Capitolo 4

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Passò esattamente una settimana dal primo incontro con Marco e lui qualche giorno fa mi aveva scritto su Instagram per rivederci, non so ancora quando, però spero molto presto, mi sembra un ragazzo molto carino e non mi dispiacerebbe se diventasse un amico.
Tra qualche giorno inizieranno gli allenamenti dei ragazzi e quindi, come la maggior parte delle mie mattine e pomeriggi, resterò sola a casa, ovviamente andrò qualche volta a vedere James agli allenamenti, ma per il primo mese me ne starò a casa, magari a parlare, al telefono, intere mattinate con Amelia o Margherita, oppure, più semplicemente, potrei uscire con Joanna.
Si, i rapporti con Joanna sono fantastici, ci vediamo ogni giorno e ogni volta siamo sempre più unite, pian piano ci stiamo conoscendo meglio e sono felice così.
Ad un certo punto sento il mio telefono vibrare sul tavolo e poso il piatto che stavo lavando sul mobile per andare a prendere il cellulare e vedere la notifica.
È un messaggio di Marco e chiede se oggi ci volevamo vedere. Accetto senza problemi e decidiamo di incontrarci allo stesso parco dell'altra volta alle quattro.
Siamo a inizio Settembre e devo dire che qui a Monaco inizia già a fare un po' più fresco e girare in pantaloncini e maglietta a maniche corte e quasi impossibile.
Esco dalla cucina e vado al piano di sopra, più precisamente nella stanza di James.
Busso alla sua porta e lui mi fa entrare «cosa vuoi per pranzo?» gli chiedo mentre mi siedo sulla sedia «che ne dici se ordiamo del sushi?» l'idea mi allatta molto, ma avevo voglia di uscire e non so se lo vuole ordinare o se posso andarlo a prendere io «si, però posso andarlo a prendere io? Ho bisogno di camminare» dissi girandosi sulla sedia con le rotelline «si, però ti do i soldi, negli ultimi giorni stai facendo solo tu la spesa ed io non sto contribuendo e sai che non erano questi i patti» mi dice aprendo il portafogli e dandomi la carta di credito, per fortuna so il pin «va bene» la prendo e mi alzo «allora mi vado a vestire e poi vado» esco dalla stanza e sento dire da mio fratello un «non vestirti troppo leggero che fa freddo» ed io urlo un "ok", sa quanto io sia freddolosa anche se di pochi gradi.
Vado in camera mia e prendo un jeans, una maglietta a un quarto di manica e un giacchetta di mio fratello, quella nuova del Bayern, ho già fatto conquista della roba di mio fratello, ma in tanto le sue cose mi stanno benissimo, più o meno.
Indosso i vestiti e poi mi avvicino allo specchio e faccio una cosa alta un po' disordinata, prendo la carta di credito di mio fratello e la metto nel mio portafogli e poi scendo le scale «Jam io vado!» urlo dal salotto «ok» urla anche lui, ma dalla sua camera.
Il centro di Monaco non è per niente lontano da dove viviamo, a piedi è mezz'ora e visto che il ristorante giapponese è un po' fuori ci metterò più o meno un quarto d'ora.
Ci sono già stata questa settimana con Jo e devo dire che questo giapponese è davvero buono.
Negli ultimi giorni ho sentito anche Amelia e mi ha detto che Cristiano si è ripreso, ha rinunziato la sua vita e lo vede più felice, io invece sono qua a "distruggermi", lontano da lui e lontano da loro, ma in tanto questo ho scelto di fare in questo modo e la mia vita mi piace.
Diciamo che partire con James è stata la soluzione migliore da fare.
Mi sono persa tra i miei pensieri e mi rendo conto che sono già arrivata al ristorante giapponese. Senza nessun problema entro e vado ad orinare per me e per mio fratello, ovviamente d'asporto.
Pochi minuti, probabilmente secondi, dopo sento provenire da fuori tuoni, o mio Dio, spero che non incomincia a piovere, sono senza ombrello e non ho voglia di prendere un taxi.
Sbircio un po' fuori dalla finestra e noto che fuori sta diluviando, altro che piovendo, e inoltre comincio a sentire anche un rumore, probabilmente starà anche grandinando.
Io non ci posso credere!
Mi sbatto una mano sulla fronte mentre mi siedo su una sedia, aspettando che il mio ordine mi arrivi.
