Capitolo 24

1.2K 50 0
                                    

"Non puoi essere serio." Disse, portandosi le mani alla bocca.

"I biglietti dicono la verità, non credi?" Le dissi, mostrandoglieli. Bea era senza parole, guardava incredula quei pezzi di carta come se fossero solo una proiezione della sua mente.

"Mi porti a Tenerife?" Disse, guardando poi me. I suoi occhi spalancati, la bocca perfetta leggermente aperta.

"A quanto pare si." Le sorrisi. Bea mi saltò letteralmente tra le braccia, io la strinsi a me. "Io ti amo tantissimo!" Disse, sulla mia spalla. "Ho sempre voluto andarci."

Mia madre mi aveva finanziato questo viaggio. Aveva visto Bea a Natale, se ne era innamorata anche lei. Era impossibile non amarla. Quando dissi a mia madre che avrei voluto portarla a Tenerife, circa venti minuti dopo mi arrivò una mail con due biglietti per due settimane nel posto dei nostri sogni. Inutile dire che aveva prenotato in un resort sul mare, esotico e fin troppo costoso. Mia madre non badava a spese, il suo conto in banca era vasto quanto l'Asia.

"Non dovevi spendere tutti questi soldi per me, però. Mi sarei accontentata anche di Gallipoli, o Vieste. Anche una discarica." Disse, allontanandosi dalla mia spalla.

"Sai che i soldi non sono un problema. Posso permettermelo, quindi perché non approfittarne?" Le accarezzai il volto, Bea sorrise teneramente e mi afferrò la mano.

"Bene, allora corriamo prima di perdere l'aereo."

Per tutto il viaggio Bea era stata irrequieta. Le quattro ore di viaggio furono abbastanza movimentate. Non appena decollammo ed ebbe il consenso di slacciare la cintura, si alzò in piedi per andare al bagno. Poi tornò, e scelse un film sul monitor del sedile davanti. Vedeva i primi minuti, poi cambiava. Siamo passati da film romantici a horror, senza sapere esattamente come.

Quasi baciai terra quando l'aspra aria calda delle Canarie, che pizzicò sulla mia pelle. Era qualcosa di eccezionale essere consapevoli di essere finalmente lì. Erano ormai mesi che organizzavo il tutto alla perfezione, e poi, avremmo fatto un anno il giorno seguente.

Era sera quando arrivammo, motivo per cui non vedevamo l'ora di andare nelle nostre camere per poterci prendere una pausa. Il viaggio, seppur breve, era stato stancante.

Il resort, proprio come aveva detto mia madre e come avevo visto da internet, era sulla spiaggia. La nostra camera era una sorta suite matrimoniale. La parete che dava sul mare era fatta eccezionalmente di vetrate, per poter ammirare al meglio la bellissima ed esotica visuale. Si vedeva il sentiero che raggiungeva la spiaggia, circondato da piante e tanto verde. Prima di esso, una veranda con sdraio e piscina pronta ad accogliere solo noi.

La camera, invece, era bellissima. Aveva al centro un letto matrimoniale coperto da lenzuola azzurre, ed era a stile principesco, con dei veli che pendevano dall'alto.

Bea guardava il tutto con gli occhi della felicità, potei giurare di averli visti brillare

Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.

Bea guardava il tutto con gli occhi della felicità, potei giurare di averli visti brillare.

"È una vasca idromassaggio quella?" Chiese con un filo di voce, indicando quella che io pensavo fosse una piscina sulla veranda.

"Scopriamolo, no?" Le dissi con ovvietà.

Bea lanciò la sua valigia sul letto, tolse le scarpe, la maglietta e i pantaloni e si gettò a capofitto nella vasca. "Oh, si. È idromassaggio eccome." Mormorò, rilassandosi completamente contro le pareti di essa.

Scossi la testa e mi spogliai, deciso a raggiungerla.

[...]

La mattina seguente, Bea mi svegliò con dei piccoli e teneri baci sul volto.

"Buongiorno anche a te."

