IL PRIMO GIORNO

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Spalancai gli occhi col fiato stretto come se lo avessi trattenuto per ore.
Il cuore batteva forte in petto per la tremenda e continua sensazione di cadere.

Davanti a me non c'erano più ombre, scalinate e bilance assurde, ma una parete bianca illuminata da una luce attenuata, che non aveva nulla a che fare con quella innaturale di prima. Aveva un aspetto familiare.

Mi ci volle un po' per rendermi conto che mi trovavo in camera mia, al sicuro, distesa sul letto.

Portai le mani tremanti sulla fronte che era ricoperta da tante gocce. Ero diventata un bagno di sudore.

Era solo un brutto sogno.
Sì, ma che razza di incubo!
Mi sembrava di sentire ancora il dolore della scottatura alla mano.

La fissai e notai con terrificante sorpresa una macchia rossa proprio nel centro del palmo. 
Sbattei le palpebre e questa venne assorbita dal chiarore della pelle.

Allontanai la mano schiacciandola contro il materasso.
No, è solo la mia immaginazione, mi tranquillizzai facendo un lungo e profondo respiro per calmarmi.

<< Leah! >> Scattai in piedi. << Tesoro, sbrigati. É tardi! >> urlò mia madre da dietro la porta.

Ci mancava solo lei.

Guardai l'ora sul cellulare, che tenevo sempre sopra il comodino accanto al letto.

Erano le sette. Le sette!
Avevo un'ora per prepararmi e credevo che sarei riuscita a fare tutto; persino arrivare in tempo per aspettare il suono della campanella.
Io però avevo una madre che era sempre un'ora in avanti.

Mi buttai sul letto e abbraccia il soffice cuscino, rilassandomi.
La paura svanì poco a poco, mentre realizzavo che quello era stato solo un incubo e che ormai ero sveglia.

<< Leah! >> urlò la mamma, facendomi urlare per lo spavento.

Mi alzai sbuffando ( Non potevo avere un momento di tregua! ) e andai nel mio bagno per darmi una rinfrescata.

Mentre scrutavo il guardaroba per decidere cosa indossare, i miei occhi si soffermarono sul calendario appeso lì vicino, sopra al baule che avevo comprato in un mercatino dell'usato due anni prima.
Quel giorno era evidenziato da uno spesso cerchio nero e con una faccia triste accanto.

Con malinconia mi resi conto che erano ufficialmente finite le vacanze estive. Avrei voluto andare al lago e fermi un'altra nuotata, ma in quel giorno cominciava il mio ultimo anno alle superiori.

Ultimo anno voleva dire prendere il diploma ed pensare al college.
Io non avevo la più pallida idea di cosa fare dopo il diploma. L'unica cosa che avevo in mente era un sogno: andare in Europa a studiare pianoforte, diventare una grande pianista e girare il mondo.
Davvero un bel sogno, più tendente a restare tale che essere realizzato: i miei genitori non me lo avrebbero mai permesso.

Mentre pensavo al mio futuro mi preparavo.

Ormai vestita e con lo zaino in spalla controllai l'ora. Avevo ancora più di una mezz'ora di tempo a disposizione.

Alla faccia del ritardo!

<< Buongiorno. >> mi salutò papà appena entrai in cucina.
Era seduto a tavola, a leggere il giornale con sotto la sua colazione già iniziata.

Mi sedetti accanto a lui, dove mi attendeva la mia solita colazione: latte e cereali con dei pancake che non riuscivo mai a finire. << Buongiorno papà. >>

Mise via il quotidiano. << Pronta per l'ultimo anno? >>

Sospirai afflitta mentre versavo il latte dentro la ciotola rossa coi cereali che iniziarono a galleggiare.

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