Dopo sette anni

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Quando c'è silenzio, capisci di avere troppe idee per la testa.
Perché queste fuoriescono non sentendo che il rumore del tuo respiro.
Così, io ero steso sul letto con mille pensieri che mi martellavano la testa.
Sasha aveva invitato per davvero Levi e i suoi amici, io mi sentii un po' spaventato.
Probabilmente avevano accettato solo perché la mia amica era stata troppo invadente e non volevano essere scortesi.
Ma io avevo paura che ci avrebbero considerati solo degli stupidi ragazzini.
Sicuramente è quello che avrebbe pensato il mio vecchio amico d'infanzia dai capelli corvini.
Raccontai a mia madre di questa novità.
Lei fu contenta, ma mentre mi parlava lanciava delle occhiate a mio padre per controllarlo.
Lui era seduto a tavola e lavorava al computer.
Alla fine, smise di trattenersi.
"Non tornare suo amico, mi raccomando." Me lo disse come se fosse stato un obbligo a cui io non mi sarei né dovuto né potuto sottrarre.
"Perché scusa?"
"Perché è un ragazzetto insolente e poco raccomandabile."
"Ma non dire così Grisha..." Mia madre sembrò dispiaciuta perché a lei Levi piaceva.
"Ha ragione." Sentendomi, lei si accigliò.
"Ma come, Eren!?"
"Non tornerò suo amico perché né io né lui vogliamo.
Abbiamo vite troppo diverse e siamo cambiati entrambi. Lui in peggio. In più questa è l'unica volta che verrà a una nostra cena."

Mi sarei in seguito maledetto per aver detto una cosa del genere.

Mio padre sembrò soddisfatto e non disse niente.
Mia madre invece mi guardò dubbiosa e un po' mortificata.

La sera, verso le 19, uscii di casa con GrishaLUomoAutoritario, che mi accompagnava a casa di Reiner. Luogo in cui la cena si sarebbe tenuta.
Di solito le nostre 'rimpatriate' le facevamo sempre lì, perché lui era ricco sfondato e i suoi non c'erano quasi mai.
In macchina ci fu un lungo silenzio tra me e mio padre, fino a quando lui non rovinò tutto, sentendo il dovere di fare conversazione.
"C'è qualcuna che ti piace?"
Oddiomio papà, il tuo secondo nome immagino sia Originalità.
"No." Risposi, un po' titubante.
"È un peccato, a scuola tua ci sono molte belle ragazze."
Feci spallucce.
"Sai perché hanno litigato Levi e i suoi genitori?"
"No, cosa?" Nonostante fosse appena passato completamente a caso da un discorso a un altro, ero curiosissimo.
"Vedi... Suo padre ha scoperto che è gay."
Cercò di dirlo nella maniera più veloce possibile, quasi avesse detto una parolaccia ad un bambino piccolo.
Rimasi perplesso. Levi è...gay?
"Insomma sì, lui ha detto di essere bisex e quelle cagate lì, ma tanto rimane sempre uno psicopatico."
Non stavo nemmeno ascoltando mio padre, pensai solo che mi dispiaceva, non dev'essere bello non sentirsi accettato dalla propria famiglia.
Lasciai parlare il mio autista fino a quando non ci ritrovammo davanti a casa del mio amico.
Lui mi lasciò davanti al portone e prima di suonare il citofono pensai che Levi effettivamente non era gay, ma bisex, quindi la possibilità che la sua amica fosse la sua ragazza non era scomparsa.
Non capii nemmeno perché ci stessi pensando tanto, solo che non me lo sarei immaginato.
Entrato a casa di Reiner vidi che eravamo quasi tutti, tranne i nuovi "amici universitari", come li chiamava Sasha.
Mi misi a chiacchierare con Annie, su quanto fosse noioso il latino fino a quando suonarono alla porta.
Connie andò ad aprire e tutti smettemmo di fare quello a cui eravamo prima occupati, nell'attesa di incontrare i nuovi arrivati.
Entrarono un gruppo di 6 persone.
Levi era in silenzio con le mani in tasca ed era vicino a un ragazzo che sembrava più grande, quest'ultimo aveva i capelli biondi, uno sguardo duro ed era almeno trenta centimetri in più rispetto al corvino.
Una delle tre ragazze che c'erano mi strinse allegra la mano.
"Piacere, Hanji, tu devi essere Eren vero?"
Come mai sapeva il mio nome?
"Oh, ehm, sì, sono io."
La ragazza in questione era slanciata e sorridente. Aveva degli occhiali grandi e marroni, i capelli castani legati in una coda e lo sguardo un po' strano.
Gli altri si chiamavano Petra, l'unica che frequentava Filosofia, Farlan e Isabel, due amici di Levi che facevano Fisica come lui e infine Erwin, più grande, che frequentava il quarto anno di Fisica con Hanji.

