lo ammonì il vecchio – ricordati che io ho speso il mio tempo ma tu hai deciso di non ascoltare. –
Seth era sul punto di replicare ma una voce si intromise e spinse tutti al silenzio.
- Richard –
Jane era sulla porta della camera e fissava il suocero con sguardo molto serio, Seth non aveva mai visto la madre con quell'espressione penetrante negli occhi.
- Vorrei parlare con Seth un momento, se non ti dispiace lasciarci –
L'anziano non replicò, lasciò la stanza scuotendo la testa mentre la donna andava a sedersi sul letto invitando il figlio a fare altrettanto.
- Mi dispiace Seth ... - disse dopo un breve silenzio e quelle parole fecero sgranare gli occhi del ragazzo – sono desolata se quello che succede qui ti ferisce ... mi dispiace di non essere una buona madre. So che sei distante, so che hai un carattere particolare ma io non ti sono vicina come dovrei –
- Mamma ... -
- Dovrei impegnarmi di più a capirti e sostenerti – la voce della donna era rotta dalla tristezza – da quanto non parliamo? Come stai Seth? Dico davvero, come stai? –
Il ragazzo distolse lo sguardo – non devi sentirti in colpa, tu vai bene così mamma davvero. Io me la cavo –
- A scuola va tutto bene? Con i tuoi amici? – chiese ancora.
- Si, tutto alla grande –
- E hai una persona speciale? – continuò la donna con un mezzo sorriso.
A quel punto le guance di Seth si tinsero irrimediabilmente di un porpora acceso- si ... ehm ... un amico di Byron ... -
- Sono contenta, cerca di essere felice tesoro – disse accarezzandogli il viso – e non preoccuparti di quello che dice tuo nonno. So che è severo, ma io e tuo padre ti vogliamo bene così come sei, anche se a te sembra che non è vero –
- Sarà arrabbiato ... visto che non ho intenzione di fare legge ...- mormorò il ragazzo – il nonno gli ha riempito la testa su quanto sarebbe giusto che continuassi la tradizione di famiglia –
- Tuo padre ha studiato legge perché ne era affascinato e fa il suo lavoro con piacere, sono certo che capirà – concluse – ognuno ha le sue aspirazione, l'importante è che tu sappia che io ci sono sempre per te. Tu e Chris siete i miei ragazzi e qualsiasi cosa accada non vi volterò mai le spalle –
I due si abbracciarono e Seth fu segretamente grato alla madre per quel discorso, sapeva che lei gli voleva bene ma spesso se ne dimenticava. Il rosso aveva la costante sensazione di essere solo al mondo, che nessuno potesse capirlo o avvicinarsi a lui, era attraverso lo sguardo sereno della madre o i sorrisi di Tim che sentiva di appartenere ancora al mondo degli uomini.  

UnravelWhere stories live. Discover now