Comincio a giocare con il mio telefono, finché non sento una mano posarsi sulla mia spalla e girarmi di scatto. I miei occhi incontrano quelli color cielo di Robert e per un secondo restiamo a fissarci, ma io, da ragazza che non deve interessarsi minimamente a lui, mi giro e continuo a giocare con il mio telefono «allora» inizia a dire ed io guardo ancora il mio telefono «come stai? È da un po' che non ti vedo in giro» la sua mano è ancora sulla mia spalla, ma io faccio finta di niente, come se lui non fosse in questa stanza «Emilia? Mi spieghi cosa ti ho fatto?» mi domanda mentre si mette davanti a me, alzo lo sguardo e faccio una faccia come se non stessi capendo «no, cosa?» gli domando mentre lo guardo in un modo sempre più intenso «perché ti comporti così con me?» lo vedo passarsi una mano sulla faccia «no, non sei tu» bugia «ma un problema mio e sto cercando di risolverlo, tendo ad essere scontrosa» altra bugia, Robert annuisce e si siede vicino alla mia sedia. Noto che fuori sta ancora diluviando e sbuffo, pensando a come farò ad uscire da questo ristornate «l'ordine Rodríguez?» disse una ragazza non molto lontana da me «io, grazie"» mi alzai e andai a prendere la mia ordinazione. Faccio per uscire dal ristorante, ma sento la voce di Robert richiamarmi «come sei venuta?» mi disse mentre mi seguiva, anche lui con il suo probabile ordine in mano «a piedi, adesso prendo un taxi» sbuffo e allungo il passo «ti accompagno io» disse mentre anche lui allunga il passo per essere vicino a me «no, posso prendere benissimo in taxi» cerco di allungare ancora di più il passo, ma sento la sua mano stringermi il polso «ho detto che ti accompagno io» dice a denti stretti «fuori diluvia e non voglio lasciarti nelle mani di un autista dentro a un taxi» si avvicina ancora di più a me e ingoio un grosso groppo che si era formato in gola «va bene» allento il passo e faccio andare lui aventi, lo seguo verso l'uscita è appena usciamo la pioggia si fa sempre più forte «aspetta» si toglie la giacca che aveva e cerca di coprire andranno da sotto la pioggia, cerco di essere velocità quanto lui e entrambi ci dirigiamo alla sua macchina «entra» faccio quello che mi ha detto ed entro, mi chiude la portiera e subito dopo lo vedo entrare dall'altra portiera.
Il viaggio in macchina, non molto lungo, è silenzioso e allora Robert per togliere quel silenzio accende la radio, non capisco ancora bene il tedesco e capire quello che stanno dicendo è difficile, forse non lo ho detto, ma da quando siamo arrivati, io e mio fratello, parliamo inglese, certo le cose basilari le so capire e dire, ma deve essere detto lentamente, non velocemente come in radio adesso.
Mi accorgo che sono arrivata e prima di uscire dalla macchina ringrazio Robert «di niente» fa comparire quel sorriso tanto dolce che io in questo momento non ricambio. Chiudo la portiera e con uno scatto veloce vado sotto al portico di casa ed apro la porta, non mi giuro per salutarlo o per fargli vedere che sono entrata, cerco di non fregarmene, quando in realtà vorrei fosse soltanto qualcosa in più.
«come hai fatto ad arrivare se diluvia fuori?» mi chiede James mentre mi dirigo in cucina a posare il cibo «Ho incontrato Robert al ristorante giapponese è mi ha dato un passaggio» dico fredda mentre mi siedo per mangiare «come mai ti stai comportando così con Robert?» mi domanda mentre porto alla bocca un pezzo di sashimi in bocca «io sono fredda, te lo sei dimenticato?» gli ricordo mentre prendo un sorso d'acqua «si, ma perché con Jo non lo sei stata e a quanto sento anche con Marco?» mi guarda come se fossi un caso da risolvere «ti assicuro che con Marco sono stata molto fredda, solo che mi sono legata più a lui che a Robert e con Jo è stato diverso, è una ragazza così solare dille di no subito mi faceva stare male» lo guardo mentre gli rispondo nel modo più calmo possibile «dopo alle quattro devo uscire» esclamo mente di in bocca l'ultimo pezzo di sushi in bocca «con Jo?» mi domando con gli occhi a cuore «no, con Marco» sorrido solo a pronunciare il suo nome «sei sicura che non ti piace» sento il suo sguardo puntato su di me mentre mi alzo «non lo so, forse un pochino mi piace, ma non ne sono sicura» gli dico mentre esco dalla cucina per andare in bagno a lavarmi le mani «se tra voi due succederà» mi raggiunge in bagno «io sarò il primo a saperlo, vero?» mi domanda mentre mi sto asciugando le mani «si» gli sorrido mentre lascio l'asciugamano «e se tra te e Jo succederà mai qualcosa, qualsiasi, io devo essere la prima a saperlo» lo guardo facendogli una faccia dolce «cosa?» strabuzza gli occhi «hai capito perfettamente Jam» esco dal bagno e gli pendo le mani «non devi fingere con me» gli do un bacio sulla guancia e lui in tutta risposta sorride.

Sei tu la causa del mio sorriso //Robert Lewandowski❤️⚽️Where stories live. Discover now