Capitolo 3: Una vita in riva al mare.

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Santo cielo, oggi il sole mi sta letteralmente facendo sciogliere al suolo, è davvero possibile che alle otto di sera ci sia ancora così caldo qui? Sto per staccare dal lavoro così prendo tutte le mie cose e scappo via dall'ospedale.

Scemo:
Ei allora?? Manchi solo tu, smuoviti!

Sorrido leggendo il messaggio di Diego, non rispondo neanche e vado dritta verso la spiaggia, sarò lì in cinque minuti per fortuna. Stasera hanno organizzato un picnic al mare, tutta la famiglia compresi i due cani di Diego e Laura!

Penso che sarà difficile non buttarmi in acqua con ancora i vestiti addosso, la mia temperatura corporea starà sfiorando limiti umani, ne sono più che sicura. Posteggio e scendo rapidamente in spiaggia.
Eccoli lì ad accogliermi con vino e tanti panini nelle mani...forse anche più del necessario!

«Eiiii finalmente sei qui! Io ho già divorato un panino NELL'ATTESA, ovviamente l'ho ingurgitato in tuo solenne onore, non ti offendi giusto Vera?!» Sghignazza Diego stritolandomi forte a sé.

Mi verso un bicchiere di vino e lo sorseggio velocemente, avevo davvero una gran sete!

Tolgo subito la maglia e rimango con il sopra del costume che per fortuna mi sono ricordata di indossare prima di sgattaiolare via dall'ospedale.

«Mangia amore mio! Guarda che addome scavato che hai, prometto che ti farò mettere su un paio di kg adesso che sono qui!» Mi rimprovera mamma guardando il mio fisico ormai scoperto, mentre Laura mi porge dolcemente un panino.

Rapidamente tolgo anche le scarpe lasciandole accanto alle borse per andare dritta in riva a bagnarmi i piedi. Adoro il contatto dell'acqua che mi sfiora per pochi istanti, prima che si ritragga timida ritornando nel blu scuro da dove era partita.

«Fresca eh?» A quanto pare papà ha avuto la mia stessa idea così ci mettiamo a passeggiare insieme mordicchiando i rispettivi panini.

«Ci pensi mai che potresti vivere tutta la vita in riva al mare, ed allo stesso tempo non godere mai davvero della sua bellezza?» Papà mi chiede mentre ci sediamo a pochi passi dalla battigia.

«Sì, cioè, da quando vivo qui non sono stata poi così tante volte in spiaggia, nonostante la mia casa dia sul mare, mi basterebbe scendere a piedi direttamente in costume! È così bizzarro.»

«No, è la vita tesoro. Guarda la tua vita ad esempio, è stupenda. Vivi in una casa meravigliosa, sei un primario eccezionale e non hai ancora compiuto 30 anni.» Annuisco, so già tutte queste cose, quindi?

«Eppure, il mare che hai così vicino, quando ti ricordi della sua presenza, lo vedi di sfuggita parcheggiando l'auto ritornando a casa dal lavoro. Sono sicuro che conosci meglio le sale dell'ospedale che le stanze di casa tua.» Adesso mi guarda in maniera molto più seria, quasi non lo riconosco.

«Papà, ok e allora dove vuoi arrivare?» Chiedo confusa.
«Quindi... vivi tesoro, ogni tanto prova ad uscire la testa dall'ospedale, anche io ci sono passato ma avevo accanto a me già tua madre. Tornavo a casa e il mio mondo riiniziava lì. E poi c'eravate tu e tuo fratello pronti a rincorrermi per il corridoio facendomi dimenticare le torture viste durante il giorno. Vivevo a pieni polmoni due vite simultaneamente, entrambe facevano parte di me ma facevo il possibile per godermi ciascuna. E solo così riuscivo a non stancarmi mai mentalmente, ma tu sei così giovane amore mio, così bella...»

