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Capitolo 3:Chiaro di Luna

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Capitolo 3:
Chiaro di Luna

Le dita di Taehyung bruciavano come raggi di Sole in pieno agosto sulla pelle fragile di Jungkook. Mano nella mano, la presa solida che non aveva osato allentarsi nemmeno un po' durante il tragitto, il minuto ragazzo si lasciava guidare dal castano, lasciando che i piedi del maggiore lambissero con maestria il sentiero scosceso.

Era notte fonda, pesanti nuvoloni cinerei tappezzavano il manto nero pece non permettendo al bagliore della Luna e delle sue compagne stelle di toccare il terriccio umido. Gli animali sembravano essere spariti nei brandelli di atmosfera cupa ancora impigliati fra i rami secchi.

Gli occhi fervidi di Jungkook saettavano sullo sfondo nero cercando di capire dove si trovassero. Avevano già lasciato la città da qualche minuto, quando ai freddi grattacieli si erano sostituiti sottili braccia di alberi morti e corrosi dal vento.
Il suo sguardo si posava momentaneamente su Taehyung, ma la sua espressione rimaneva sempre impassibile, puntata sulla strada.

"Taehyung" lo chiamò flebile il minore spezzando quel silenzio tombale.

Il castano non lo degnò di uno sguardo lasciando che solo un sottile mugugno scappasse alle sue morbide labbra.

"Dove stiamo andando?"

"È una sorpresa, fidati di me" mormorò l'altro in risposta.

Eppure quelle tre parole di solito suonavano così strane se pronunciate da uno sconosciuto.
Fidati di me.
Tutto il dissapore acre della vita che era impastato nella bocca di Jungkook come una zuppa amara, si riversava sotto forma di pensieri nocivi, blande parole mormorate a sé stesso in una camera buia; e mai l'argomento dalle sfumature brillanti come la fiducia aveva osato sfiorarlo.

Era un qualcosa di fin troppo astratto per lui, dai contorni amorfi e incolori. Un vaso di vetro che si spezzava al minimo contatto un po' troppo brusco e che lo abbandonava a crogiolarsi nell'ammasso di brandelli del suo misero cuore.

Ma se quelle parole provenivano dalle labbra di rosa di Taehyung e cullate dalla sua dolce voce profonda, nulla sembrava fuori posto.
Come i pezzi di un puzzle, tutto si incastrava alla perfezione; la figura eterea del castano con i sentimenti dai colori caldi mancanti dall'essere di Jungkook da ormai anni.

Era da folli affidarsi ad un ragazzo incontrato solo due notti prima, ma Jungkook era disperato, intrappolato nei fili taglienti della monotonia.
Voleva solamente vivere.
E Taehyung, nonostante quello sguardo malinconico e vuoto che caratterizzava i suoi occhi smeraldo, possedeva quel barlume di vitalità che al minore mancava.
Come i moscerini con la luce, Jungkook era troppo ammaliato dai colori della sua nemica vita per accorgersi che stesse andando incontro alla rovina più assoluta.

"Siamo arrivati"
La voce calma di Taehyung riverberó nelle orecchie di Jungkook, portandolo ad alzare lo sguardo.

Si trovavano di fronte a un lago, immobile e nero come spruzzi d'inchiostro. Arbusti scuri tutt'intorno si confondevano fra loro, ammassandosi e combattendo per quel misero raggio di luce che, fragile, penetrava nella barriera di nuvole scure.
Il silenzio vibrava nella fredda aria pungente.

"Che posto è?" chiese Jungkook girandosi frenetico su sé stesso.
Tutto quel buio non gli piaceva.
Taehyung lo prese per le spalle, le sue mani che presero subito ad irradiare calore nel corpo infreddolito del minore. 
Puntò i propri occhi di giada in quelli scuri del moro, mescolando quel verde intenso con il nero soffice delle iridi di Jungkook.

"Jungkook calmati, ti piacerà vedrai" gli rispose sicuro Taehyung scandendo per bene ogni singola sillaba.

Jungkook annuì rigorosamente seguendo, poi, Taehyung che nel frattempo si era accomodato sulla riva di quel lago minaccioso.
Si sedette affianco al maggiore lasciando che i sassolini freddi cozzassero contro il tessuto sottile dei suoi jeans.

