ci mancava solo la paternale

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Qualcuno bussó alla porta "avanti.", entró mio padre che socchiuse la porta, cattivo segno.
"Siediti, figliola cara." "Va bene, papà..." lentamente mi sedetti ed aspettai la sentenza.

"Perché? Lucrezia, perché? Ti ho educata nel giusto modo, perché comportarti cosí? Proprio adesso poi... che hai raggiunto la maggiore età..." "mi comporto cosí? Come?" Papà mi guardó preoccupato "tua mamma mi ha raccontato tutto." "Allora saprai anche che non ci siamo conosciuti a scuola." "Questo non cambia le cose!" "Si, si pà... questo cambia tutto."
Dopo un lungo ed interminabile intervallo di silenzio mio padre tornó a parlare, il volto segnato dalla preoccupazione "ti ha obbligata a fare qualcosa?" "Papà!" mi alzai in piedi di scatto "io... non voglio insinuare niente, ma ammetterai che é strano..."  "il nostro é un rapporto anticonvenzionale, vissuto nell'oscurità di 4 pareti." gli confidai con le labbra tremolanti "figliola..." "papà, anch'io ero titubante ma io..." "tu lo ami, non é vero?" mi chiese con le lacrime agli occhi "si, papà, io lo amo." si lasció scappare una lacrima, l'affiancai "ti prego papà, non piangere." in tutta risposta rise. Rise di gran gusto. "Cosa ci trovi di tanto divertente?" "No, é solo che hai preso tutto il coraggio e la sfrontatezza di tua madre, nulla da me." Si alzó e prima di andarsene mi disse che non mi avrebbe impedito di fare nulla, che ero grande abbastanza e confidava nel fatto che avrei agito nel migliore dei modi. Gli credetti e lí fu il mio errore, non avrei dovuto. Non avrei dovuto credergli.

A letto con FreudDove le storie prendono vita. Scoprilo ora