26. Capitolo 25: Ritorno alla quotidianità

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Capitolo 26
Ritorno alla quotidianità

(Pro Alec)
Guardo i suoi occhi, sono stretti in fessure per lo sforzo, la fronte impregnata dal sudore, le mani mi stringono forte mentre spinge con furia dentro di me. La mia testa è gettata all'indietro, le labbra schiuse per far uscire i gemiti, le miei unghie conficcate nella sua schiena e le gambe attorno al suo bacino. "Di più" gemo sconvolto dal piacere "Urla il mio nome Alexander" sussurra roco all'orecchio mentre il ritmo si fa sempre più serrato. Gemo forte, urlo... "SVEGLIA!" gli occhi si spalancano e per un attimo mi provocano dolore. Li richiudo in fretta per poi aprirli lentamente, davanti a me c'è una donna sulla sessantina vestita di bianco visibilmente incazzata "Non conoscete il regolamento?!" urla ancora, mi guardo attorno confuso un attimo prima di realizzare che Magnus e io ci siamo addormentati abbracciati. "Non muoverti" è un sussurro che mi giunge alle orecchie, rimango alcuni secondi perplessi credendo di aver immaginato la sua voce, ma poi qualcosa di duro si scontra con la mia gamba. Cerco di non sgranare gli occhi per via della sorpresa "Ehm si ci scusi, ora lo sveglio" mormoro in completo imbarazzo piuttosto sicuro di essere anche rosso in viso "Vi do cinque minuti, poi torno" borbotta lei andandosene a passo di marcia sbattendo la porta. Mi volto di scatto verso Magnus che si porta a sedere sbuffando "Sei impazzito!?" esclamo a bassa voce per non attirare l'attenzione di nessuno "Non è colpa mia" borbotta lui alzandosi dal letto mentre si passa una mano tra i capelli "Va' in bagno" borbotto esasperato. Lui mi guarda un attimo confuso "Cos'è ti sei dimenticato che hai già visto tutto questo?" alzo gli occhi al cielo arrossendo alle sue parole sfrontate "No idiota! Lo sai che se tu sei eccitato mi eccito anch'io e Hitler torna tra cinque minuti, non ci tengo a rendere le cose ancora più imbarazzanti" gli spiego dato che non sembra arrivarci, lui scoppia a ridere di gusto mentre si avvicina al bagno e si chiude dentro. Prendo un gran respiro, cercando di calmare i battiti del mio cuore accelerati per via del sogno e dell'adrenalina del momento. Il mio sogno! Era così reale! Rimango imbronciato per un bel po' perché quando lui esce, diversi minuti dopo, si avvicina subito a me "Che c'è? Stai male?" mi chiede preoccupato iniziando già a tastare le mie spalle, a sentire la temperatura della mia fronte e cercando, tutto nello stesso momento, di distendermi sul letto in una posizione comoda "No" borbotto sporgendo visibilmente il labbro inferiore lasciandomi andare contro i cuscini. Si sporge verso di me con la fronte aggrottata chiedendomi dove provassi dolore o cosa poteva fare per aiutarmi, sorrido intenerito scuotendo la testa "Fisicamente sto bene o, per lo meno, non provo così tanto dolore. È solo che..." lo tranquillizzo prima di sporgere nuovamente il labbro inferiore" Stavo facendo un sogno bellissimo" mi lamento sconsolato. Appoggia le labbra sulle mie mordendomi piano la pelle "C'ero anch'io?" mormora lascivo in un sussurro divertito "Ovvio, altrimenti non sarebbe stato bellissimo" sorrido totalmente innamorati catturando un suo labbro e succhiandolo piano mentre avvolgo le mani attorno al suo collo accarezzando la base dei suoi capelli. Sorride visibilmente compiaciuto "Mmh che mente perversa pasticcino" scoppio a ridere al suo sguardo sensuale "Perché? Sei tu che pensi male" lo guardo cercando di assumere un'espressione irritata, ma fallendo miseramente "Perché c'ero io e dove ci sono io non può non essere una situazione piccante" sussurra lui con voce roca "Smettila che ora torna Hitler" lo sgrido ridacchiando lasciandogli un altro bacio. Lui ride alzando le mani in segno di resa rimettendosi dritto con la schiena "Come vuoi tu" acconsente scrollando le spalle "Vado a prendere un caffè alla macchinetta" mi avvisa lui lasciandomi un velocissimo bacio sul naso "Puoi andare da Starbucks, tanto tranquillo non mi muovo" gli propongo, tanto non è che possa muovermi liberamente "Nah, non ho voglia. È davvero scomodo quel letto" non fa in tempo a finire la frase che l'infermiera torna in stanza "Allora vedi di uscire" borbotta lei riservandogli un'occhiataccia. Mi trattengo dal ridere quando lui la guarda malissimo e borbotta qualcosa sotto voce "In bocca al lupo" mi mima con le labbra prima di uscire. La donna si avvicina a me e mi alza la maglia del pigiama per controllare i battiti, mi misura la pressione, mi tasta un po' la gamba e il piede ingessati "Come vanno le costole?" mi chiede seria "Fanno male" mormoro soltanto non osando ostacolarla nel suo lavoro. Ho paura che potrebbe soffocarmi con un cuscino se lo facessi! "Resisti o vuoi dei farmaci?" continua lei borbottando qualcosa tra se e se a voce talmente bassa che non riesco a captare nessuna parole "Per ora va bene così" rispondo inquietato da questi trani comportamenti "Bene, a momenti passano con la colazione" mi informa raccogliendo le sue cose "Certo, grazie" la ringrazio, ma lei si volta ed esce dalla stanza senza nessuna espressione in viso. Inquietate! Non ha neanche mai alzato gli occhi per incontrare il mio sguardo, penso sia un robot. Sbadiglio sentendo un gran male alle costole, istintivamente mi alzo la maglia e, per la prima volta, ho il tempo di osservarmi con calma. Noto i lividi che costellano la pelle un po' gonfia donandole diversi colori poco rassicuranti. Povero me, spero passi in fretta perché mi sono già stufato di rimanere in ospedale.

Noi e nessun altro || MalecDove le storie prendono vita. Scoprilo ora