7. The Fallen

897 56 1
                                    

  Koll si era ripromesso di essere in grado di mantenere un profilo distaccato, era questo l 'unico motivo per cui si era concesso uno come Seth. Il moro sapeva che quel ragazzo era perfetto, che era esattamente quello che voleva. Era certo di abbastanza in gamba da poterlo gestire e distaccarsene quando serviva.
Koll avrebbe dovuto capire che non sarebbe stato semplice, c'erano stati troppi segnali, soprattutto quando Seth aveva subdolamente mandato a puttane la relazione di Mike Ross, una delle sue identità. Il ragazzo aveva deciso di ignorare quel gesto, l'ennesima prova di quanto Seth fosse difficile da gestire. Non sarebbe mai stato tanto onesto con se stesso per ammettere quanto Seth fosse diventato un pensiero fisso, una costante di cui aveva bisogno e di cui non poteva fare a meno.
Amore, forse si trattava di quello. Koll non aveva mai usato quella parola ma nella sua mente continuava a sentire i discorsi del rosso, il modo in cui cercava la sua attenzione, il bisogno che aveva di quel sentimento e quanto anche lui volesse abbandonarsi a quella relazione. Sarebbe stata una storia magnifica se lui non fosse tanto pericoloso, se non fosse stata la feccia che era, capace solo di sconvolgere la vita di Seth mettendolo a rischio per sempre, condannandolo a doversi guardare le spalle.
La consapevolezza del rischio non impedì alla parte più egoista di Koll di contattare il rosso quella sera, appena rientrato al suo appartamento, dopo aver chiuso con Mike Ross. Non ebbe il tempo di disfare le valige, l'altro si presentò con il fiatone e lo sguardo incredulo, adorava vedere quello sguardo di venerazione sul volto di Seth. Era così felice che il suo Koll fosse tornato per restare, passare una bellissima estate insieme e poter dimenticare tutte le menzogne.
Non ci fu tempo per nulla che non fosse il bisogno che avevano l'uno dell'altro. Koll accarezzò la collana che Seth portava fiero, quel simbolo di possesso e appartenenza. I gemiti riempirono la stanza rapidamente e Koll si sforzò di non pensare a quanto quei momenti lo facessero sentire meglio. Quanto Seth fosse diverso da chiunque avesse mai incontrato, fissare quegli occhi scuri lo faceva entrare in una nuova dimensione, in un rifugio nel quale non doveva guardarsi le spalle.
- Koll, ti amo ... -
Il moro non riusciva a rispondere, non poteva ricambiare, non poteva essere tanto egoista da condannare anche Seth, gettarlo nel suo mondo di lupi. Doveva avere la decenza di tacere.
Koll si concesse di osservare per qualche minuto il corpo nudo di Seth steso sul letto mentre si sollevava a sedere. Era magnifico, la sua pelle pallida risaltava sulle lenzuola scure, i capelli rossi incorniciavano quel volto spigoloso e quello sguardo profondo. Era totalmente nudo davanti a lui e non cercava di coprirsi, così fiero e magnifico mostrava i segni che l'altro aveva impresso sulla sua pelle.
Sei bellissimo Seth.
Non credevo che nella mia vita avrei mai potuto meritare un uomo come te. Sei tutto quello che voglio.
Ti amo anche io.
Erano queste tutte le frasi che il moro avrebbe voluto dire, tutte le parole che soffocava con le indifferenze e i silenzi che turbavano l'animo di Seth.
- Mi prendo una birra, tu vuoi qualcosa? – fu tutto quello che disse alla fine, cercando di spazzare quei pensieri e sollevandosi dal letto che lo stava imprigionando.
L'altro scosse la testa mentre si stiracchiava fra le lenzuola e sfiorava il ciondolo che pendeva al suo collo. Koll si allontanò di qualche passo per recuperare la birra in frigo e fuggire da quel letto e dai suoi pensieri. Lo stava facendo per lui si ripetè, qualsiasi sordida bugia era per il bene di Seth, ma sapeva anche che era per puro egoismo. Lo stava trattenendo nella sua vita perché lo voleva, ad un prezzo che il rosso sosteneva a fatica, stava mentendo deliberatamene, gli faceva del male ogni volta che si separavano senza che desse spiegazioni e continuava a mantenere il silenzio nonostante la sua sofferenza. Era un pessimo essere umano.
