"Questa magia"

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Tonks si avvicinò piano al letto, osservando Remus che si agitava sommessamente sotto le coperte. Probabilmente, stava sognando.

Tonks spostò la sedia dove era stata seduta fino a quel momento, poggiandola di fianco al letto.

Vi si sedette e guardò Remus con più attenzione. Il viso era calmo, ma non esattamente disteso. I suoi occhi roteavano sotto le palpebre, ad ulteriore testimonianza che il mago stesse sognando. C'erano dei momenti nei quali sembrava che il suo volto si rilassasse, altri in cui pareva ricominciare un incubo, più che un sogno. Quando questo succedeva, Remus prendeva ad agitarsi più forte, e Tonks non sapeva se svegliarlo o lasciarlo così com'era. Aveva l'impressione che il semplice sfiorarlo l'avrebbe svegliato, e di questo aveva paura, sebbene non desiderasse altro.

Perché la ragazza prendesse coraggio, ci volle parecchio tempo, ma alla fine, posatagli una mano sul capo e infilatagliela tra i capelli, accarezzandoli piano, cercò di svegliarlo.
«Remus? Rem?»
Come risposta, ottenne dei mugolii non ben identificati, ma tanto bastò per farla insistere, tanto che, finalmente, riuscì a svegliarlo.

Il mago aprì gli occhi lentamente, sbattendoli più volte, ma anche così non riuscì a scacciar via del tutto la nebbia che li copriva, e non riuscì a far altro che tenerli, almeno leggermente, socchiusi. Riuscì, però, a ruotarli verso la strega che l'aveva svegliato. La quale, in quel momento, dovette impedirsi di abbracciarlo, consapevole che gli avrebbe fatto male.

La strega era totalmente presa dagli occhi di Remus, puntati su di lei. Riuscì persino a notare il rossore che contornava le pupille, oltre alle occhiaie, pesanti, che incorniciavano gli occhi. Non riusciva a credere di rivederlo in quel momento, in quella situazione. Forse non riusciva a credere di rivederlo e basta.

«Tonks.»

La ragazza sussultò. Di certo non si aspettava che lui fosse il primo tra loro a parlare. E il tono, poi. Non era una domanda, e il mago non sembrava né confuso né stupito. Pareva quasi che fosse rassegnato, ma per cosa, Tonks non sarebbe stata in grado di dirlo.
«Re... Remus» la strega deglutì «Sono felice di rivederti.»
«Anch'io. Davvero felice.»

Tonks si sentì avvampare per lo sguardo di Remus nuovamente posato su di lei, cercò di nasconderlo e sperò che i suoi capelli non la tradissero.

Accidenti... era davvero da tanto tempo che non preoccupavo per queste piccole cose...

«Io... Remus, come ti senti?»
«Be'... Bene. Credo. In realtà, non mi sembra di sentire niente...»

Ovviamente, pensò lei, con tutte le pozioni con cui ti ha riempito Piton, ci mancherebbe.

«È un bene, no? Almeno non senti dolore.»
«Dolore?» fece quello, sorpreso «Si può sentire dolore, qui?»
Tonks aggrottò la fronte.
«Come sarebbe a dire "qui"?»
Remus sorrise.
«Ah, è così che funziona? O lo stai facendo solo per farmi uno scherzo? Accidenti, non pensavo che fosse così...» disse, guardandosi intorno.

C'era qualcosa di strano in Remus, di questo Tonks si era accorta. Ma non riusciva a capire... Che diavolo intendeva dire? Dove sarebbero dovuti essere? D'improvviso capì, e d'impulso non seppe se ridere o sentirsi male.

