CHAPTER 14

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Aspetto una sua risposta. 

« perché sono spariti Peter? » porto stancamente le mie ginocchia al petto. I suoi occhi verdi si addolciscono. 

« perché sono Peter Pan » non è abbastanza, non è quello che voglio sentire. Deve esserci una spiegazione logica per tutto questo. Assottiglio gli occhi e gratto nervosamente la testa. 

« non scherzare Peter » la voce debole a causa del dolore « sono confusa, ti prego aiutami a capire » il bruciore alla schiena ritorna alla mancanza delle sue labbra su di essa. 

Manda giù la bile e si allontana da me. 

« smettila di farmi tutte queste domande Wendy » borbotta e evita il contatto visivo. Perché si comporta così?

« queste domande sono necessarie, non trovi? » ho la voce che trema e le pulsazioni forti e dolorose alla schiena, rendono il tutto in modo.peggiore « ti ho soltanto chiesto perché sei guarito così in fretta » voglio che il dolore passi, perché non riesco più a sopportarlo. I miei occhi diventano improvvisamente lucidi. 

« devo farti stare meglio Wendy » parla tutto d'un fiato. La sua ansia è contagiosa e pochi istanti dopo, mi sento boccheggiare « risponderò alle tue domande, ma non qui, non adesso, guardati, guardaci, questò non è il momento della verità, dobbiamo pensare a un piano... be' io devo pensare ad un piano , tu non sai nulla di questo posto » premo le mie labbra in una linea sottile e cerco una risposta intelligente da sfoderare. 

« non conosco l'isola che non c'è? » gli chiedo, mi sento in qualche modo... offesa « dovresti affermare il contrario invece » tiro su col naso « tu mi conosci, mi hai osservata da sempre e dovresti sapere fin troppo bene che so tutto su di te e sull'isola » io so tutto, deve smetterla di affermare il contrario. Mi volta le spalle e sospira.

« non è il momento, ne il luogo, per avviare una discussione Wendy, saprai tutto..ma non ora » cerca di convincermi. Mordo ferocemente il mio labbro inferiore per soffocare un grido. Il dolore aumenta a dismisura. 

« Wendy » la preoccupazione prende possesso della tonalità della sua voce. Il mio corpo non tocca più terra e sento le sue braccia dure e possenti circondarmi le gambe e la schiena. 

« ahi! » mi lamento. Sono seminuda davanti a lui e soltanto adesso che i nostri corpi sono così vicini, mi sento esposta e...imbarazzata. I suoi occhi verdi si abbassano istintivamente e posso vedere chiaramente il rossore sul suo viso. La sua bocca gonfia si socchiude dolcemente e incrocio le mie braccia al petto, provando a coprire la mia biancheria intima. 

« s- scusa io..» balbetta e il rossore sulla sua pelle aumenta. Dimentico il dolore pungente per qualche secondo e gli rivolgo un piccolo sorriso.

« non preoccuparti, come potresti non guardarmi » la voce ancora debole e smorzata. Vedo qualcosa di strano celarsi dietro i suoi occhi chiari e mi mordo la lingua nel disperato tentativo di tenerla a freno. Vorrei sapere cosa sta pensando in questo momento. 

« inginocchiati davanti al muro » mormora con voce flebile, quasi temesse delle sue stesse parole. Lascia che i miei piedi tocchino il legno e con riluttanza, accontento la sua richiesta « è per farti stare meglio » i miei numerosi dubbi si dissolvono alla sua spiegazione affrettata. Le mie pupille sono puntate in avanti e cerco di rilassare il mio corpo. Le sue dita raggiungono insicure il gancetto del mio reggiseno ed entro in panico. Un misto di eccitazione e preoccupazione si fondono nel mio stomaco e porto istintivamente una mia mano su di esso. 

« c-che cosa fai? » balbetto. La mia schiena è completamente esposta adesso. 

