A domani

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Levi's Pov

Eravamo a cena a casa di Petra quella sera, c'erano tutti.
Insomma, tutti gli universitari.
Hanji spesso mi guardava storto, come se mi stesse accuratamente studiando.
Io la guardavo nervoso.
La cena in ogni caso continuava tranquillamente, parlavamo del più e del meno e discutemmo anche di un possibile regalo da fare a Eren.
"Facciamo un gruppo anche con gli altri e ci organizziamo, no?" Propose Farlan, alzando le spalle.
Io annuii, anche se in cuore mio sapevo che avrei fatto di testa mia.
Il biondo prese il telefono in mano, con l'intento di creare questo gruppo. Rimase però fermo appena accese il cellulare.
Fissava lo schermo ad occhi sbarrati, con un evidente imbarazzo che lo circondava.
Sicuramente da buon amico ebbe l'intenzione di non dire nulla, ma Hanji preoccupata gli strappò via il telefono dalle mani e scoprì cosa stava guardando prima di lei Farlan.
Diventò rossa come un peperone, ma non nel senso che fece quello sguardo carino delle ragazze imbarazzate, tutt'altro.
Se solo fosse stato possibile in una condizione del genere, avrebbe pianto sangue.
"LEVI ACKERMANN."
Io ero pronto al peggio, ma senza sapere cosa fosse realmente successo mi limitai a sporgermi verso la foto che stava guardando LaPazzoide.
Rimasi paralizzato alla vista di me, mezzo nudo, accanto a Eren.
Non che fosse strana la cosa, ma potevo chiaramente sentire Hanji fare versi gutturali che indicavano a breve un omicidio.
La vittima sarei stato io, ovviamente.
Poi probabilmente anche il mio moro, che non sapeva ancora nulla delle condizioni mentali della Rossa.
"Okay, posso spiegarti!"
"Vuoi morire."
"No, Han, giuro che posso spieg-"
"MUORI."
Si alzò in piedi, all'improvviso, io per tutta risposta, scappai.
Sì, semplicemente, scappai.
Ero spaventato, terrorizzato.
Lei mi rincorreva con il telefono in mano, urlando varie cose diverse tra loro, principalmente insulti.
"TU NON MI HAI DETTO NULLA!"
"Lo avrei fatto a breve!"
"SEI MESI PER FARVI SCOPARE E POI QUANDO SUCCEDE NON MI DICI UN CAZZO DI NULLA!"

La situazione andò avanti così per dieci minuti buoni.
Nel frattempo gli altri rimasero in silenzio, senza sapere cosa fare.
Non che se l'aspettassero, ovviamente.
"Voglio ucciderti."
"Non lo vuoi davvero."
"Sì."
"No."
Ci trovavamo in bagno, la finestra era aperta. Per la disperazione pensai di buttarmi, Hanji ne sarebbe stata contenta.
Poi mi venne in mente una cosa, una cosa che avrebbe potuto ribaltare la situazione.
"Tu dici a me eh, ma ti ricordo che alla festa di Reiner ti sei scordata di dirmi qualcosa!"
Lei mi guardò senza capire, così continuai il discorso.
"Limonarsi con mr. Erwin Smith non è una cosa che mi spetta di diritto di sapere?"
Diventò pallida e cominciò ad annaspare nelle sue stesse parole.
Io sorrisi.
"Con questa siamo pari."
Alla fine si arrese, lasciò che tutta la sua repulsione verso di me si sfogò in altri modi, magari picchiando piccioni o lanciando caffettiere. Dopotutto l'avevo beccata e lei non aveva saputo controbattere.
Io mi sedetti sul divano, stanco.
"Bhe insomma, racconta." Mi chiese, sbuffando. Ma nonostante mostrasse una certa rabbia nei miei confronti, non riusciva a soffocare la felicità che provava sapendo quello che era, finalmente, successo.
Io cominciai a parlarne e nel frattempo anche gli altri si misero ad ascoltare.
Cercai di far capire dalle mie parole che era una cosa difficile, forte, vera. Non una cavolata fatta tanto per.
Rimasero in silenzio, ascoltando le mie parole.
Hanji mi fissava accigliata.
Quando alla fine il discorso si concluse, lei aveva perso le speranze su di me e mi guardava sognante, dal nulla.
"Ommiodio, non ci credo."
Io alzai le spalle, tentando di sorridere.
"Non lo immaginavo bro, ma sono felice per te."
Isabel mi mise una mano sulla spalla, era seria. Sembravano un po' tutti preoccupati, come se la questione avrebbe potuto ferirmi.
Avere degli amici è davvero la cosa migliore che possa capitare a qualcuno.
Qualcuno che rimane seduto con te, in ogni caso.
Poi Farlan prese il suo telefono in mano e con faccia arrabbiata cominciò a lamentarsi.
"È stato Eren a metterla però!"
Hanji lo guardò un po' sospettosa, ma non convinta.
"Dev'essere stato qualcuno che gli ha preso il telefono."
"Ma chi mai potrebbe fare... una cosa del genere?"