"Zitto, mi fai perdere il conto." Mormorò, e continuò a lasciarmi baci ovunque.

"Che stai facendo, ora?" Le chiesi ridacchiando. Mi baciò il naso, la fronte, la mascella, le labbra, le guance. Ovunque.

"Sono 365 giorni." Disse lei, mettendosi sdraiata sopra di me. "Ti meriti 365 baci."

"E a quanto sei arrivata?"

"Se ti stai zitto riesco ad andare oltre il 20." Borbottò. Passò così la mattinata. Non mi diede 365 baci, a dire il vero non sapevo quanti me ne aveva dati. Sembravano molti di più.

Il pomeriggio decidemmo di andare a fare un giro in spiaggia. Dovemmo spostarci di molto per vedere un po' di gente, le spiagge su cui affacciavano le camere del resort erano private. Mi convinsi sempre di più che mia madre aveva dovuto spendere un occhio della testa.

Ci sedemmo sulla sabbia e ci rilassammo. Non parlammo molto, semplicemente ci godemmo il momento ed il tramonto che venne qualche ora dopo.

"Forse dovremmo andare. Ho prenotato una cena al ristorante dell'hotel per le dieci." Dissi a Bea quando il cielo sembrò essersi oscurato del tutto, e ad illuminarlo c'erano solo le stelle ed una bellissima luna piena.

Bea annuì, alzandosi. Si scrollò la sabbia di dosso ed insieme, mano nella mano, ci dirigemmo verso la nostra camera.

Fu la prima ad andare sotto la doccia, dopo aver fatto una corsa assurda perché 'a volte ero peggio di una femmina'. Non era vero, semplicemente ci tenevo a farmi bello per la mia ragazza!

Uscì dal bagno con un asciugamano fra k capelli ed uno a coprirle il busto, fino a metà cosce. Mi convinsi ad entrare in bagno solo perché eravamo già in ritardo e non avevo il tempo di strapparglielo di dosso.

Quando tornai in camera, Bea ondeggiava nel suo vestito rosso che le stava alla perfezione: cadeva morbido sulle sue forme e, sebbene fosse anche fin troppo corto per i miei canoni, le stava di incanto e non risultava volgare. Mi immaginai i mille modi in cui avrei potuto toglierlo di dosso ed assaporare la sua pelle che sapeva di cocco, grazie al bagnoschiuma.

"Com'è? Ti piace?" Mi chiese, volteggiando più volte. La schiena era completamente scoperta, notai non avesse il reggiseno. Non potevo guardarla ancora per molto e starmene con le mani in mano.

"Si, è bellissimo." Dissi solo, e mi voltai verso la valigia per prendere il cambio. La sentii ridacchiare, era fin troppo consapevole dell'effetto che mi faceva.

Uscimmo dalla stanza alle dieci in punto, la cena fu buonissima a dire poco. Ci fecero accomodare su una terrazza che affacciava sul mare, c'erano pochi tavoli lì, tre o quattro, e tutti avevano come unica fonte di luce la fioca fiamma di piccole candele profumate, circondati da petali di rose rosse, che si addicevano alla perfezione al vestito di Bea.

Beatrice aveva messo l'anello di mia nonna, quello che le avevo regalato al suo compleanno. Non se ne separava mai, ero felice di vedere come lo apprezzasse.

Mangiammo divinamente, per non parlare della location che era a dir poco perfetta.

Uscimmo dal ristorante verso mezzanotte. Le nuvole avevano oscurato il cielo, in lontananza si vedevano i lampi che squarciavano le nuvole nere come la pece.

"Sta per arrivare una tempesta." Mormorò lei, stringendo di più la mia mano. Odiava stare fuori con le tempeste, voleva sempre tornare a casa prima che scoppiasse un temporale.

"Troveremo il modo di divertirci anche in camera, non credi?" Le sussurrai all'orecchio. Bea mi accarezzò la peluria sul mento, e alzò il mio viso per guardarmi negli occhi. "Non vedo l'ora."

Keep it secretWhere stories live. Discover now