25. Capitolo 24: Finalmente si ritorna a vivere

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Capitolo 25
Finalmente si ritorna a vivere

È tutto molto confuso, sento delle mani che mi tastano in continuo e chi mi pone domande. Mi guardo attorno con fatica, ma che cavolo succede? Chi è sta gente? Chi gli ha dato in permesso di toccarmi? Sposto la gamba quando una dottoressa cerca di toccarla, lei alza lo sguardo verso di me e sorride "Tranquillo è tutto okay Alexander" cerca di tranquillizzarmi con un tono di voce pacato mentre anche tutte le altre infermiere si fermano. "Come sai il mio nome?" chiedo ancora più perplesso di prima "Lo so perché sei in ospedale e i tuoi genitori mi hanno dato tutte le tue generalità" mi risponde con un piccolo sorriso cordiale. La gola mi provoca davvero un grande dolore "Posso avere dell'acqua?" chiedo a fatica, lei si sposta al mio fianco e traffica un po' sul piccolo comodino, ma non posso voltare il capo per via di un ingombrante collare attorno al collo "Ecco a te" mi porge un bicchiere di plastica e mi aiuta ad alzarmi un po' così da agevolarmi nei movimenti. Bevo tutto in un sorso sentendomi subito già molto meglio "Perché sono in ospedale?" chiedo un po' più tranquillo appena ritorno sdraiato sul letto, ma ancora confuso e con la testa dolorante "Hai avuto un incidente, non ricordi?" mi informa lei guardandomi leggermente preoccupata. Alcuni flash mi tornano alla mente: il rumore, il clacson, le voci e il forte dolore all'intero corpo "Si, qualcosa" mormoro spaesato e scosso per il rischio che ho corso "Bene. Allora ti posso spiegare che cosa è successo" riprende parola lei, senza più il cipiglio a incresparle la fronte. Si avvicina maggiormente al letto prendendo posto sulla sedia al mio fianco "Ti abbiamo operato alla gamba perché un pezzo di lamiera ti ha lacerato i nervi, ma posso dire che è andato tutto bene visto che sei riuscito a muoverla subito quando cercavo di visitarti. Però sicuramente dovrai frequentare un serie di sedute di riabilitazione visto che sei qui da un mese" sgrano gli occhi sorpreso cercando di non perdere il filo del suo discorso "Un mese?!" chiedo incredulo, lei annuisce semplicemente "Si, in realtà è poco più di un mese, ma è dovuto dal fatto che hai avuto un trauma cranico e ti abbiamo dovuto indurre il coma per permettere che questo si riassorbisse e poi ci hai messo un bel po' a svegliarti" mi sorride dolcemente mentre io arrossisco un po' senza neanche sapere il motivo. "Bene, ora posso visitarti?" mi chiede sorridendo, annuisco solamente appoggiando la testa sui cuscini, lei prende una piccola torcia e mi controlla gli occhi chiedendo di guardare in più direzioni, poi mi aiuta ad alzarmi lentamente fino a mettermi seduto e ascolta il battito del cuore con uno stetoscopio "Sembra andare tutto ok, ti fa male il petto?" mi chiede dopo lunghi attimi di silenzio, scuoto la testa sentendo una grandissima stanchezza invadermi il corpo "Bene gli antidolorifici stanno ancora facendo effetto. Hai tre costole incrinate, quindi quando passerà l'effetto sentirai male, se non riesci a sopportare te ne daremo un'altra dose" mi spiega lei in modo pratico segnando velocemente qualcosa su una cartellina. Mi passa poi le mani attorno al collo e mi toglie il collare ingombrante e finalmente riesco a respirare meglio, mi aiuta a distendermi nuovamente e sospiro appena. Guardo la gamba ingessata e provo a muoverla, questa risponde bene ai miei comandi e sorrido soddisfatto. Ammetto di essere sopraffatto da tutto quello che mi è stato riferito, ho rischiato di non poter più utilizzare