«Remus. Tu non sei morto.»
Questa volta, Remus scoppiò direttamente a ridere.
«Andiamo, Tonks, non c'è bisogno di girarci tanto intorno. Non è certo un problema, e di sicuro non è colpa tua. Prima o poi moriamo tutti.»
«Remus» ripeté, questa volta con più forza, Tonks «Tu non sei morto. E nemmeno io lo sono.»
«Oh, certo. Non ho mai detto questo, tranquilla. Tu non sei morta, io sì. È logico, d'altra parte, se tu non sei la Tonks che conosco. Perdonami, conoscevo, non conosco. È un po' difficile abituarsi.»
Quest'ultima frase, di certo Tonks non sapeva come interpretarla.
«Remus. Calmati e ascoltami. Spiegati.»

L'uomo la guardò. Dal suo sguardo si capiva che pensava che quello fosse solo uno scherzo. Ma comunque, decise di stare al gioco.

«Be', vediamo... Tu non sei Tonks. Non esattamente. Non sei la Tonks che conoscevo, sei una sua proiezione, una specie di seconda lei. Come un fantasma» sorrise «Come un angelo.»

Questa volta, Tonks non cercò nemmeno di fargli cambiare idea. Remus stava delirando, non c'era alcun dubbio. Tuttavia, le parole che diceva non potevano certo lasciare Tonks indifferente.

«Dici che io sono un angelo. Lo sei anche tu, quindi?»

Ormai aveva intenzione di lasciarlo delirare, nonostante avesse un certo timore di ciò che avrebbe potuto dirle. Sarebbe rimasta con lui un altro po', poi se ne sarebbe andata, tornando quando avrebbe potuto parlargli normalmente.

«Io? Un angelo?» questa volta Remus era un po' più serio, o almeno così sembrava «Se io fossi un angelo, non sarei certo un angelo buono. L'ho sempre pensato... Tu eri l'angelo. Io il demone.»
Ora non c'erano dubbi, Remus era davvero serio, con questo discorso.
«Tu non sei cattivo. Non puoi pensarlo.»
Remus aggrottò la fronte.
«Forse hai ragione... Sono morto sacrificandomi, o almeno credo. Però, no... Non sono buono. Sai, quando sono andato nel Branco ho dovuto scegliere un altro nome. Ci ho pensato tanto, non avevo la più pallida idea di cosa dire. Alla fine, decisi di farmi chiamare Dagon. Il nome di un angelo... caduto.»

Tonks lo guardò, incapace di dire qualsiasi cosa.
Così, Remus continuò.

«Anche questa è una cosa che ho sempre pensato... In fondo, io non ti merito affatto. Niente di ciò che ho fatto può cambiare ciò. Chissà, forse sto sbagliando tutto... Forse questo è l'Inferno, non il Paradiso. Forse questa è una dannazione, non una beatitudine. Vedere per tutto ciò che mi resta da esistere te, dovendo continuare a rassegnarmi di non essere alla tua altezza, e allo stesso tempo di cercare di non arrendermi, perché farei qualsiasi cosa per stare con te. Ma alla fine, che importa? Paradiso, Inferno, angeli, demoni... Che importa? "Se per baciarti dovessi poi andare all'Inferno, lo farei. Così potrò poi vantarmi con i diavoli di aver visto il Paradiso senza mai entrarci"» il mago sorrise, triste «Li consideriamo tanto sciocchi e ignoranti in materia, ma a me sembra che alla fine i Babbani abbiamo capito questa magia molto meglio di noi.»

Girò il capo dall'altra parte, e prima che Tonks potesse fare qualsiasi cosa, si addormentò.

Salve, miei piccoli amici...

Andiamo dritti al punto: avevo ragione a dire che il capitolo vi sarebbe piaciuto?
Ammetto di averci messo impegno, a scriverlo...

Comunque, come va? Siete molto impegnati?
Io ieri ho giocato tre partite, due per la scuola e una di Campionato, e poi ho dovuto studiare Inglese. Interrogazione davanti al tirocinante, ma non è andata male.

Oggi, allenamento e Latino.
Se quella non ci dava la versione quotidiana non era contenta...

Adesso vi lascio,
Moro

13 Anni - Remus e TonksWhere stories live. Discover now