28. (Victoria)

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Un rumore penetrante mi investe come una macchina ad alta velocità, schizzandomi in faccia la pioggia fangosa che si é accumulata lungo i canali di scolo. È un trapano con la tosse che si insinua nei cunicoli del cervello, un lamento metallico di lamine che sbattono contro la plastica indurente e la scalfiscono senza farle male.

Apro un occhio e la luce solare, seppur debole, mi acceca a tal punto da farmelo richiudere. Il buio è così calmo.

Allungo i piedi nudi sul letto, tirandomi dietro una coperta di cotone che non profuma di casa, finchè il ronzio che mi aveva svegliato cade dalla sedia, sbatte la testa e si ammortizza.

Perchè questa, Victò, n'è la coperta tua.
E tu no' stai ner letto tuo.

Dei colpi aritmici al cuore mi sollevano la schiena: impunto i gomiti sui cuscini del sofá e strizzo gli occhi per vederci meglio.

E sto cerchio a'a testa?
Quanno se lo semo procurato?

"Buongiorno alcolista."

Damiano caccia la mano imbevuta di bava dentro il sacchetto dei cereali e inghiotte il pugno per evitare che la manciata di palline al suo interno gli scivolino via dal collo iperteso. Ne sgranocchia un po', muovendo le infradito sul tavolino d'appoggio, e si gratta una guancia con l'espressione assonnata.

"Te ricordi tutto o c'hai bisogno de na sintesi?"

Incrocio le gambe all'indiana e porto i ricci sfatti dietro la schiena: alla TV stanno dando una serie poliziesca delle sue e le occhiaie di Damiano non sembrano scalfire la bellezza di un volto mattiniero.

"Devo esseme ridotta piuttosto male per pijá ripetizioni da te."

"Non sò sicuro se te conviene sentilla, ma io ne so poco." -puntualizza, alzando il volume come se non gli fregasse niente di me, di noi- "Stavi cor Grillo, almeno quesso te lo ricordi?"


'non sicuro se te conviene sentilla'

E a te, Dem, conviene saperlo?

I capelli impiastricciati di gel, che profumano di tutt'altro odore dal mentolo che ti strusci sulla pelle, gli occhi piccoli e scuri, scuri e sicuri. Il mio rossetto sul suo lobo sinistro, le orecchie sfasciate dei lacci delle scarpe, la camicia di Klein sporca di birra sulla manica, e poi le sue battute stupide, gli occhi languidi che fanno a brandelli le mie calze a rete, il profumo della maria, il suono del motorino stappato che ci ha sorpassato con il mal di gola. L'orologio costoso che si è dimenticato di guardare da quando siamo entrati nel bar, le sue gambe fine e nere che non sono affatto le tue.

Ti conviene sapere tutto questo?

"Non proprio."

Lui sorride e cambia canale, posando il telecomando sul mio ginocchio.

"Allora devi solo sapè che 'n ce devi uscí piú. Nun te sa sta dietro quer principiante."

"E tu? Tu che parli tanto, mi sai stare dietro?" avrei dovuto controbattere, invece sbuffo e mi asciugo il naso che ha preso a colare dal nulla.

Damiano allunga lo sguardo su di me, flettendo la bocca all'insú, e io scrollo la testa che s'é fatta pesante.

"Non ce vai 'a scola?"

un bacio al tabacco. | måneskinWhere stories live. Discover now