Eren's Pov

Nel parco si sentiva solo il rumore di un'altalena silenziosa, con il sole che accennava lentamente a calare.
Io stringevo i pugni, quasi accennando a piangere.
Tutti mi fissavano senza sapere cosa dire, solo Armin mi aveva sussurrato qualcosa come "va tutto ok, ora ce ne andiamo", ma io ero rimasto fermo.
Berthold mi guardava in silenzio, con gli occhi che ogni tanto si giravano a fissare qualcosa a caso.
Tirai un sospiro che sembrava più un lamento e mi strofinai la faccia con le mani, trattenendo a stento i singhiozzi.
Mi tremava la voce.
"Eren? Calmati ti prego."
Sasha mi accarezzava la schiena cercando di in qualche modo aiutarmi, io continuavo a ripetere che doveva darmi un secondo, sentivo solo il bisogno di andarmene.
Alla fine mi riuscii a staccare le mani dalla faccia e guardai tutti quanti, sentendomi quasi meglio.
Riuscii comunque a prendere dei respiri e a parlare.
"È la verità."
Silenzio.
"È vero, qualsiasi cosa che immaginiate, è vero. Quello ero io, quello sono io. Lo sono probabilmente sempre stato. Sono sempre Eren, questo lo sapete. Vi costa accettarmi, mi dispiace. Ho sofferto, soffocato, odiato a causa di tutto questo, ma so di aver trovato ciò che mi fa stare bene, chi mi fa stare bene. Non ho bisogno di fare un poster gigante per dire con chi preferisco scopare, non sono problemi vostri. In ogni caso vi amo, siete come sempre i miei amici. O no?"
Mikasa si avvicinò lentamente, poi mi abbracciò e mi diede un bacio sulla guancia.
"Ovviamente, non ti libererai facilmente di noi."
Sorrisi.
Poi vidi che Berthold se ne andò, un pezzo del mio cuore si frantumò. Reiner rimase fermo, guardandolo andarsene.
Si scusò da parte sua, io alzai le spalle.
Poco dopo mi arrivò una chiamata, era Levi.

"Ehi."
"Chi è stato?"
Rimasi per poco in silenzio, avevo paura che lui per paura se ne andasse. Avevo paura che tutta quella pressione, che le persone, avrebbero fatto sopprimere nuovamente i suoi sentimenti per me.
Mi allontanai dal gruppo, non avevo voglia di farmi sentire.
"Berthold."
"Porca troia, ma che problemi ha?" Dalla sua voce capii che era veramente scocciato.
"Lo so. Mi dispiace."
Sospirò.
"Non preoccuparti, la cosa è venuta fuori anche qui, ma è andata meglio di quanto pensassi."
"Qui, diciamo più o meno. Domani non possiamo vederci, così ti racconto?"
Sorrisi.
"Certo, va bene."
"A domani."
"A domani."
Mi sentii felice, perché sapevo che lui il giorno dopo ci sarebbe stato.
Che non sarei rimasto da solo.

SPAZIO AUTRICE

PIPOLLSSSSSSSS
I MISSED YOU GUYS!
Ebbene, sono tornata.
In tutti i sensi.
Ieri sera sono tornata da un viaggio stupendo in Scozia, motivo per il quale non sono riuscita a scrivere.
Comunque è stata un'esperienza indescrivibile e vi giuro che se non fosse per il cibo ci tornerei di corsa.
Ma so anche che non ho postato e che volete farmi saltare in aria, quindi ecco a voi il capitolo 31!
Spero vi possa piacere come al solito e nulla, scleri vari.
In ogni caso spero stiate passando delle belle vacanze.
Io abbastanza :3
Comunque mi dispiace solo che a Giugno non sono andata a nessun Pride, perché nella mia città è stato in una giornata scomodissima per me, uff.
Qualcuno di voi è andato? Se sì fatemi sapere!
Anyway, graziecomesempre a ultima_onda che mi stressa amabilmente nel farmi pubblicare i capitoli, birbantella.
Detto ciò, ci sentiamo preeesto, godetevi l'Ereri.❤
Enjoy:)

Non Ti Voglio Bene [Ereri] (conclusa)Où les histoires vivent. Découvrez maintenant