Quando tornò a guardare verso il letto vide Seth accucciato a terra, vicino alla valigia, un brivido scosse il corpo di Koll.
- Seth, che fai accucciato lì? –
Il corpo del rosso si sollevò e non sembrò mai tanto esile e pallido come quel momento, reggeva le uno slip e il passaporto fra le mani mentre le lacrime gli rigavano il viso. Un crampo forte afferrò il ventre di Koll come una morsa, quello che aveva sempre temuto stava per realizzarsi. Non poteva crederci, non in un giorno come quello, non dopo che stava per iniziare un periodo di calma in cui avrebbero potuto godere a pieno della compagnia reciproca. Doveva essere la sua punizione.
- Seth ...- mormorò ma sapeva che nulla avrebbe funzionato.
Gli occhi del ragazzo erano fiammeggianti - Sta' zitto! – lo interruppe – credi che sia stupido?! Porca puttana Koll, perché? Dimmi perché, cazzo! – nonostante le lacrime non era fragile ma stava diventando sempre più aggressivo – Cristo, una donna! Perché una donna? Io non ti piaccio? Stai con me ... per forza? Non ... -
Koll era immobile, bloccato, nulla di tutto quello che aveva in mente poteva essere detto, non poteva dire la verità, qualsiasi cosa avrebbe solo peggiorato la situazione. Il moro cercava di restare in silenzio perché l'unica cosa che poteva fare era mentire ancora e non ce l'avrebbe fatta.
- Da quanto tempo? – chiese con una punta di disperazione il rosso.
- Non è niente di quello che pensi, Seth ... dico sul serio ... - rispose alla fine dopo tanto silenzio, dal suo tono non traspariva nulla della disperazione nella sua testa.
- Ah, non lo è? Beh, dimmelo tu com'è allora, perché a me sembra che tu ti stia scopando una donna, ho trovato i suoi messaggi Koll, so che c'è qualcuno ... cazzo! – sbraitò portandosi le mani alla testa
- E' solo un errore, Seth ... dico sul serio. –
Rise amaramente – un errore ... anche questo lo è? – disse Seth indicando il passaporto – chi è Mike Ross? È così che ti chiami? Sei tedesco? Sul serio Koll non riesco a capire! –
- E' complicato, mi piacerebbe che tu potessi fidarti e basta. – ammise il moro senza guardare l'altro, non poteva.
- Complicato? Lascia che ti semplifichi le cose ... - disse Seth gettando a terra quella roba e piazzandosi davanti a lui – lo so, Koll. So che non sei un fottuto programmatore informatico – il rosso vide gli occhi del compagno illuminarsi improvvisamente, stupiti e incerti – non so cosa tu nasconda ma ti ho seguito, quando scambiavi quelle buste, parlavi con quelle persone ... chi cazzo sei? – ringhiò Seth senza lasciare uno spiraglio nella mente dell'altro.
Koll era intrappola e lo sapeva bene, si era ritrovato messo alla strette dalle sue stesse menzogne, non poteva più scappare. Così lo fece, agì come chiunque nella sua posizione, come gli avevano insegnato a fare. Non poteva più tenere Seth con sé, era arrivato il momento di staccare la spina a quella magnifica pompa d'ossigeno.
Gli occhi di Koll divennero freddi e rabbiosi, vide il timore e lo sbigottimento sul volto di Seth mentre lo afferrava per le spalle e lo sbatteva al muro con violenza.
- Che cazzo hai fatto? Che cosa credi di sapere moccioso, eh? – gridò con tutto il disprezzo che poteva, cercando di cancellare dalla sua mente cosa quel ragazzo significasse per lui.
Seth non lo aveva mai visto così – Voglio la verità, voglio che smetti di mentirmi! Tu me lo devi! –
Koll rise di scherno - Dovere? Io non ti devo un cazzo moccioso, vuoi la verità? Sei solo un passatempo, un divertente intermezzo per passare il tempo in questa città di merda ... non devo nessuna spiegazione a te. Sei solo uno che mi scopo, non montarti la testa! –
Seth era senza fiato, quelle parole lo stavano uccidendo – tu ... perché ... - le lacrime scorrevano dai suoi occhi – sei stato tu ad avvicinarmi ... perché .... Se non ... provi niente per me ...–
- Un errore di calcolo, mi sembravi uno facile da abbindolare ma sfortunatamente non è stato così – spiegò freddo il moro - peccato Seth, fossi stato più stupido sarebbe durata ancora, l'essere sveglio è controproducente alle volte. –
Seth perse la testa, si divincolò ancora, tanto che Koll non riuscì a trattenerlo, gli tirò un sonoro schiaffo che il moro non provò nemmeno ad evitare. Sapeva di non poter tornare indietro, quella era l'unica possibilità per salvare Seth dal suo egoismo, infilarlo nei suoi casini era troppo, doveva lasciarlo andare.
