Capitolo 46

1.3K 46 0
                                    

Diego mi stringeva la mano così forte che pensai potesse spezzarla. Non potevo credere che stavo davvero rinunciando a Zurigo. Dicevo addio a quella città prima ancora di ambientarmi e apprezzarla per quel che meritava. Perché Zurigo meritava, come città. Ma Diego aveva ragione. Nel mio grembo, lentamente, stava crescendo nostro figlio, mi immaginavo già quando lo avrei sentito calciare, quando lo avrei visto nascere, fare i primi massi, pronunciare le prime parole. Non stavo più nella pelle, ed erano passate solo undici settimane. La gravidanza, ero convinta fosse il periodo più bello da vivere per una donna. E volevo farlo insieme a Diego. Volevo sentire calciare mio figlio, per la prima volta, con lui, e non chiamarlo nel bel mezzo della notte per dirgli: "Ehi, sai, tuo figlio mi ha dato il primo calcio." Diego meritava di far parte di quel periodo della mia vita, ed io volevo con tutta me stessa che fosse così, anche se questo voleva dire rinunciare a Zurigo.

Eravamo in piedi, di fronte l'ufficio del signor Laudoni. Bussai, volevo tirare via quel dente il prima possibile. In fondo, Roma era la mia città, la sentivo mia anche più di Rimini. Erano successe così tante cose tra quei resti di una città che un tempo splendeva di gloria, e che continuava ad affascinare chiunque vi mettesse piede.

"Sei pronta?" Mi chiese Diego, osservandomi. Annuii, con un sorriso sulle labbra. "Prontissima."

Sentii pronunciare un 'avanti' dall'altro lato della porta, così la aprii delicatamente. Il signor Laudoni fu sorpreso di vedermi un ufficio, nel giorno feriale che avevo chiesto.

"Beatrice, è successo qualcosa?" Mi chiese immediatamente. Poi i suoi occhi si soffermarono su Diego alle mie spalle, un sorriso si formò sulle sue labbra. "Ferrara, che piacere vederla!" Disse poi, facendo il giro della scrivania solo per raggiungerci e stringergli la mano. Mi chiusi la porta alle spalle, e li osservai. "Ho sentito Marini, di recente, dice che sta facendo un ottimo lavoro."

"Mi sto impegnando più che posso, signore." Rispose cordialmente il mio fidanzato, mi ritrovai a stringere la sua mano un po' più forte. Ero felice che ricevesse complimenti dal capo tali da riferirli anche al signor Laudoni.

"Ma ditemi, la vostra è una visita di cortesia o devo questo piacere ad altro?" Laudoni tornò a sedersi dietro la scrivania, incrociando le mani sul suo grembo.

Diego allora mi guardò, io abbassai il capo. Tutto il discorso che avevo preparato nella mia mente sembrò finire nel dimenticatoio. Diego mi strinse la mano, in segno di incoraggiamento, così tornai a fissare il mio capo, e la visuale della città, dietro di lui, che le vetrate del suo ufficio offrivano. Mi sarebbe mancato tutto quello, tanto, ma il mio posto sembrava essere solo Roma.

"A dire il vero, volevo presentare le mie dimissioni." Pronunciai piano, avvicinandomi alla scrivania di qualche passo, e portando Diego avanti con me. Non osavo staccare la mia mano dalla sua, e lui non lo fece con me.

Laudoni sembrò sorpreso dalla mia notizia, infatti spalancò gli occhi e boccheggiò per qualche momento. "E volevo chiederle, se possibile, di restaurare il mio posto da redattrice a Roma."

"A cosa devo questa notizia? Se mi è concesso chiedere, ovviamente." Laudoni sembrò esserne ferito, ma non lo diede a vedere per più di qualche secondo.

Guardai Diego, un sorriso si formò sul suo volto, dando accesso a delle piccole fossette appena marcate. "Aspettiamo un bambino, signore." Diego mi precedette, mi ritrovai a poggiare la mia testa sulla sua spalla con fierezza. "Non voglio vivere questo periodo lontano da lui, né voglio costringere lui a farlo. Spero possa capire le mie motivazioni."

"Intanto le porgo le mie più sincere congratulazioni, Beatrice." Disse, con un piccolo sorriso sulle labbra. "Ovviamente anche a lei, Ferrara. Un figlio è la cosa più bella che possa capitare."

Keep it secretWhere stories live. Discover now