« voglio un accesso migliore alla tua pelle » le giunture delle sue dita sfiorano la colonna vertebrale della mia schiena  e la inarco, rispondendo alle sue azioni. 

« rilassati » sussurra contro un mio orecchio e tremo. I palmi delle sue mani massaggiano accuratamente le mie spalle tese e la sua bocca soffia aria calda sui profondi segni che la frusta ha lasciato su di me. Appoggio la fronte al muro e cerco di godere il suo conforto. Le sue mani vanno giù e premono con gentilezza le mie ferite un leggero sospiro fuori esce dalla mia bocca secca e quel benessere che avevo provato poco fa, ritorna. Il dolore è ancora persistente, ma è diminuito. Le sue labbra piene premono contro i miei capelli e mi sento improvvisamente stanca e bisognosa di riposo. Le sue mani continuano a lavorare sulla mia pelle e trovo il coraggio di dire « fallo di nuovo, fai ancora quello che hai fatto prima » inizio a sentire caldo, molto caldo e soltanto adesso mi rendo conto di star sudando. 

« fare cosa » la sua fronte sfiora i miei capelli e il calore aumenta. Oh accidenti..

« la tua bocca » farfuglio e deglutisco « la tua bocca sulla mia pelle » le palpebre si fanno sempre più pesanti e ho davvero bisogno di chiuderle. 

« va bene » credo abbia detto o perlomeno questo è ciò che ho sentito. Le sue labbra lasciano teneri baci sui miei segni e finalmente chiudo gli occhi, sentendomi in pace. Si muovono in modo così attento e delicato sulla mia pelle, adoro il calore che emanano. 

« non smettere.. ti prego » supplico. Il suo tocco sembra sempre più lontano e prima di cadere in un profondo sonno, mormoro « hai le mani di un angelo Peter » lo sento irrigidirsi, ma non do importanza alla sua reazione, sono troppo stanca per pensare. 

***

Mi sveglio di soprassalto, con una coperta a nascondere il mio corpo. Una coperta? non la indossavo ieri notte. Cerco di muovere le mani, ma non posso, sono legate. Mi giro intorno.. stordita. È mattina, il sole è alto e vedo dei gabbiani volare sopra la mia testa, uno di loro con un pesciolino, per sua sfortuna, ancora vivo, incastrato nel suo becco. Non sono nella nave di Capitan Uncino, ma in una piccola barca e al mio fianco c'è Spugna che mi guarda con disappunto. 

« ben svegliata » dice irritato. 

« dov'è Peter? » domando prontamente. Non risponde, continua a guardarmi. 

Mi giro frustrata e finalmente lo vedo, con i polsi legati e lo sguardo basso. I suoi occhi sono di nuovo scuri e quellq strana macchia piena di graffi e di nuovo li, sulla sua schiena. Oh no... 

Vedo qualcosa muoversi sotto l'acqua e sento come dei.. sussurri. Le labbra di Peter si curvano, mostrando un sorriso. 

« sirene » afferma Uncino. Sirene... « maledette creature del diavolo » si gira intorno e una mano bagnata afferra il tessuto che avvolge il mio  corpo. Le mie pupille si dilatano, in allarme. Il mio corpo viene trascinato giù in acqua. Le vedo intorno a me, intente a strapparmi la coperta. Ritorno a galla per qualche istante, il tempo necessario per urlare il suo nome, ma quando ritorno giù sotto il pelo dell'acqua sono sorpresa di vedere i suoi occhi scuri e non più verdi intenti a guardarmi, guardami semplicemente. La coperta abbandona il mio corpo seminudo, ma lui contina a guardarmi in silenzio. Come se sapesse, che questo doveva succedere. 

N.A

Scusate se non ho pubblicato ieri! spero il capitolo vi piaccia :) scusate l'orario ahaha, l'ispirazione arriva in momenti strani. Auguro voi una buona vacanza e spero vada tutto bene. Un enorme saluto.

Peter pan h.sOnde histórias criam vida. Descubra agora