Capitolo Decimo

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- Tua sorella... - ripeté Lupo incredulo.
- Proprio così. - confermò Enrico, dimostrandosi tutt'altro che entusiasta.
- Non mi avevi mai detto di avere una sorella...
- Oh, non mi sorprende - si intromise la ragazza - Enrico mi odia.
- Non esagerare adesso. - la rimproverò il fratello, controllando la cottura della frittata.
- E tu non negare l'evidenza.
Tra i due calò il silenzio. Lupo si sedette al tavolo e aspettò che l'amico lo servisse. Quando tutti ebbero preso posto, si rivolse a Giorgia: - Come mai sei qui?
Enrico quasi si strozzò con un pezzo di cibo che gli era andato di traverso, ricevendo un'occhiata di fuoco dalla sorella.
- È una lunga storia, intrecciata ad un esistenza abbastanza complicata da portare avanti... - rispose lei, senza scomporsi.
- Siamo in due allora.
Ma la ragazza rise: - Non credo proprio Lupo...non credo proprio.
Il giovane notò solo in un secondo momento che la risata di Giorgia aveva una componente malinconica molto marcata.
- Qual è il tuo problema? - domandò allora.
- La causa di ciò che mio fratello prova nei miei confronti.
- Beh - intervenne Enrico, con la bocca piena - non lo definirei esattamente un problema...
- Ah no? Non riesco nemmeno a capire se tu sia ironico o meno...
- Comunque non mi hai risposto. - li interruppe Lupo.
La ragazza appoggiò la forchetta sul piatto, poi sospirò pesantemente: - Io sono... - guardò Lupo negli occhi e scosse la testa - Ma perché dovrei dirtelo, molto probabilmente la penserai allo stesso modo di mio fratello.
Enrico fece roteare lo sguardo e schioccò la lingua. - Diglielo Giò, tanto alla fine lo verrà a sapere comunque...
Lei annuì, poi strinse un labbro contro l'altro. - Vi basti sapere che sono qui perché la mia ragazza mi ha lasciato...di nuovo.
Nessuno dei due osò ribattere. Entrambi se ne stavano con la testa china sul piatto. Il cellulare di Enrico squillò, facendoli sobbalzare tutti e tre. Quello lo sfilò dalla tasca e guardò il display, accigliato, poi si alzò scusandosi e si chiuse in camera, rispondendo alla telefonata.
- Te l'avevo detto che sarebbe stato meglio se non l'avessi saputo. - sbottò Giorgia osservando il soffitto.
- Non ho ancora detto niente... - si difese Lupo, ma la ragazza sbuffò, poi si alzò e varcò la porta della sala, abbandonandosi sgraziatamente sul divano.
- So a cosa pensi, voi maschi siete tutti uguali.
- Stai generalizzando.
- Ne sono consapevole. E non è perché sono quello che sono che vi trovo così...incredibilmente superficiali su tutto. Probabilmente non ho mai conosciuto un ragazzo fino in fondo, senza contare mio fratello, ma non sarai tu, che ti reputi uno strappo alla regola, a farmi cambiare l'idea che ho di voi.
- Ti ho per caso dato l'impressione di voler farti cambiare idea...?
La ragazza si bloccò nella posizione in cui era, con le gambe avvinghiate al resto del corpo, e lo squadrò dalla testa ai piedi, interdetta.
- Questo tuo avere sempre la risposta pronta sta cominciando a scocciarmi, Lupo... - disse scherzosamente.
- Beh - ribatté lui - potrei dire la stessa cosa di te.
La giovane rise in modo glaciale, poi invitò il ragazzo a sedersi sul divano accanto a lei. Quando Lupo, seppur esitando, ebbe preso posto nell'angolo vicino al bracciolo, Giorgia parlò: - Una volta avevo un migliore amico. Condividevo tutto con lui, qualsiasi paura o gioia, eravamo praticamente la stessa persona. Finché mi resi conto che stavo "cambiando" e glielo dissi. Inizialmente non successe nulla, poi iniziò a voltarmi lentamente le spalle finché non mi cancellò definitivamente dalla sua vita. E io persi una delle poche certezze che mi rimanevano. Da quel momento ho iniziato a ripudiarvi, tutti, senza riuscire più ad affezionarmi a nessuno...per questo me ne sono andata di casa lasciando Enrico da solo... - fece una pausa - E tu invece, che problema ti affligge?
