La prigione

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Eren's Pov

Devo avervene già parlato.
Del silenzio.
Di quanto sia pericoloso.
Di quanto sia rumoroso.
Io ero circondato da silenzio, esisteva solo quello.
Steso sul mio letto, osservavo in silenzio il soffitto.
Immaginavo in silenzio che fosse un cielo stellato, circondato da anime vaganti.
E, in silenzio, sospiravo. Il cuore lento, gli occhi stanchi, le mani sole.
Mio padre bussò alla porta, entrando subito dopo senza aspettare una mia risposta.
"Allora? Dobbiamo andare." Mi girai svogliato verso di lui, senza guardarlo davvero negli occhi.
"Da oggi in poi, per sempre, ti accompagnerò e ti verrò a riprendere ogni santo giorno a scuola, non mi frega nulla del resto. Tu hai tradito la mia fiducia, ora meriti questo."
Sorrisi.
"Fa tu."
In realtà dentro morivo, sapevo che la mia vita era finita.
Sapevo che tutto ciò a cui prima ero affezionato, mi sarebbe stato portato via. Come se fossi morto, o non abitassi più in quella città.
Lo odiavo, ma non volevo dargli la soddisfazione di vedermi incazzato, così non gli mostrai la mia rabbia, ma la più totale indifferenza.

Levi's Pov

Inizialmente, pensai di andare a prendere Eren a scuola, ma poi scansai l'idea.
Lui magari non voleva, magari aveva da fare, decisi di lasciar perdere. Poi però, verso le tre del pomeriggio, decisi di scrivergli un messaggio.

-Ehi mocciosetto, come va a Fisica? Serve una mano per questa settimana?

Mi rispose di no, che aveva altre materie da mandare avanti e, gentilmente, mi ringraziò.
Rimasi dubbioso, ma alla fine pensai che mi stavo solo facendo troppi problemi e andai a lezione.
Perché sì, alle 15:30 avevo laboratorio.
Uscito di casa, sospirai. Quel giorno non sapevo che di tempo prima di rivedere Eren ne sarebbe passato parecchio.

Eren's Pov
Tre settimane dopo

Presi Latino dallo zaino e lo misi sulla scrivania. Per colpa di mio padre, cominciai ad andare quasi bene in quella materia. Odiavo entrambi allo stesso modo.
Aprii in silenzio in diario, guardai gli esercizi. Non sembrarono tanti, magari qualche tempo prima invece sarebbe stato diverso. Ora avevo tutto il tempo di farli.
Anzi, avevo il tempo solo di farli.
Perché il resto, non esisteva più. Vivevo di scuola e di casa.
Inoltre mi veniva levato il cellulare fino alla otto di sera. Per poi essermi ritirato due ore dopo, con messaggi e attività accuratamente controllate.
Una prigione, la mia vita era diventata una prigione. Appoggiai la testa sopra il libro, cominciai a piangere.
Grosse gocce d'acqua salata cominciarono lentamente a scivolarmi sulla guance, il cuore mi faceva male. Una volta ogni due giorni piangevo, lo facevo spontaneamente, per ricordarmi di sentirmi male.
Poggiai la fronte sul braccio, sopra le scrivania. Mi guardai le scarpe sfocate, come in una vecchia foto sbiadita.
Che scena ridicola, sarebbe potuta sembrare. Un ragazzino che piange a dirotto, per chissà cosa.
Non avevo una vita.
Mi mancava l'aria, non uscivo se non per andare a scuola. Lì parlavo a tratti con i miei compagni di classe, che però anche loro sembrarono allontanarsi. Non ce la facevo più, volevo smettere di vivere. Non sucidiandomi, capiamoci. Non sono mai stato di certo uno tanto coraggioso, o tanto codardo, da trovare la forza di tagliarmi le vene.
In più mi mancava Levi. Sì, incredibilmente. Mi mancava vedere, sapere che c'era. Ed ero consapevole che lui non aveva più avuto notizie da me.
Chissà cosa pensava, chissà se mi pensava.
Distrutto continuavo a piangere, singhiozzando.
Inoltre non parlavo più a mia madre, che sottostava a questa situazione, senza nemmeno provare ad aiutarmi.
E tutto questo, per cosa?
Uno stupido bacio.
Due semplici labbra che si sfiorano.
Di due semplici ragazzi.
Sofferenza.
Posi fine alle lacrime e misi tra le dita la matita, pronto a scrivere.
Poi qualcuno bussò.
Non risposi, nessuno entrò.
Non era mio padre.
Lo sconosciuto ribussò.
"Avanti." La voce che uscì dalla mia bocca era fievole.
Entrò mia mamma, gli occhi grandi, sempre colmi di dolcezza. Io la ignorai appena la vidi, in qualche modo anche lei mi mancava.
"Scusami, ti disturbo?" Mi chiese, insicura.
"A dire il vero stavo studiando." Non mi mossi di un centimetro.
"Puoi farlo dopo? Tra un po'."
Annuii, in silenzio, poi le chiesi cosa voleva di così urgente.
Si sedette sul letto, sembrava sfinita.
"So che mi odi." Annunciò, distrutta.
Io sussultai, dove voleva arrivare?
"E non ti biasimo, anch'io lo faccio. Ma ascoltami amore mio, risolverò tutto. Te lo prometto."
Quelle parole, per qualche motivo, mi toccarono il cuore. Lei fu pronta per andarsene, ma non resistetti all'idea di parlargli di come mi sentissi.
"No mamma, perfavore rimani qui."
Corsi da lei e l'abbracciai.
Per un attimo sembrò sorpresa, poi si lasciò andare a quell'abbraccio improvviso.
Probabilmente mi sentii tremare e mi strinse più forte, facendomi sedere sul letto.
"Eren, mi dispiace."
Distrutto, l'unico aggettivo con cui potevo descrivermi.
"Mi manca, mamma."
"Raccontami com'è andata."
Per qualche strano motivo, io capii. Così lei sembrò pronta per ascoltarmi, gli occhi scintillanti, pieni di dolcezza, stracolmi. Raccontai della serata e del bacio di Levi.
"Così, non l'hai detto a Grisha perché ha paura che dopo se la possa prendere con Levi?"
Annuii. Riusciva sempre a capirmi, in qualsiasi situazione.
"Cosa pensi di lui, Eren." Cercava di dirmi qualcosa, ne ero sicuro. Voleva dirmi, comunicarmi, un suo pensiero. Ma non so per quale astruso motivo, non me lo disse. Si ostinò a guardarmi negli occhi. Io fissai i suoi, marroni. Intensi, forti.
"Io... gli voglio bene. Semplicemente."
Si alzò e si diresse verso la porta.
"Tranquillo, ben presto riavrai la tua vita."
Non capii.
Mi butta all'indietro sul letto, stanco. Che cosa intendeva con quelle sue parole? Cosa cercava di dirmi?
Mi lasciò da solo con una tempesta di sentimenti, che come onde si infrangevano sulle coste frastagliate del mio cuore.
Una frase abbastanza melensa, ma vera.
Sentivo che avrei potuto saltare giù dalla finestra per anche solo avviccinarmi a lui, a Levi.
Sentivo che mi mancava più di ogni altra persona. Cosa mi stava succedendo?
Perché?
Pensai all'ultima sera in cui lo avevo visto, mi aveva baciato. Ma non mi aveva fatto schifo, non mi aveva dato fastidio.... Anzi.
Forse lo avevo trovato dolce, carino. Era normale? Mi sentii sbagliato, la voce di mio padre mi risuonava in testa.
Normale.
Io ero normale.
Forse però, non lo desideravo.
Forse non desideravo esserlo.
Magari volevo essere felice, solo sentirmi bene.
E quella sera capii che c'era solo una persona in grado di farmi sentire bene.
E che quella persona, non la vedevo da tre settimane.

SPAZIO AUTRICE

HI GUYSSSS!
Sì, sono consapevole dellla lunghezza abbastanza triste di questo capitolo, ma non c'era TANTISSIMO da scrivere. Il prossimo sarà più interessante.
Comunque, non mi piace da impazzire, spero voi lo apprezziate lo stesso...
In ogni caso, voglio morire. ODIO MAGGIO! ALLA FOLLIA.
In più oggi non è stata per niente una bella giornata, non mi sento molto bene. (Non dal punto di visto salutistico, si intende.)
Vabé, spero che questi prossimi due mesi passino presto.
Detto ciò, ci vediamo al prossimo capitolo molto more beautiful e.... CIAU. LOVE U, GUYS.❤
(Inglese incredibbile ultima_onda)

Non Ti Voglio Bene [Ereri] (conclusa)Donde viven las historias. Descúbrelo ahora