Capitolo 2 [risvolto inatteso]

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I quattro amici si recarono a scuola, chi più svogliatamente, chi entusiasta come mai prima d'ora e con questo si intende Hanji.

Quando scoprirono che le loro classi erano vicine, molto vicine, Levi aveva capito che doveva aspettarsi un assalto da parte della quattrocchi e ciò lo fece sospirare mentre riprendeva la sua camminata verso la classe.

Non lo avrebbe mai ammesso ma sotto sotto gli sarebbe mancato essere circondato dalla ragazza castana che gli urlava nelle orecchie, lui le voleva molto bene ma non glielo avrebbe mai detto.

Arrivato davanti alla porta il professore gli fece cenno di entrare e di chiuderela, ma Levi non ebbe il tempo di raggiungere la maniglia che un ragazzo dai capelli castani scompigliati, dalla pelle abbronzata e gli occhi verdi fece violentemente irruzione nella stanza per poi chiudersi la porta alle spalle e raggiungere il suo posto.

Il più basso lo guardò con la coda dell'occhio, notando che il suo sguardo era vuoto e spento, non c'era nulla se non dolore.

Quegli occhi erano color melma e non c'era espressione sul suo viso si disse quindi che sarebbe stato meglio stare alla larga da quel ragazzo, non voleva finire nelle brutte situazioni degli altri, ne aveva già avute abbastanza.

Venne riportato alla realtà dalla voce del professore che lo presentava alla sua nuova classe e come si aspettava arrivarono dei versi di apprezzamento da parte delle ragazze cosa che lo infastidì molto, voleva solo essere lasciato in pace e non gli sembrava di certo di chiedere la luna ma, ogni volta finiva con l'essere al centro dell'attenzione.

L'uomo sulla quarantina che stava dietro alla cattedra indicò un banco occupato, proprio quello affianco del ragazzo che prima lo aveva quasi travolto come un tifone e a quel punto pesò che il mondo fosse contro lui o che ci fosse qualche entità cosmica che lo odiava ma, anche se contro voglia, annuì e si diresse nel banco che la ragazza stava lasciando e giurò che, se gli sguardi potessero uccidere, allora sarebbe già morto da un pezzo.

Non capiva quelle occhiatacce che lei gli aveva rivolto, la colpa del cambio di posto non era certamente la sua ma la ragazza lo stava comunque incenerendo con lo sguardo.

Se fosse dipeso da Levi avrebbe evitato quel posto come se ci fosse stato pericolo di contagio di peste o qualche altra terribile pestilenza.

Mentre posizionava i suoi libri sul banco in legno il suo sguardo cinerino scivolò sulle scritte che ricoprivano quello del ragazzo: "muori" "suicidati" "sei solo uno sbaglio" "la tua vita è dannosa" e molto altro, eppure il castano si comportava come se niente fosse, come se quelle parole terribili non ci fossero e disegnava su un quaderno dalla copertina scarlatta, come isolato nel suo mondo, distante da tutto il resto.

Levi odiava quel colore, troppi brutti ricordi vi erano legati, ma scoprì così il nome ed il cognome del suo compagno di banco e non sapeva se esserne grato o meno.

Il ragazzo si chiamava Eren Jeager e mentre faceva scorrere le pagine del suo quaderno scarlatto il corvino notò quanto fosse bravo nel disegno ma notò anche la disperazione che i suoi lavori raffiguravano, però si era comunque ripromesso di restarne fuori, così decise di non badarvi troppo e di seguire la lezione cercando di tenersi lontano da qualsiasi cosa che avrebbe potuto compromettere la sua tranquillità.

Al suono della campanella la classe si svuotò, come prevedibile e anche Levi stava per uscire quando la voce della ragazza che prima occupava il suo posto attirò la sua attenzione anche se negativamente, voleva davvero ignorare quelle grida non dirette a lui e si maledisse per non esserci riuscito.

Stava facendo una specie di sfuriata al ragazzo che aveva scoperto chiamarsi Eren, si chiese se non fosse la sua ragazza dato come si comportava e doveva ammettere che era bella ma questo a lui non importava minimamente, dopotutto quel tipo di ragazze non erano mai state il suo tipo.

I capelli rossi dalle punte bluastre le ricadevano morbidi fino a metà schiena di un colore molto probabilmente artificiale, la sua pelle chiara era perfetta e risaltava con il vestito nero e bianco che indossava, aveva il corpetto a cuore e il vestito le arrivava a metà coscia rendendola molto provocante.

Aveva dei tatuaggi sulle braccia ovvero delle striature che ricordavano il manto di una tigre e una J.

Ai piedi calzava delle scarpe nere con un tacco vertiginoso e indossava un chiodo di pelle nera.

I suoi occhi ambrati erano puntati sul ragazzo castano e lo puntavano pieni di rabbia con una pericolosa luce ad illuminarli.

Levi quando vide la ragazza puntare delle forbici molto appuntite a qualche millimetro dagli occhi del ragazzo si paralizzò, non riusciva a muoversi e non voleva vedere nuovamente qualcuno morire cosi provò a voltarsi sopprimendo il passato inutilmente evitando di mostrare le sue emozioni come faceva ormai da anni.

Per sua fortuna non dovette assistere ad un omicidio dato che la ragazza si limitò a conficcare "l'arma" nel banco in legno leggermente rovinato del ragazzo e non nei suoi occhi vitrei.

Quella ragazza doveva possedere una forza davvero mostruosa per riuscirci , nonché lui fosse da meno.

Levi non ci pensò troppo, ripetendosi che non erano affari suoi e si diresse dai suoi amici mentre ripensava al fatto che aveva solo chiesto una vita normale, monotona e guarda caso gli era successo tutto il contrario.

Era proprio uno sfigato secondo il suo parere pessimista, un ragazzo mezzo morto come compagno di banco e un'aspirante killer nei banchi vicino a lui che forse mirava anche alla sua vita, proprio una classe normale e pacifica, certo...

Animal [ereri]Où les histoires vivent. Découvrez maintenant