Lupo scrollò le spalle: - Ne ho un po' che reputo importanti... Il principale è un problema familiare, poi ci sono quelli con la squadra e infine quelli con me stesso.
- Che uomo contorto... - commentò lei, sarcastica. - Ognuno di noi ha problemi con sé stesso...che esistenza sarebbe altrimenti?
Il ragazzo alzò le spalle: - Forse qualcuno ne ha meno di qualcun altro...
- O forse conta solamente il modo in cui li si affronta. - concluse lei.
- E tu come li affronti?
Giorgia sospirò e abbandonò la testa sullo schienale del divano, poi prese fiato per parlare ma tacque, perdendosi negli occhi chiari di Lupo.
- Come siamo arrivati a questo discorso? Sei il primo ragazzo con cui riesco a parlare di queste cose...
- Ne sono lusingato, ora rispondi alla mia domanda.
- Perché ti interessa tanto?
Lo sguardo del giovane si fece tagliente: - Magari il tuo metodo potrebbe funzionare anche su di me... - lei lo squadrò scettica - Voglio solo sapere come uscirne senza ogni volta entrare in una bolla di sofferenza e attendere che scoppi.
- Noi puoi saltare quella fase, devi vivere la situazione e le sue conseguenze.
- Quindi non esiste un modo per non soffrire...
- Come si potrebbe evitare di soffrire, Lupo? Siamo esseri umani, la sofferenza fa parte di noi, esattamente come le altre emozioni. E anche quella va vissuta, che ti piaccia o no.
Nella sala calò il silenzio. Come aveva potuto sperare che ci fosse un modo per evitare i problemi? Probabilmente la stanchezza e lo shock per le troppe cose avvenute quel giorno avevano lasciato il segno. In quel momento entrò Enrico rosso in viso e li raggiunse con un sorriso stampato in faccia.
- Non sembri arrabbiato... - commentò Giorgia sbadigliando - Ne deduco quindi che non stessi litigando con la persona con cui eri al telefono.
- Perché avrei dovuto litigare? - chiese lui accigliato.
- Dai avanti, sputa il rospo. - continuò la sorella, ignorando la domanda - Come si chiama?
Enrico guardò l'amico senza capire, ma Lupo stava fissando Giorgia con ammirazione: - Come l'hai capito?
- Trucchi del mestiere. - rispose lei sorridendo. - Dunque come si chiama?
- Ma mi volete spiegare chi?! - s'intromise Enrico spazientito.
- Melissa. - proferì Lupo.
- Che cosa c'entra lei adesso! - continuò l'amico, senza capire. - Se dovete fare discorsi incomprensibili per il sottoscritto, io vado a dormire. E dovresti farlo anche tu Lupo, domani abbiamo la gara.
- Davvero? - chiese Giorgia.
- Già. - confermò Lupo - La finale.
- Allora vengo anch'io.
Enrico sollevò le sopracciglia: - Da quando ti interessa il nuoto?
- Non mi interessa il nuoto...! - rispose esasperata - Mi interessa vedervi gareggiare.
Lo sguardo del fratello si fece ancora più dubbioso, ma non obiettò e la salutò con un biascicato "buonanotte". Dopodiché salì in camera seguito dall'amico.
- Probabilmente le stai simpatico... - mormorò a Lupo mentre si chiudeva la porta della camera alle spalle. - Che cosa le hai detto in mia assenza?
L'altro prese la brandina appoggiata al muro e cominciò a montarla.
- Abbiamo parlato di...problemi.
- Problemi? Beh, potresti essere un po' più generico? - gli domandò sbuffando.
- Considerando che lei ha la sua bella gatta da pelare e io ho la mia, ci siamo solo confrontati.
Enrico alzò le mani: - Volevo solo capire. È tanto...strano il fatto che tu le sia entrato in simpatia. Che io sappia con un maschio non era mai successo.
- Forse entrambi arriviamo da esperienze che ci portano ad avere cose in comune. - decretò, rincalzando le lenzuola sotto al materasso - Se stai cercando di capire perché, sei fuori strada, la conosco da pochi minuti ed ho sempre pensato fossi figlio unico, dunque non lo so nemmeno io.
Enrico si zittì e si appoggiò al cuscino del letto con aria assente.
- Buonanotte Lupo... - sussurrò infine.

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