la gamba, sono stato in coma per tanto tempo e le costole sono malconce. Ho rischiato davvero tanto! "Perfetto, sembri in ottima salute, ma dovrai riposare molto e muoverti il meno possibile" mi informa seria sistemando i macchinari al mio fianco che servivano per monitorarmi. "Ora se vuoi posso far entrare la tua famiglia" mi propone con un sorriso dolce "Sono tutti qui?" mormoro stanco, ma emozionato "Non si sono mossi da qui, soprattutto quel ragazzo moro che hai visto al tuo risveglio" sorrido come un idiota perché amo così tanto il mio splendido ragazzo. "Li chiamo" mi riferisce lei con un occhiolino uscendo dalla stanza, le infermiere che erano rimaste in disparte aspettando istruzioni dalla dottoressa, prendono a controllare in modo rapido la flebo e altre mille cose ricominciando a tastarmi. Le trovo un po' invadenti, ma forse questa è la prassi dopo un risveglio. Loro escono dopo pochi minuti e un attimo dopo ritrovo tutta la mia famiglia nella stanza. Vengo circondato da mille braccia, tutti parlano velocemente uno sopra l'altro "Piano! Si è appena svegliato" li sgrida la dottoressa alle loro spalle, tutti tacciono. Mamma alza il viso che aveva nascosto nel mio petto, è completamente ricoperto di lacrime, poggio una mano sulla sua guancia e lei sorride dolcemente "Oh il mio bambino" mi abbraccia forte provocandomi del dolore, ma non dico nulla, sento che ne ha bisogno. "Come stai?" mi chiede invece mio padre in piedi al mio fianco "Bene" mormoro appena anche se la testa ha preso a pulsare con forza, ma non mi va di vederli ancora più preoccupati per me. Vedo spuntare due braccia dal capo del letto, mi volto appena notando il mio fratellino che cerca di salire sul letto, papà lo aiuta e lo sistema vicino a me. Max prende il posto di mamma, che si solleva continuando a sorridere, e mi stringe le braccia al collo "Mi sei mancato" mormora in un singhiozzo "Anche tu pulce" sussurro stringendolo a me con quanta più forza possibile. Quando si alza prende qualcosa dal comodino "Visto?" mi chiede alzando un soldatino di plastica, sorrido riconoscendolo "Mi è stato molto utile" mormoro per portarlo a sorridere bloccando i singhiozzi e subito lui lo fa. La porta si apre di scatto e ne entrano i nonni, Izzy e Simon, mia sorella corre verso di me e mi abbraccia forte trascinando anche Max che si lamenta appena "Alec!" la sento singhiozzare sul mio collo "è tutto ok" sussurro al suo orecchio accarezzandole i capelli morbidi. "Siamo sicuri che è tutto ok?" sento che mio padre chiede alla dottoressa "Si sta bene, riesce a muovere la gamba e ricorda tutto, per ora è sotto effetto degli antidolorifici perciò il dolore e relativamente poco. È stanco però, quindi rimanete qualche altro minuto poi dovete uscire" spiega lei con tono professionale. Mia sorella mi lascia andare e mi accarezza una guancia "Tesoro della nonna!" Izzy viene quasi scaraventata via e fulmina con uno sguardo nostra nonna che mi abbraccia forte. La guardo, mentre allontana il nostro fratellino che rimane incastrato in ogni abbraccio, e subito ci intendiamo con un'occhiata e a stento trattengo un sorriso "Potevi aspettare il tuo turno" borbotta mamma alzando gli occhi al cielo, ma la nonna la ignora completamente. Come mi lascia lei altre braccia mi circondano "Non osare mai più farmi prendere una paura del genere Alexander Gideon Lightwood!" mi sgrida Cat con le lacrime agli occhi "Ci proverò" mormoro appena ottenendo una sua occhiataccia, ma prima che lei possa rispondermi male la porta si apre e due uragani mi saltano completamente a dosso "Hermano!" mi trattengo dal dire una