- Dimmi la verità! Dimmela! – continuò a sbraitare il rosso fra le lacrime.
La verità, pensò Koll, era da troppi anni che non la diceva, era troppo pericoloso essere onesti nel suo mondo. Seth meritava di meglio e Koll dovette prendere quella decisione crudele per entrambi, proprio quella notte mentre il rosso si stava disintegrando davanti ai suoi occhi.
- Sparisci Seth ... la prima regola era non fare domande – mormorò massaggiandosi la guancia – ne hai fatte fin troppe, esci e non tornare. –
Il rosso non si mosse, nei suoi occhi c'era ancora quel barlume di coraggio e ostinazione, non avrebbe mai mollato, avrebbe sempre lottato per loro.
- Non me ne vado finché non mi dai le risposte che merito! – ringhiò.
- Hai avuto le risposte che meriti – disse ancora Koll afferrandolo e passandogli frettolosamente la sua roba – se non sai accettarlo cresci un po'. È finita Seth, dimenticami. –
Poi lo spinse fuori dall'appartamento ma quello non aveva l'aria di qualcuno pronto alla rassegnazione.
–Non finirà finché vivrò Koll, te lo giuro! Scoprirò cosa mi nascondi! -
- Allora sarà l'ultima cosa che farai in vita tua, ragazzino – disse alla fine Koll con il tono più brutale che conosceva, era una minaccia, forse così avrebbe desistito – per il tuo bene, fa come se non fossi mai esistito. –
Chiuse la porta e si appoggiò sopra senza fiato, gli girava la testa e dovette constatare che di tutte le cose tremende che aveva fatto in vita sua quella era stata la peggiore. Quegli occhi disperati non smettevano di tormentare la sua mente, si passò le mani sul volto, conosceva bene Seth e sapeva cosa quella disperazione avrebbe portato.
Provò a muoversi ma il suo corpo era tremendamente pesante, aveva giurato a se stesso che sarebbe stato in grado di gestirlo ma era l'ennesima menzogna. Aveva bisogno di Seth nella sua vita, di quella pace e di quell'amore che gli donava ma non poteva permetterselo, doveva fare la cosa giusta per una volta. Il rosso aveva ragione, non sarebbe mai finita, sarebbe tornato ancora e ancora per combattere per loro, per quella relazione assurda, avrebbe preteso altre spiegazioni, avrebbe urlato e pianto fino a far crollare ogni muro nella mente del moro.
Koll sospirò e rizzò la schiena, doveva andare, non poteva più restare lì, era abbastanza lucido da capire che non avrebbe retto. Si precipitò verso la valigia e con rabbia infilò tutto ciò che poteva, poi prese alcuni scatoloni che affollavano quell'appartamento e ci mise i pochi oggetti personali che possedeva. Non riuscì a trattenere delle lacrime, poche e disperate, che gli inumidirono il viso. Non sapeva cosa ne sarebbe stato di Seth e nemmeno di se stesso ed era colpa sua. Se fosse stato più attento, se non avesse sopravvalutato le sue capacità quello non sarebbe accaduto, non avrebbe fatto soffrire così quel ragazzo fragile, infliggendogli una ferita peggiore di quelle che aveva già affrontato.
- Gregor – la voce di Koll adesso era neutra mentre parlava al telefono con l'uomo anziano – devo partire stanotte, trova il primo volo per Singapore e chiama qualcuno per far prendere le scatole al mio appartamento –
- Sei sicuro? Stai bene? – quelle domande tradivano preoccupazione ma non c'era posto per i ripensamenti adesso.
- Devo andare –
Koll non perse un solo istante, sapeva che se avesse rivisto Seth sarebbe crollato ai suoi piedi e non poteva permetterlo per nulla al mondo. Chiuse la porta alle sue spalle con un movimento fluido e con la stessa sicurezza cominciò a camminare a grandi passi lungo il corridoio buio e logoro del vecchio palazzo. Non c'era più traccia di Seth ed era giusto così, mai più Seth nella sua vita.

UnravelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora