XXIV - VERSCHWUNDEN

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Verschwunden significa "Scomparsa" in tedesco.

ALEXANDER

<<Un'ape. E' decisamente un'ape.>> Dissi, camminando a passi felpati lungo l'interno del fitto bosco.

<<Non dire idiozie, oggi ne ho già sentito abbastanza da parte tua.>> Rispose Hanya con l'affanno per via dello sforzo nel seguirmi. Sbuffai scocciato, ma non mi fermai. Dovevamo arrivare a destinazione entro il calare della notte, o non sarei riuscito a vedere niente.

<<Come può non essere un'ape?>> Spalancai le braccia teatralmente in modo che lei, alle mie spalle, capisse quanta poca voglia avessi di discuterne ancora.

<<Non è un'ape!>> Alzò leggermente la voce ferma e decisa, ma ancora continuai ad avanzare, mentre il cielo iniziava a colorarsi di un leggero arancione inusuale per quel periodo dell'anno. <<Accidenti come fa ad essere un'ape?>>

Era da quella stessa mattina che continuavamo a far correre il cricetino nelle nostre teste per capire quale fosse la risoluzione dell'indovinello scritto in quel libro.
Io almeno ci stavo provando, a differenza sua, ma un'ape era l'unica cosa che mi veniva in mente quando lo leggevo.

"La sua vita può durare qualche ora." Non penso di aver mai visto un'ape che, dopo aver punto qualcuno, sopravvivesse. Da questo punto di vista, poteva durare anche solo qualche minuto.

"Il vento molto la spaventa." Certo che piccola com'è, magari il vento la spaventa a morte.

Purtroppo, però, dovevo ammettere che le altre frasi non coincidevano granché con un'ape.

Nonostante questo, era importante trovare la soluzione giusta per poter leggere le successive pagine. Dopo ore di tentativi avevamo deciso di abbandonare tutto per il momento, e ci eravamo messi in marcia per recuperare le cose di Taylor riguardanti il cristallo.

<<E' una maledettissima ape!>> Sbottai, fermandomi e voltandomi all'improvviso.

Nella foga del cercare di tenere il mio passo, Hanya non si accorse che mi ero fermato di scatto, così la ritrovai contro il mio petto, a provocare un'esplosione di odore fruttato nell'aria.
Con quel contatto mi resi conto che i suoi capelli profumavano di vaniglia, e mi soffermai qualche secondo ad annusare.
Con uno scatto lei si scansò, incrociando le braccia al petto e ignorando il fatto che ci eravamo fermati anche se non potevamo permettercelo.

<<Come diavolo fa ad essere un'ape?>> Alzò il palmo di una mano verso l'alto, come se fosse una vecchia bisbetica e io la sua valvola di sfogo. <<Che accidenti ti dice il cervello? Secondo il tuo ragionamento dovremmo bagnare un'ape nell'aconito?>> Il suo tono si alzò di qualche ottava mentre pronunciava le ultime parole della domanda, poi prese un breve respiro prima di continuare. <<Ti facevo più intelligente.>> Borbottò superandomi e riprendendo a camminare.

<<Ed io ti facevo più simpatica.>> Dissi a voce alta, per farmi sentire, mentre la affiancavo senza alcuno sforzo. <<Ma che ci vuoi fare, non si può avere tutto dalla vita.>> Feci spallucce, guadagnandomi un'occhiataccia per niente timidatoria.

<<Giusto, tu o nascevi intelligente o nascevi idiota.>>

<<Ma che...>> Sbuffai, prima di continuare. <<Ma che diavolo significa?>>

<<Questa è la conferma che sei nato idiota.>>

Con un balzo felino la raggiunsi, bloccandole il passaggio e inumidendomi le labbra mentre pensavo alle giuste parole per non provocare l'ennesima lite.

Werewolf Hanya- L'Alfa dei lupi solitari.Where stories live. Discover now