Capitolo 3

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Carter odiava ancora prendere la metro.

Eppure da quando aveva conosciuto Harry la situazione era decisamente migliorata. Talvolta i due si incontravano sulla metro e facevano il viaggio insieme – Harry provava a farlo sembrare casuale, e Carter si sforzava di non mostrargli che se n'era accorta praticamente fin dalla prima volta.

Erano solo quattro fermate, ma in quel quarto d'ora scarso chiacchieravano avidamente. Perlopiù parlavano di musica, anche se talvolta il discorso si spostava sui mille interessi di Carter; Harry sembrava non stancarsi mai di sentirla parlare di ciò che la affascinava, che si trattasse dell'ultimo film di Nolan o di qualche vecchio libro di poesie che aveva trovato in biblioteca.

Il tempo a loro disposizione si esauriva drasticamente più in fretta degli argomenti che emergevano uno dopo l'altro; quel giorno Harry sembrò non voler lasciare a metà il discorso sul degrado del panorama musicale contemporaneo che stava infiammando entrambi, perché lanciò una proposta che spiazzò completamente la ragazza di fronte a lui.

«Ti va di fermarti a cena da me, stasera?» chiese a bruciapelo, con la sua solita spontaneità disarmante. «Ordiniamo un paio di pizze, nulla di particolare. Per una volta non devo fare il turno di notte da Tesco»

Carter deglutì a vuoto mentre la metro rallentava accanto alla banchina di Neasden; percepì la propria testa annuire da sola quando il treno si arrestò sui binari, e riuscì a malapena a registrare l'ampio sorriso che si disegnò sul volto di Harry prima che le porte si aprissero ed il ragazzo la salutasse con la mano per poi scendere alla fermata.

Lei lo seguì con lo sguardo come si era ormai abituata a fare, quindi prese un sospiro appena tremante ed estrasse il cellulare dalla tasca del giubbotto. Cercare nella rubrica il numero di Louis ed avviare la chiamata fu un gesto automatico.

La linea squillò libera per un tempo che a Carter sembrò infinito prima che l'amico rispondesse.

«Porca puttana, Mason, dovresti saperlo ormai che non puoi svegliarmi alle otto di mattina e sperare anche che io non mi incazzi»

«Sono quasi le nove, Lou» puntualizzò lei con una risatina, scuotendo la testa. «E ho bisogno di parlarti»

«Ti ascolterò solo se mi dirai che il mondo sta per esplodere o che Walkers ha smesso di produrre patatine»

Carter sbuffò divertita al tipico atteggiamento melodrammatico di Louis; il ragazzo viveva con i genitori e lavorava solo nel weekend, pertanto per lui dormire fino a tardi durante la settimana equivaleva ad una sorta di rituale sacro.

«Harry mi ha invitata a cena da lui stasera»

Ci furono alcuni istanti di silenzio, tantoché Carter guardò il display del telefono per assicurarsi che non fosse caduta la linea; tuttavia presto la voce di Louis tornò ad echeggiare più squillante di prima.

«Che cazzo aspettavi a dirmelo??» tuonò, facendo ridere l'amica. «Love, questa è un'emergenza. Ti sei fatta la ceretta? Hai il tempo per farti una doccia e sistemare quei quattro spaghetti che hai in testa? Guarda che io stasera devo uscire con Gabe, non riuscirò a venire da te per darti una mano a prepararti!»

«Frena, Lou» lo bloccò lei, non potendo fare a meno di sorridere. «Mi ha solo invitata a mangiare una pizza»

«Certo, come no» replicò sarcastico Louis con uno sbuffo. «Sai meglio di me che preferirebbe che tu mangiassi il suo...»

«Louis!» soffiò Carter, sentendosi divorare dall'imbarazzo. «Non succederà niente del genere, sei impazzito?»

«Farò finta di crederti, love» tagliò corto il ragazzo, probabilmente roteando gli occhi. «Ma nella vita quello che conta è arrivare preparati. Dai retta allo zio Tom, per una volta»

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