Erano simpatici, tutti quanti. A cena si dimostrarono gentili e non sembravano ritenersi superiori a noi, nemmeno i più grandi.
Sasha era soddisfatta, ma desiderava arrivare alla più grande vittoria.
Levi.
Così ogni tanto gli faceva qualche domanda, a cui lui rispondeva a malapena.
"Levi, Fisica è difficile?" Chiese la rossa, con la vana speranza di avere una conversazione.
"Sì."
Hanji si mise a ridere e diede una gomitata all'amico.
"Ahahahah! Questo piccolo geniaccio non ci va neanche volentieri."
Sasha sembrò incuriosirsi.
"E allora perché ci vai, scusa?"
Hanji prese la parola...
"Ma come? Perché i suoi genitori non-"
...ma Levi la interruppe, tappandogli la bocca con la sua mano pallida.
"Scherza quest'idiota, certo che mi piace."
La sua amica soffocante, scansò la mano dell'amico e poi sorrise.
Dalla cucina si sentì urlare Mikasa.
"Arrivano gli antipasti al gorgonzola!"
"Ottimo, Levi lo adora quel formaggio muffito." Disse Isabel, masticando un pezzo di pane.
Lei era sbarazzina e teneva due codine rosse accese ai lati della testa. Era tra tutti, la più simpatica.
"Sì, anche da piccolo ti piaceva."
Mi misi in mezzo io, per vedere quale reazione avrebbe avuto.
Lui si girò verso di me e poi non disse nulla.
Isabel ci guardò storto.
"Perché? Già vi conoscete?"
Farlan si portò una mano in fronte.
"Isabel! Ma quanto puoi essere stupida!?"
Lei sbuffò dicendo che non ricordava questo "piccolo" dettaglio.
Mikasa si intromise.
"Sì erano molto amici da piccoli. Poi però Levi si è trasferito."
Isabel sembrò soddisfatta e non chiese più nulla.
La cena alla fine proseguì con calma e ci divertimmo, almeno, quasi tutti.
Dopo aver sparecchiato, da bravi ragazzi quali eravamo (non è vero avevamo solo approfittato di Armin) ci mettemmo a chiacchierare e a fare casino.
Io quella sera non ero dell'umore giusto e quindi mi sedetti sul divano da solo e indisturbato.
O almeno, questo è quello che pensavo.
Accanto a me c'era proprio Levi.
Lui stava appoggiato con la testa all'indietro e aveva gli occhi chiusi, mi incominciai ad alzare pensando di averlo disturbato, ma lui parlò.
"Tranquillo, non mordo."
Io mi imbarazzai pensando che lui avesse percepito una specie di ostilità da parte mia.
"No lo so, cioè perché pensavo stessi dormendo e..."
"Lo so, scherzavo."

Scherzavaaaa?
Lui era in grande di provare emozioni che andassero aldilà della tristezza?
Grande.

"Oh, bhe allora non ti dispiace se mi siedo?" Chiesi titubante.
"No."

Quella sera avrei dovuto capire molte cose, come il fatto che il divano fosse enorme e che non ci fosse bisogno di alzarsi o meno per stare lontani.
Non c'era bisogno di parlare per quel motivo.
Ma noi eravamo lì a farlo, eravamo lì a parlare, dopo sette anni.

SPAZIO AUTRICE

Ciao ragazzi! Finalmente ho finito questo terzo capitolo, me lo stavo portando un po' dietro.
Per farlo sto anche togliendo tempo ai miei terribili compiti ma hei, meglio così.
Sono contentissima perché siamo finiti nell'elenco pubblico e aw, sono felice.
Grazie a voi che leggete questa storia, se piano piano la storia "Non Ti Voglio Bene" sta andando avanti.
Quindi, come sempre se vi è piaciuto, stellinate (è un bel termine) commentate e condividete!
Grazie ancora se siete arrivati fino a qui!
(ultima_onda è sempre la mia manager del cuore.)

Non Ti Voglio Bene [Ereri] (conclusa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora