Scena Extra 3. - Mal e Suse

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Susan

Stavo aspettando Raine ormai da dieci minuti buoni e cominciavo a preoccuparmi seriamente. L'avevo lasciata all'armadietto per prendere l'auto e posizionarmi davanti alla scuola, in modo da poter sfrecciare via non appena fosse uscita ed evitare possibili incontri sgraditi con gli studenti della Pendelton High School.

Forse non era stata una buona idea lasciarla dentro da sola, possibile che quel deficiente di Colin si fosse infilato a scuola?
Spensi il motore e appoggiai la mano sulla maniglia dello sportello, decisa ad andare a dare un'occhiata.

Qualcuno, però, si piazzò davanti allo sportello, coprendomi la visuale del portone della scuola.

«Ma che?»

«Ciao Susie...»

Feci una smorfia e incontrai gli occhi grigi di Malcolm Reed che mi scrutavano oltre il finestrino abbassato.

«Ti ho detto che non devi chiamarmi così, Reed», dissi glaciale.

«Spostati ora, devo andare a vedere che fine ha fatto Raine.»

Lui non accennò a muoversi, anzi, si chinò verso di me e appoggiò le braccia incrociate al bordo del finestrino.

«James è appena entrato a cercarla», replicò, «ho sentito dei ragazzi della squadra avversaria parlare di lei dopo gli allenamenti e l'ho informato. Non mi sembrava il caso di permettere che circolassero "certe" voci», concluse con un'espressione contrita.

Quella premura nei confronti della mia migliore amica mi fece pentire, ma solo un minimo, della mia decisione di trattarlo a pesci in faccia. Pensai di concedergli il beneficio del dubbio almeno per qualche minuto, in attesa che Raine uscisse.

«Che intendi per "certe voci"?» domandai allarmata. Erano arrivati da appena un giorno e quegli stronzi stavano già sparando merda su Raine? Ma che cazzo di problemi avevano?

Malcolm sbuffò, infastidito. «Voci del cazzo, ok? Jay sistemerà tutto, dopotutto è la sua donna, no?»

Lo guardai con entrambe le sopracciglia alzate. Certo, James avrebbe sistemato tutto, avrebbe messo fine al bullismo nel mondo, avrebbe procurato un cervello nuovo a un'intera scuola. Reed era proprio un sempliciotto.

Lui non conosce tutta la storia... una vocina malefica continuava a voler dare a Malcolm una possibilità. Forse era per quel motivo che non l'avevo ancora atterrato con un colpo di sportello e non ero corsa a cercare Raine.

«Cosa vuoi, Malcolm?» sospirai.

Il suo sguardo si fece subito più attento e un sorrisetto irritante spuntò sulla sua bocca. Cosa mi aveva fatto quella bocca non troppo tempo prima... No, non ci dovevo pensare.

«Volevo parlare con te, Susie»

Mi trattenni a stento dal dargli una gomitata sul naso. «Ho detto che devi piantarla di chiamarmi così, cazzo!» sbottai.

La sua espressione compiaciuta non mutò di una virgola, nonostante la mia sfuriata.

«Una volta ti piaceva», commentò soddisfatto.

Gli lanciai uno sguardo omicida. Eravamo d'accordo di non parlare mai più di quella sera. «Quell'unica e sola volta ero ubriaca», dissi sprezzante. «Avrei potuto essere con qualunque tuo compagno di squadra e non avrebbe fatto la minima differenza per me.»

Ok, quella era una cazzata bella e buona, lo sapevo io e sospettavo lo sapesse anche lui, ma se dovevo essere stronza per levarmelo dai piedi, lo sarei stata, fino in fondo.

Lui non fece una piega. «Ne dubito. Ricordo bene le tue urla...»

Sfoderai un ghigno sfrontato. «Io urlo sempre, Reed, sono una ragazza molto rumorosa.» E poi anche lui aveva urlato quella sera.

Per un momento, Malcolm sembrò rabbuiarsi. «Io no, invece», disse, spiazzandomi.

«Ci penso sempre, Susie. Continuamente.»

Quelle parole mi lasciarono senza fiato. Malcolm Reed, lo stronzo puttaniere, che pensava a me e all'unica notte che avevamo passato insieme? La fine del mondo era vicina...

«Passi da me stasera?» domandò notando la mia incertezza.

Scossi la testa, decisa. «Scordatelo.»

Lui picchiò la mano sullo sportello, facendomi sussultare. «Perché cazzo non puoi darmi una possibilità?»

Il sangue mi affluì al cervello. «Perché sei un troglodita, ecco perché! E se mi hai ammaccato la macchina, Reed, ti tiro sotto. Trarrò estremo piacere dal sentire il tuo cranio che si sgretola sotto le mie ruote!»

Inaspettatamente, lui scoppiò a ridere, la rabbia di qualche secondo prima era del tutto svanita. «Cruenta!»

Sfoggiai un sorriso angelico. «Non sai quanto.»

Si chinò di nuovo verso di me e mi guardò, serio. I suoi occhi erano qualcosa di indescrivibile, erano capaci di farti sentire all'interno di una tempesta, persa, ma, allo stesso tempo, al sicuro. Sei un'idiota, Susan...

«Occhioni blu ha dato a Jay il beneficio del dubbio...» buttò lì Malcolm, con uno sguardo attento.

Di nuovo, sorrisi. «Arrow non è coglione quanto te ed è un gran figo, oltretutto.»

Per poco Malcolm non prese a testate la base dello sportello. «Quindi io non sarei figo? Le altre ragazze non sarebbero d'accordo.»

«Apri le gambe a loro, allora.»

Misi in moto, sperando di porre fine alla conversazione. Mi sarei spostata da un'altra parte e poi sarei scesa per cercare Raine. James ci stava mettendo un po' troppo a portarla fuori. Magari si erano messi a scopare in un bagno, ma nel dubbio...

«Vieni da me stasera», ripeté Malcolm, come se avessi parlato al vento.

«No.»

In quel momento, vidi James e Raine fare capolino dalla porta della scuola. Lei non aveva un'aria felice, lui sembrava incazzato nero. Decisamente non avevano scopato.

Malcolm si allontanò dalla mia auto, permettendomi di scendere per correre incontro alla mia amica.

Mi seguì e, prima che i nostri amici fossero a portata d'orecchio, mi sussurrò: «Ti aspetto stasera a casa mia.»

Gli lanciai un'ultima occhiata di fuoco.

«No.» Sì.

Dillo alla luna - Scene extraWhere stories live. Discover now