«Papà... Io non so come abbiate fatto voi a conciliare il lavoro con vita sociale e famiglia, ma qui in questa città mi risulta tutto molto più difficile»

Vengo interrotta da Diego che esulta animatamente dalle mie spalle: «Smettila su! Sono tutte scuse, hai solo una paura matta di soffrire di nuovo, ogni volta che ti si avvicina una bella gnocca tu scappi in ospedale. Ti rifugi a lavoro aiutando gli altri dimenticando di dare un po' più di attenzione proprio a te stessa. Amore mio, noi ti conosciamo bene. La tua ex ti ha tradita e sappiamo bene quanto per te sia stato difficile accettarlo, ma... quando? Stiamo parlando di quattro anni fa, basta pensare al passato, la gente continuerà a deluderci, ma almeno tu prova. Un giorno qualcuno potrà stupirti se solo gliene darai modo. »

Dice mio fratello poggiandomi una mano sulla spalla e sfoggiando un sorriso dolce.

«Diego, tua sorella ha solo bisogno di trovare qualcosa in cui credere di nuovo, ma al momento è ancora molto fragile, dico bene dottoressa tutta d'un pezzo? Eppure, fuori dall'ospedale questa tua sicurezza sembra quasi dissolversi per certi versi.»

I miei due uomini si stanno spalleggiando in bilico tra il prendermi in giro e il farmi sentire amata, sicuramente sono riusciti in entrambi gli intenti. Meglio prendere un altro bicchiere di vino, il secondo di una lunga serie dato che la serata si prospetta davvero impegnativa per la mia lucidità mentale.

Diego inizia a suonare la chitarra e cominciamo a canticchiare tutti insieme in maniera scomposta e alquanto stonata, mentre io rincorro i due bei labrador finendo più volte sulla sabbia.

Credo di averne ingerita un po' troppa...sono la solita sbadata, in più barcollo per tutto l'alcol ingerito. Laura si fionda su di me facendomi rotolare come un salsicciotto. Mamma mia, non riesco proprio a smettere di ridere.

«Giuro che se mi alzo...!» Faccio per protestare ma lei mi immobilizza e ride a crepapelle. «Sì sì, provaci dai!» Mi incita lei. Io ormai sono completamente sfinita mentre lei continua a farmi il solletico senza tregua.

«Ok-ook...credo che ti lascerò vivere per stavolta, adesso lasciami ti prego!» Dico sarcastica, è inutile ha vinto ancora lei!

Credo di aver bevuto un po' troppo vino rosso stasera, barcollo cercando il buco della serratura con la chiave. Dopo un paio di tentativi a vuoto di troppo, riesco finalmente ad aprire la porta.
Guardo casa, cavolo quanto è bella. 

Il soggiorno è minimal come piace a me, un lungo divano bordeaux a penisola che da su un televisore da cinquanta pollici. Mmm-mmh. Non so più se i miei pensieri sono dovuti all'alcol o alle parole di mio padre di prima.
Però è vero, conosco sicuramente meglio l'ospedale che questa mia spoglia casa.

Osservo il mare che si infrange in lontananza sulle coste, come un quadro meraviglioso sbuca in salotto dalla piccola vetrata. 

Mi comincio a spogliare mentre salgo le scale diretta a farmi una doccia e togliere via tutta la sabbia dal mio corpo. Sono davvero contenta e spensierata è stata proprio una bella serata, sentivamo tutti la necessità di passare del tempo insieme.

L'acqua è fresca, mi insapono e mi sciacquo più volte dato che la sabbia riaffiora sempre, esco dalla doccia mi avvolgo nell'accappatoio pronta per infilarmi dentro le lenzuola soffici. Il mio letto è meraviglioso, morbido e bordeaux proprio come il divano, amo questo colore nell'arredo di casa, mi permette di giocare con tonalità di colori accesi.

Le trapunte e lenzuola infatti stasera  sono di un meraviglioso grigio lucente.
Mentre le tiro su per coprirmi fino a sotto il mento mi rendo conto di una cosa: hanno lo stesso colore dei suoi occhi.

Dio, questo vino era davvero buono, riesce a farmi divagare un po' troppo.
Eppure, chissà se li rivedrò presto.

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