Storia n° 1. Ti amo più di ieri

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Harry era un lavoratore, lavorava come Giornalista in un giornale molto conosciuto nella zona di Manchester, il "Canevar". Lavorava oltre le dieci ore al giorno. Era costretto a fare gli straordinari dopo tutti i debiti che aveva accumulato nel corso degli anni, lo stressava molto ma andava avanti. Harry era anche un buon padre di famiglia, li amava. La moglie era Amy, bionda e occhi azzuri, alta più o meno come Harry sul metro e settanta. Avevano due figli, un maschio e una femmina. Il maschio aveva 12 anni, si chiamava Richard, aveva preso tutto da Harry, sia i capelli ricci che gli occhi verdi. La femmina, invece, aveva preso dalla mamma, il suo nome era alison, 10 anni ma già molto furba. Come ogni mattina Harry si alzò per andare al lavoro, si vestì prese un caffè veloce e come di routine lasciò un biglietto per Amy: "oggi ti amo più di ieri". Uscì a prendere la sua macchina. La mattina non iniziò nel migliore dei modi, la macchina non partiva. Due, tre colpi di chiave ma niente. Scese dalla macchina e prese una vecchia bicicletta e pedalò spedito verso il posto di lavoro. Giunse davanti alla "canevar" entrò, timbro il cartellino. 8:30. Doveva iniziare a lavorare alle 8. Entrò nel suo ufficio e iniziò a scrivere un articolo riguardo a un parrucchiere che dalla rabbia infilzò la forbice nell'occhio ad un cliente. Ad un certo punto entrò la segretaria del capo, molto giovane e bella con un la camicia sbottonata, le se intravedevano le tette. Chissà a chi avrà dato il culo per farsi assumere, pensai. "Harry, Theodore ti vuole nel suo ufficio" disse. Quando il capo ti chiama nel proprio ufficio o è incazzato come una iena o
hai la fortuna che ti metta al primo posto della sua lista, coloro prossimi alla promozione. "Dì al capo che cinque minuti e sono lì".
Mise tutto nel cassetto e uscì dall'ufficio. In modo spedito camminò verso l' ufficio di Theodore. "salve, voleva vedermi?" "siediti" disse Theodore indicando la poltrona.
"Harry sei un gran uomo, un gran lavoratore ma hai raggiunto una certa età"
"ho 53 anni ma mi sento ancora un giovincello" scherzai.
"non mi dilungo troppo, è in prova un ragazzo, rick, così si chiama. E' giovane ha vent'anni, e come ben sai, nel nostro settore è sempre importante restare al passo coi tempi, e tu.. tu beh sei roba vecchia". Harry non disse nulla, avrebbe voluto alzarsi e tirargli un pugno in mezzo a gli occhi. Ma non fece nulla, rimase come pietrificato, spaventato. Non poteva farsi licenziare, doveva finire di pagare il mutuo della casa e le rate del catorcio della sua macchina, che partiva un giorno sì ed uno no e mille altre cose, la banca gli stava col fiato sul collo, sembravano sempre pronti a pignorare la sua casa.
"Senta, non può licenziarmi, ho un sacco di debiti e una famiglia da mantenere, senza questo lavoro non avrei più nulla" Harry sembrava sul punto di avere una crisi nervosa, gli occhi brillavano. "Harry...facciamo una cosa, ho deciso di venirti incontro. Ti lascio trovare un' assegno assieme alle dimissioni sulla scrivania, è un piccolo regalo da parte dell'azienda. Un modo per salutarci, ti do due giorni, pensaci. Firma quell' assegno e trovati un altro lavoro". Harry uscì dall'ufficio di Theodore con il viso pallido, come se avesse appena ucciso una persona. Si diresse nel suo ufficio, vomitò e continuò il suo lavoro fino al termine del suo turno. Arrivò a casa, sapeva di essere finito. Senza lavoro e pieno di debiti, decise di non dire nulla alla moglie e di far finta come se non fosse successo nulla, doveva occuparsi dei figli e non voleva farla preoccupare. "ciao amore" disse Amy dandogli un bacio sulle labbra. "come è andata a lavoro?" continuò mentre preparava da mangiare. "tutto normale come al solito, ho scritto un paio di articoli ma erano noiosi." "riguardo?" chiese Amy, "attentati, parrucchieri assassini e qualche puttana uccisa da clienti malati, classico." "ah ho capito, senti Harry, ha chiamato la banca, dice che questo mese dobbiamo dargli trecento euro in più, secondo loro sono motivi amministrativi". Harry sapeva bene che qualche stronzo succhia soldi voleva metterli ancora più in difficoltà. "va bene amore, senti stasera non mangio, non ho fame...vado a letto, buonanotte." Si alzò e con la camicia stropicciata e la cravatta sulle spalle, andò a letto. La notte non chiuse occhio. Ripensava, ripensava e ripensava costantemente alle parole del capo, la banca, le bollette... già intravedeva il suo futuro, a girovagare per la città senza un tetto, e con una moglie e due figli. Sono un fallito questa era ciò che si ripeté nella sua testa per tutta la notte.

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