Prologo

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Il buio calò su Londra facendola dormire insieme ai suoi abitanti; ogni piccola e innovativa città vicina si spense dando l'opportunità alla notte di sovrastare i vicoli dove nessuno sarebbe mai voluto finire, solo gatti randagi e topi vi abitavano.

Il grande orologio centrale segnava la mezzanotte e qualche secondo mentre le stazioni dei grandi treni a vapore erano fuori servizio donando la pace; le lancette dei due grandi cerchi, con gli ingranaggi interni ben visibili dall'esterno, erano immobili sotto lo sguardo serio di quei due occhi color ghiaccio.

Affacciato alla finestra della sua camera, Norval sospirò e si passò la mano tra i capelli bicolore sapendo che, da quell'ora in poi, avrebbe dovuto compiere il suo ingaggio affidatogli la settimana prima.

Si avvicinò allo specchio a figura intera della sua disordinata camera e legò i capelli biondi, che gli ricadevano sulle spalle, in una coda alta; essi divennero neri cambiando totalmente la persona davanti a quel riflesso.

Si sistemò la sua camicia color pece piegandone le maniche e chiuse il panciotto in pelle del medesimo colore con le cinghie centrali.

Nei suoi scarponi scuri, come il resto del suo vestiario, vi nascondeva due pugnali argentati; alla vita aveva una cinta in cuoio marrone scuro con una pistola posata nel fodero. L'arma era a stile piratesco con un meccanismo a rotelline dentate esterno.

L'identità del ventenne fu ulteriormente nascosta dagli occhiali da pilota che gli coprivano gli occhi gelidi e privi d'emozione.

L'unica fonte di luce di quel luogo angusto era un antico lume in ottone posto su una trasandata scrivania piena di polvere, foto delle sue vittime affidatogli e altre cianfrusaglie.

Norval attraversò la sua camera in parquet chiaro con falcate lente per avvicinarsi al suo letto dal quale prese il suo trench, rigorosamente nero.

La sua voglia di lavorare era pari a zero quella notte, ma non poté rifiutare la succosa offerta in denaro da parte di Mr. Qwerty Griffiths, figlio di un defunto e ricco imprenditore di orologi.
Questo lasciò tutta la sua eredità solamente al suo primo genito, Mr. Godson Griffiths, facendo rimanere l'altro a mani vuote.

Come ultimo tocco, prese un'arma robotica dove l'intero braccio destro -compresa la mano- ne era ingabbiato.

Dalla tasca tirò fuori un pacco di sigarette rovinato e ne afferrò una mettendosela tra le labbra. Non la accese.

Portò davanti al viso il suo orologio da taschino dorato guardandone l'ora: 00:30.

-Se non dovessi tornare, non chiamare la polizia-
Disse alla sua amica Kyrie, un furetto dal pelo sfumato marrone e grandi occhi neri.

L'animale mosse il suo nasino rosa mentre alzò velocemente la testa osservando il suo compare che stava per dileguarsi.

-Hai mai visto un furetto usare il telefono?-
Rispose questa venendo ignorata dal diretto interessato.

Era abituata a lui e non si offese delle azioni del giovane, cioè aprire le ante della finestra per poi uscirvi e lasciarla spalancata.

Il vento fece danzare le tende verdi all'interno della stanza e Kyrie rabbrividì.

-Stolto, apatico, egoista e ignorante delle mie zampette! Appena rimetterà piede qui dentro, gli rosicchierò quel cuore arrugginito che si ritrova!-
Borbottò per il freddo improvviso che invase l'intero ambiente.

***

Le strade della città erano deserte.
La luna era alta in cielo, piena e illuminava Londra con i suoi delicati e ovattati raggi.
Nessuna stella brillava quella notte nel cielo, ma Norval non si era mai soffermato ad osservarle.

Iron Heart [Steampunk Revolution 2018]Where stories live. Discover now