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Ripper sfrecciava sulla statale 35. O forse era la 33. Non che facesse differenza. Da quando il mondo era andato a puttane, le strade sembravano tutte uguali: lingue morte come quelle dei cadaveri che di tanto in tanto rinvenivi sul ciglio della carreggiata. La Grande Onda aveva fatto fuori un bel po' di cristiani. E quelli che non erano schiattati sembravano fenomeni da baraccone, del tipo che avresti visto nel circo itinerante di Fabulous Irving. Quello stronzo l'aveva sfangata e aveva pensato bene di radunare tutti i poveri disgraziati sotto lo stesso tendone. E ci tirava su un bel gruzzolo. Due litri di carburante se volevi vederli combattere. E con le scommesse arrotondava.

Ripper ci aveva fatto un salto una volta – gli svaghi scarseggiavano nel nuovo mondo – e aveva visto combattere un certo Big Dandy, un tizio alto e grosso come un granaio. Aveva piedi giganteschi, vene che affioravano da cosce e braccia ancor più grosse e mani spropositate. Erano così ampie che avrebbe potuto tenere sul palmo un bambino e sarebbe avanzato comunque spazio. La Grande Onda l'aveva trasformato in una specie di mutante super pompato. Gli aveva però risparmiato la faccia, che aveva mantenuto tratti delicati.

Fabulous lo aveva conciato come un damerino d'altri tempi. Big Dandy indossava un cilindro, un foulard, e un mantello annodato sotto il mento. Di vestiti della sua taglia non ce n'erano, e dal collo in giù era nudo. Non aveva il cazzo. L'impianto idraulico gli era caduto, e tra le cosce c'era una chiazza chiara di pelle. Le radiazioni facevano di questi scherzi.

Ripper l'aveva visto combattere contro l'Uomo Capra, un tizio repellente, con una faccia dai tratti bestiali. Quando la Grande Onda l'aveva investito si stava inchiappettando una capra, e il suo corredo genetico si era fuso con quello dell'animale. O almeno questa era la storia che il tizio in cilindro decantava quando lo presentava al pubblico pagante.

L'Uomo Capra si era difeso bene, ma Big Dandy gli aveva fatto il culo.

Ripper svoltò, infilò la rampa, la percorse per tutta la sua lunghezza e superò uno dei pochi cartelli sopravvissuti che gli dava il benvenuto a Chesterville. Le baracche in fila ai lati di Main Street lo accolsero come una guardia d'onore. Il mondo era cambiato, ma Chesterville era sempre la stessa.

Ripper passò accanto all'emporio di Gary. Il vecchio proprietario passava le giornate rintanato nel suo negozio. La Grande Onda gli aveva fuso gli occhi in un unico grande bulbo che pareva un uovo in camicia. Ora somigliava a un ciclope. Ripper gli faceva vista regolarmente. Lo riforniva di carburante. Il generatore di Gary beveva come un vecchio lupo di mare. In cambio, Gary gli allungava acqua e cibo.

La Harley superò la piccola chiesa e si fermò tre baracche più in là. Ripper tirò in fuori il cavalletto con la punta dell'anfibio e smontò. Mise piede sul portico, fece per mettere mano al pomello e si accorse che la porta era socchiusa. Le luci all'interno erano accese. Vedeva il bagliore tremolante delle lampade a olio. Tirò fuori la pistola, sospinse la porta ed entrò in punta di piedi. Percorse l'andito grande quanto l'unghia di un mignolo e si affacciò in soggiorno.

Sembrava tutto tranquillo.

Mise piede oltre la soglia e udì il suono di un vetro che andava in pezzi.

«E sta' attento.»

Sembrava la voce di una ragazzina.

«Scusa», rispose una seconda voce, delicata come quella di un uccellino.

Ripper scivolò lungo la parete, fino alla soglia della cucina, e buttò un occhio. Un marmocchio biondo stava in piedi su una sedia e scandagliava le profondità di un pensile. Poco più in là, le mani infilate in un cassetto e la schiena rivolta al biondino, una ragazzina con due trecce che le scendevano fino alle scapole.

La Compagnia degli SpiantatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora