Capitolo 30

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Jacopo aprì gli occhi borbottando contro il mal di testa.

Controllò l'orologio sullo schermo dello smartphone e poté constatare che fossero da poco passate le ventidue.

Una volta rientrato a casa si era lasciato cadere sul divano ed era crollato. Aveva dormito ininterrottamente per quasi tre ore.

Al momento si sentiva accaldato ma aveva freddo al tempo stesso, si accoccolò nella coperta in cui era avvolto e ringraziò mentalmente sua madre per averlo coperto.

Chiuse gli occhi e quelli di Simone gli apparvero come per incanto. Erano così intensi, così brillanti che Jacopo dovette riaprire i suoi per non annegare in quel sogno.

Un'ondata di calore lo pervase dall'interno e dovette sgusciare via dalla coperta per evitare di finire in un bagno di sudore.

Come si era ridotto.

Era arrivato davvero alla frutta se il solo pensare a Simone e ai suoi occhi gli faceva quell'effetto.

Provò a rimettersi in piedi ma appena provò a trovare il suo equilibrio, una fitta dolorosa gli trafisse la testa.

Forse era giunto il momento di prendere qualcosa per abbassare la temperatura e di tornare a dormire, questa volta, magari, nel suo amato letto.

Come inconsciamente temeva ebbe una notte travagliata tra incubi e ondate di sudore tanto che, quella mattina, accolse il risveglio quasi fosse una benedizione.

Aprì gli occhi e notò un bigliettino affisso alla porta della sua camera.

Era sicuramente un messaggio di sua madre. Si sforzò di leggerlo ma dal letto proprio non riusciva.

Approfittando dei bisogni fisiologici che sentiva di dover espletare si alzò dal suo giaciglio e si avvicinò alla porta.

"Sono uscita per la spesa. Il bollitore è pronto per essere scaldato. Se hai bisogno di qualsiasi cosa scrivimi prima che io rientri" c'era scritto.

Jacopo sospirò pesantemente raggiungendo i servizi poi senza pensarci troppo su tornò a letto nell'attesa di trovare la voglia di fare qualsiasi cosa.



Quella giornata però trascorse in una lentezza estenuante che quasi fece rimpiangere a Jacopo il freddo che imperversava fuori dalla sua finestra. Erano le cinque del pomeriggio e oltre a dormire e spiluccare un po' di cibo in giro Jacopo non aveva fatto altro.

Stava per a a dormire quando il trillo del cellulare richiamò la sua attenzione.

Quando lesse il mittente del messaggio che gli era arrivato sentì il cuore balzargli nel petto e una sensazione quasi dolorosa per un attimo lo fece boccheggiare.

Simone: Ciao, come stai?

Poche e semplici parole che a Jacopo fecero comunque un effetto amplificato.

E ora cos'avrebbe dovuto fare?

Certo, rispondere sarebbe stato un atto dovuto di educazione e cortesia ma il punto era: rispondere cosa?

In alto la dicitura "Simone sta scrivendo..." appariva e scompariva rapidamente.

Forse, pensò Jacopo, anche Simone era nella sua stessa situazione.

Forse anche lui in quello stesso istante stava fissando quella chat in attesa di un'illuminazione.

Però, si disse ancora Jacopo, Simone la sua mossa l'aveva fatta. Aveva, in qualche modo, corso il rischio. Adesso stava a lui muovere il passo successivo.

E non ci pensò ulteriormente o sapeva che avrebbe cambiato idea per altre tremila volte.

Prese saldamente lo smartphone tra le mani e con dita tremanti digitò le poche parole che gli vennero in mente.

Jacopo: Meglio, credo

Simone: Come "credi"?

La rapidità di risposta dell'altro stupì Jacopo che però si sentì in un certo senso rinfrancato. Forse non era l'unico che stava vivendo uno stato d'ansia.

Jacopo: La nausea è passata, la febbre no e ho la testa che mi scoppia

Simone: Hai preso qualcosa?

Jacopo: Si, ma sembra non bastare

Simone: Prenditi tempo, non è che tutto passa con uno schiocco di dita

Jacopo: Lo so, ma ora mi andrebbe solamente di dormire

Simone: Puoi farlo, non te lo impedisce nessuno

Jacopo: Però mi annoio

Simone: Sei incontentabile

Jacopo: Forse...

Simone: Solo forse???

Jacopo: Ok, sono incontentabile!

Simone: Ammetterlo è già un passo avanti

Jacopo: Sei un bullo

Simone: Lo sono

Jacopo: Ammetterlo è già un passo avanti!!!!

Simone: Simpatico Pappagallino.

Jacopo ridacchiò scuotendo la testa alla vista di quel nuovo nomignolo e, pertanto, perse l'occasione di rispondere a tono.

Simone: Ora devo scappare. Rimettiti presto

Jacopo: Ci provo

Jacopo: E grazie del pensiero

Simone: Figurati spugnetta, ci sentiamo

Una sorta di calore si estese all'altezza della stomaco di Jacopo e questa volta, ne era sicuro, non era assolutamente colpa della febbre!

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