Capitolo 48

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Simone era impegnato al lavaggio quando li vide arrivare, Marco e Jacopo, uno di fianco all'altro.

Mentre si aspettava l'arrivo del secondo da un momento all'altro, il palesarsi del primo lo colse un attimino impreparato.

«Ho incontrato Jacopo per strada» spiegò proprio Marco dopo aver salutato «e abbiamo fatto un tratto assieme»

«Tu oggi non lavori mica?» domandò Simone.

«No infatti stavo andando a pranzo, ho solo pensato di fermarmi a fare un saluto»

Simone alzò scettico un sopracciglio mentre scrutava le mosse del fratello che, intanto, parlottava con un Jacopo silenzioso e dallo sguardo basso.

Si fermò un istante ad osservarlo e a chiedersi perché, quel ragazzo dalle mille potenzialità, se ne stava sempre rinchiuso in sé stesso, sempre con quello sguardo basso e inaccessibile ai più, sempre silenzioso e perso.

Lo osservò mordicchiarsi l'indice mentre ridacchiava a qualcosa detto da Marco e un po' si sentì invidioso.

A suo dire, in quel particolare ambiente, lui era l'unico ad aver visto uno spiraglio di quello che Jacopo era per davvero. Con lui Jacopo si era aperto, anche se solo in parte, anche se minimamente lui lo aveva visto sorridere.

Vedere quello spiraglio aveva convinto Simone che dietro tutta quell'apparenza ci fosse dell'altro.

E ora, anche solo l'idea, che quella sua piccola conquista, quel suo piccolo spiraglio, potesse essere in qualche modo condiviso con quello che in fin dei conti altri non era che suo fratello, gli metteva i brividi, dei brividi che non comprendeva a pieno.

Si chiedeva il perché anche di quelle sensazioni, ma l'unica cosa che riusciva a fare era sorridere del sorriso che scorgeva sulle labbra di Jacopo.

Tanto era preso dai suoi pensieri che nemmeno sentì le parole di Marco che lo salutava mentre si stava congedando. Dovette arrivare a schioccargli le dita di fronte agli occhi per catturare la sua attenzione.

«Alla buon'ora!» lo richiamò «io vado, ci vediamo a casa»

Simone annuì ancora un tantino confuso osservando l'altro che si involava verso l'uscita.

«Ah!» fece d'un tratto Marco tornando sui suoi passi «ho invitato Jacopo ad uscire una sera»

Gli occhi di Simone si sgranarono.

«In che senso?»

Un attimo.

Gli occhi di Marco registrarono quel piccolo attimo di smarrimento.

Cos'era quella scintilla che aveva scorto?

Era gelosia forse?

Era solo una sua impressione o davvero Simone lo stava guardando con uno sguardo carico di domande e aspettative?

Sorrise sornione.

Aveva scorto, dopo tanto lavorare ai fianchi, una reazione forte, che forse non si aspettava.

«Uscire, bere qualcosa, mangiare, fare quattro chiacchiere, quello che volete insomma»

«Volete...» ripeté Simone assorto in un sussurro quasi inudibile.

«Volete!» ripeté Marco ad alta voce, in netto contrasto col fratello «Tu e Jacopo»

Simone emise solamente un versetto incomprensibile ma parve ritrovare un salubre colorito.

Marco registrò mentalmente quei piccoli cambiamenti e un sorrisetto sardonico apparve sul suo viso.

Nascose la sua soddisfazione mascherandola con un ulteriore saluto.

Lasciò la sala da tè mentre nella sua mente un'idea si faceva largo. Un'idea semplice e ingenua che lui avrebbe sfruttato a suo favore.

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