Capitolo 32

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Non bastarono le coperte, non bastò la cioccolata calda e nemmeno la minestrina col brodo di pollo. L'umore di Jacopo era a terra e peggiorava in proporzione al tempo trascorso dalla mancata risposta di Simone fino a soccombere quando le spunte da grigie divennero blu.

Simone aveva letto il suo messaggio ma non aveva comunque pensato di rispondergli.

Preso dallo sconforto Jacopo decise di infilarsi a letto, col capo nascosto tra il cuscino e il piumone senza alcuna voglia di dormire ma con la necessità di isolarsi dal mondo.

Era ormai sera quando si alzò per mangiare qual cosina, non tanto per fame, quanto per prendere le medicine che sarebbero servite a farlo sentire meglio, almeno fisicamente.

Per il suo morale nulla potevano i messaggi dei suoi amici o le attenzioni dei suoi. Era uno soltanto il tarlo che lo tormentava.

Sospirò rassegnato eppure la sua mente non smise di cercare risposte all'enorme punto interrogativo che si stagliava prepotente tra i suoi pensieri.

Perché Simone che fino al giorno prima si era mostrato così accorto e gentile con lui d'improvviso sembrava ignorarlo?

Perché farlo sentire importante se poi non valeva il tempo di un messaggio?

Dopo un panino e un antipiretico la testa sembrò dolergli meno ma era qualcosa più giù, all'altezza dello stomaco a fargli male.

Jacopo si diede più volte dello stupido. Non riusciva a capacitarsi di come riuscisse a rendere una tragedia una cosa così stupida.

Eppure quella cosa così stupida per lui rivestiva un'importanza alla quale preferì non dar peso.

Tornò nella sua stanza rimettendosi a letto, controllò un'ultima volta il cellulare ma, non trovando nulla che catturasse la sua attenzione, lo ripose sul comodino e tornò a nascondersi nel tepore rassicurante delle sue lenzuola.

Dopo qualche istante a Jacopo parve di udire un ronzio strozzato. Spalancò gli occhi nel buio ma non accennò a muoversi. Prima di cedere alla delusione di una stupida allucinazione uditiva preferì convincersi di essersi sbagliato e di aver solamente sognato quell'insignificante suono.

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