"Cosa stiamo aspettando?" domandò dopo qualche minuto trascorso nel silenzio totale.

Taehyung, lo sguardo rivolto alle nuvole grigie, esitò a rispondere. Le suoi iridi verdi erano impigliate nei risvolti scuri di quei mostri che tappezzavano il cielo, rapite dalle loro forme soffici ma allo stesso tempo così bieche.

"Aspettiamo la Luna"

Un cipiglio confuso affiorò sul volto delicato di Jungkook.
Decise, tuttavia, di reprimere tutte le domande che vorticavano senza sosta nella sua testa, e di godersi la silenziosa calma notturna. Si stese, ignorando le fitte di dolore dovute a quei maledetti sassolini, e si perse con lo sguardo nelle nubi scure che volteggiavano sopra la sua testa.

"Perché giri sempre di notte tu?" chiese Taehyung all'improvviso, spezzando quella calma spettrale.

Jungkook lo squadrò dal basso trovando gli occhi del maggiore ancora incatenati al cielo.

"Potrei chiederti la stessa cosa" rispose portando le mani dietro la testa- ancora una volta il dolore persistente dei ciottoli nella sua carne-

"La ragione per cui vago come un moribondo di notte per le strade non è sicuramente piacevole"

"Chi ti dice che la ragione per cui lo faccia io sia solo un capriccio, e non meno piacevole?" domandò Jungkook.

Taehyung si voltò a guardarlo dall'alto studiandolo al di sotto delle sue ciglia folte. Un sorriso malinconico e svuotato di ogni colore adombrava il volto dolce del minore. Senza pensarci il maggiore allungò una mano facendola affondare nei morbidi capelli corvini dell'altro e iniziando ad intrecciare i fili pece fra le proprie dita affusolate.
Vide le palpebre del ragazzo chiudersi e quella smorfia a mo' di sorriso sparire, lasciando solo il suo sbiadito ricordo.
Qualche gufo, intanto, aveva iniziato a cantare.

"È ora, alzati"lo avvisò Taehyung dopo qualche minuto.
Il minore aprì gli occhi stordito, già prossimo a cadere nel sonno profondo. Sollevò la schiena e si mise a sedere, voltando lo sguardo nella stessa direzione dov'era fermo quello di Taehyung: il lago.

"Guarda in alto" ordinò il maggiore, il tono vellutato nelle tenebre notturne.
Jungkook ubbidì alzando le iridi alle nuvole plumbee.
Lentamente quelle macchie scure nel cielo iniziarono ad allontanarsi, permettendo ai pallidi raggi lunari di oltrepassare quella spessa barriera e di cadere a picco sulla terra sottostante.
Il moro seguì con gli occhi l'argenteo bagliore fino a far sprofondare il proprio sguardo nel lago, ora non più nero come l'ossidiana più pura.
Era infatti illuminato dallo smorto candore lunare, la superficie cristallina intenta a creare complessi giochi di luci. Tutt'intorno, quelli che una volta sembravano solo arbusti secchi, si mostravano ora come fiori dalle sfumature immacolate che riflettevano con grazia gli accennati bagliori della Luna e delle sue sorelle stelle.
Il complesso, con l'aggiunta del calmo frusciare delle onde, creava un' armonia struggente, una capace di rapirti lo sguardo con la sua apparenza eterea.

"Questo luogo esiste solo al chiaro di Luna" parlò Taehyung, gli occhi fissi nel lago profondo.

"Un po' come noi due, no Jungkook?" ridacchiò.

Il minore si voltò nella sua direzione, forse il viso del maggiore una vista ancora più bella di quella che gli si presentava davanti.

"Compariamo solo nelle notti più sfuggenti e attendiamo solo che una luce ci faccia brillare, coprendo tutte le nostre imperfezioni sotto quel bianco immacolato"

Taehyung alzò gli occhi al cielo, la Luna che risplendeva nelle sue iridi smeraldo, illuminando quel barlume di vitalità accesa.

"Io credo di aver già trovato la mia luce"

Strawberries & Cigarettes || VKOOK || [SOSPESA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora