Stanca - Parte Seconda

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Quando mi risvegliai, il sole stava tramontando tingendo di rosso e arancione la stanza; gli angoli più nascosti e lontano dalla finestra si stavano oscurando.
In quel momento della giornata, sotto quella luce, tutto acquisiva una certa magia.

Mi svegliai però con una strana sensazione dentro. Non so cosa avessi sognati ma non mi sentivo tranquilla.

Sentii un spiffero freddo e mi strinsi nelle spalle rabbrividendo.

La finestra era leggermente aperta. Ma questa finestra ha qualche problema?, domandai iniziando a pensare che qualcosa non andasse, perché ero sicura che fosse chiusa prima.
Non credo che fosse stata la mamma, visto che freddo fuori.

Andai a chiuderla, visto che si stavo congelando.
Controllai la serratura, che non era rotta, e mi voltai per ritornarmene a letto. Fu così che vidi due occhi mi fissavano nell'angolo buio della stanza, di fianco alla porta del bagno.
Un raggio di luce illuminava solo per metà un volto.

Indietreggiai col cuore in gola.
Ero pronta a gridare in preda al panico, ma una mano me lo impedì.

Subito dopo mi trovai davanti Gabriel.

<< Shhh, non vorrai che tua madre venga qui? >>

Ehm ... Sì!, gli risposi.
Mi liberai, strappandogli via la mano dalla mia faccia. Presi una boccata d'aria, ispirando con forza. Quell'imbecille mi aveva coperto tutta la faccia, impedendomi di respirare.

<< Oh! Scusa. >> disse alzando le mani.

<< Che ci fai in camera mia? >>

Si infilò le mani nelle tasche. Cosa ci fosse là dentro me lo domandavo da un bel pezzo.

<< Sono venuto per vedere come stai. Allan è fuori a dare la caccia a un demone. Dovremmo mettere dei sigilli qui. >> disse guardando le quattro pareti della stanza

Lo fissai un attimo confusa e ancora impaurita per quella improvvisata.

<< Tranquilla, se la caverà. È molto forte e ben addestrato. >> aggiunse quasi scocciato.

Annuii anche se non era proprio a quello a cui stavo pensando.

<< Davvero sei qui per vedere come sto? >> domandai stupida. Forse non era così stronzo dopotutto.

Gabriel sembrò altrettanto sorpreso, poi, abbassò lo sguardo e le sue labbra formarono un bel sorriso. << Sì ... Noi ti dobbiamo proteggere, ricordi? È il nostro compito. >>

<< Ah, va bene ... Grazie.>>

Andai a sedermi sul letto. Mi misi il cuscino rosa a forma di cuore sul ventre e lo abbracciai forte. Per qualche motivo la sua risposta mi aveva delusa.

Sospirai con forza e ritornai a sentire la stanchezza. << Cos'è successo oggi? Perché mi sento così stanca? >>

<< Fin'ora non avevi mai usato i tuoi poteri e il tuo corpo si deve ancora abituare a tutta questa energia .>> Si sistemò accanto a me. << Credo che abbiamo esagerato con gli allenamenti. Ti abbiamo portata al limite. >>

Era la prima volta che lo vedevo dispiaciuto e turbato, un po' fragile, per me.
Fu in quel momento che mi ritornò in mente quella mattina, quando ero in classe prima di ritrovarmi in infermeria.

Allora avevo davvero visto il lato buono di Gabriel!

Mi venne da sorridere. << Grazie per avermi portata in infermeria. >>

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