Capitolo VI

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Harry chiese a Charles di mettere il mazzo di fiori nell'acqua. I morbidi petali bianchi
gli ricordavano Bertie. Il vaso di fiori era una piccola oasi, pura e delicata, nell'artificio altrimenti opprimente della camera da letto.

Nonostante avesse già patito un eclatante fallimento in pista, Harry era meno preoccupato per gli eventi sportivi di quanto non fosse per gli eventi sociali. Aveva cavalcato prima, ma non era mai stato ad un ballo.

Mentre aspettava che Charles gli annodasse la cravatta, provò passi di danza e saluti allo specchio, inchinandosi e tendendo la mano: "Posso avere l'onore di questo ballo?" Si schiarì la voce, "posso avere l'onore di questo ballo?" No, pensò tra sé. "Salve, siete bellissima stasera, posso avere l'onore di un ballo?"

Charles sorrise, gli occhi illuminati dall'orgoglio di un fratello maggiore. "Non saranno
in grado di resistervi, vostra grazia."

Harry esaminò le sue membra snelle e la morbidezza da bambino che gli arrotondava
le guance. "Sono lo scapolo più giovane, le donne mi chiamano, piccolo passerotto,"
sospirò.

"Chi non ama i passeri? Sono creature affascinanti."

Charles gli portò la cravatta. Era verde.

"Non posso indossarla," disse, scuotendo la testa. "Sono ancora in lutto."

Charles ignorò le sue proteste. "Apparteneva a vostro padre: aveva fatto in modo che il sarto creasse una tinta che si abbinasse alle verdi colline del Somerset: avrebbe voluto che voi la indossaste oggi, in onore del Somerset, in suo onore."

"Va contro l'etichetta."

Charles scosse le spalle. "Siete più vittoriano della regina Vittoria stessa! Indossate la cravatta, fa risaltare i vostri occhi."

***

Vagare a Warwick House era come farsi strada attraverso l'inferno dantesco. Se la camera da letto di Harry era un chiassoso incubo, la sala da ballo era l'ultimo cerchio dell'inferno. Le pareti rosso sangue e le modanature d'oro della sala da ballo erano punteggiate da sculture di nudo e dipinti allegorici violenti e sessualmente espliciti. Non c'era un solo angolo dove poter posare gli occhi che non fosse ricolmo di perversione e peccato.

Gli uomini conversavano da un lato della sala da ballo e le donne dall'altra. Harry tirò fuori la sua moneta fortunata e recitò il saluto che aveva provato per tutto il pomeriggio. "Posso avere l'onore di questo ballo, posso avere l'onore di questo ballo, posso avere l'onore di questo ballo..."

La musica era iniziata ma nessuno si era mosso.

Questo fino a quando Louis entrò nella stanza. Harry quasi non lo riconobbe. Non era nel suo solito completo rosso ma in un brillante frac blu.

Senza esitare, attraversò la sala e tese la mano verso la donna più bella. Non le aveva neanche chiesto di ballare, semplicemente aveva annuito e lei acconsentito.

Poi anche gli altri uomini attraversarono la sala da ballo.

Frederick, in calzoni ornati con fiocchi, chiacchierava con un gruppo di debuttanti e cercava di decidere tra loro.

Come un cacciatore, Roy scelse una ragazza che era separata dal suo gruppo di amiche.

Harry si bloccò. Sapeva che doveva andare anche lui ma le sue gambe non si mossero.
Tutti quei corpi in uno spazio chiuso, che si toccavano e si respiravano a vicenda, non
faceva che pensare a una cosa: malattia.

Lady Finnes era seduta sul sofà a godersi la musica quando lo vide. "Passerotto!" lo chiamò.

Si avvicinò e si inchinò con le mani dietro la schiena. "Buonasera, Lady Finnes."

Victorian Boy || Italian translation || Larry Stylinson ||Onde histórias criam vida. Descubra agora