miriade di parolacce dato che si sono lanciati dritti sulle mie costole "Se non me lo smontate magari" sento la sua voce e sorrido un po' forzatamente dato il dolore "Giusto, giusto" si spostano in fretta  "Allora?! Ti senti riposato almeno?" mi chiede Raphael cercando di scherzare, ma noto subito le sue occhiaie e la stanchezza sul viso. Lo guardo così male che alza le mani in segno di resa ridacchiando appena mentre tutti scoppiano a ridere più rilassati. Rimangono in camera ancora per pochi minuti mentre a turno mi abbracciano così tanto che mi sento in soggezione e imbarazzo. I miei occhi si fanno mano a mano sempre più pesanti "Scusate ma vi devo chiedere di uscire, come gli ho già detto deve riposare e non fare sforzi. Meglio se entrate uno, massimo due, alla volta" riprende parola la dottoressa rientrando in camera dopo che era uscita un momento per discutere di un altro paziente. Tutti un po' sbuffando uscendo, quando Mag si avvicina gli prendo la mano "Aspetta" sussurro stanco, mi sorride dolcemente e si siede sulla sedia al mio fianco. Quando siamo soli gli chiedo "So che sei stato qui tutto il tempo" sussurro accarezzando lentamente il dorso della sua mano stretta alla mia "Certo che sono stato qui amore, cosa potrei mai fare senza di te?" mormora accarezzandomi piano i capelli con la mano libera. Sorrido appena "Ti amo" sussurro con gli occhi chiusi e pesanti "Anch'io pasticcino" lo sento sorridere prima che mi lasci un bacio leggero sulle labbra. "Hai bisogno di una doccia" gli comunico portandolo a ridere forte "Lo so, mentre tu dormi vado a casa a farmela" mi rassicura passando ad accarezzare una mia guancia "Raccontami qualcosa" sussurro già mezzo addormentato, la sua voce è il mio calmante naturale. Lui prende parola "Ok allora, Cat ha passato una notte di fuoco con un dottore qui del reparto, si chiama Andie e sembra davvero gentile. I tuoi nonni sono davvero peggio di tuo padre, ma lui non vede l'ora di chiederti scusa per tutto quello che è successo tra voi" mormora lentamente "Davvero?" sussurro appena aggrottando la fronte, ma rimanendo con gli occhi chiusi "Già, poi ti devo dire altro in realtà" mormora serio. Apro appena gli occhi guardandolo preoccupato "è una cosa grave?" chiede subito cercando in tutto i modi di combattere la stanchezza per potergli prestare attenzione "No, non è grave, ma è importante per te, quindi anche per me" mormora, cerco di trattenere un sorriso intuendo dove vuole andare a parare "Ti ricordi vero cosa è successo prima di tutto questo?" mi chiede in un sussurro, io torno a richiudere gli occhi "Se mi stai ricordando che dovrei essere arrabbiato con te lo sono, ma non ne ho le forze" mormoro sentendomi sempre di più scivolare nel sonno. Lo sento sorridere sulla mia guancia prima che mi lasci un bacio "Ne hai tutto il diritto, soprattutto per le cose che ti ho detto, ma ti prometto che appena ti dimetteranno e starai un po' meglio ti racconterò tutto su quella foto e risponderò a qualsiasi domanda tu voglia farmi" dice serio. Non ho bisogno di guardarlo per sapere che sta dicendo la verità, mi basta il suo tono di voce "Non devi farlo per forza, se non ne vuoi parlare forse non sei pronto" mormoro cercando di resistere ancora un po' alla stanchezza "Sono pronto per aprirmi con te, ma solo con te" precisa lui con un sospiro mentre mi bacia la mano stretta alla sua. "Ok" sussurro appena stremato "Dormi amore mio" sussurra lui continuando a carezzarmi con gentilezza il viso mentre io mi lascio andare e crollo nel mondo dei sogni.

Noi e nessun altro || MalecDove le storie prendono vita. Scoprilo ora