Capitolo Venticinquesimo

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La BMW bianca frenò bruscamente e le quattro frecce dei fanali iniziarono a lampeggiare. Melissa scese in fretta dall'auto e corse verso la centoventisei con il cofano completamente raggrinzito tra il resto della macchina ed un palo. Tossì per il fumo facendosi largo tra la gente curiosa ed aprì la portiera del guidatore, afferrando il suo ragazzo per un braccio.
- Cosa diamine ci fai qui! Scendi, questo coso potrebbe esplodere da un momento all'altro!
Ma Enrico non accennava a volersi muovere, la guardava con occhi sgranati e talvolta qualche lacrima gli rigava la guancia. Il fumo intorno a loro aumentava ogni secondo di più e la ragazza udì un passante avvertire i pompieri. Si chinò sul suo ragazzo e gli slacciò la cintura di sicurezza per poi prendergli il viso tra le mani. - Amore, sono io, ascoltami. - gli occhi del giovane smisero di saettare da tutte le parti e si fermarono in quelli di Melissa. - Non ci resta molto tempo, dobbiamo abbandonare la macchina prima che prenda fuoco.
- Non posso. - rispose scuotendo la testa. - Non ce la faccio.
- Enrico, ti prego, già Lupo rischia la vita... - le tremò leggermente la voce - ...non voglio perdere anche te.
Il motore della macchina scoppiettò emettendo qualche scintilla incandescente come a confermare le parole della ragazza, ma il giovane non si mosse. Melissa si voltò verso la folla di visitatori e passanti e chiese aiuto, guardando spaventata la chiazza nera che si espandeva sulla carrozzeria del cofano. Alcuni uomini si avvicinarono alla centoventisei per far scendere il ragazzo con la forza, Enrico li lasciò fare senza reagire. Mentre gli uomini si affrettavano a compiere la manovra, vide Giorgia avvicinarsi al catorcio ed appoggiarsi alla portiera. - Santo cielo En', quanto ti ci vuole per spostare quel culo dal sedile?
Appena la vide iniziò a muoversi per raggiungerla, scansando tutti gli uomini ed uscendo dalla macchina.
- Che fai! - Melissa lo prese per un braccio e lo intimò a seguirla. - Vieni via da lì!
Quando guardò nella direzione dove sarebbe dovuta esserci la sorella, quella era scomparsa, di nuovo. Poco dopo il motore della macchina esplose in fiamme.
- Cosa ho fatto...era l'auto di Lupo.
La ragazza gli prese la mano. - Sono sicura ti perdonerà.
- Sarò io che non riuscirò mai a perdonare me stesso.
- Per essere uscito di strada?
- Anche per quello...
Il camion dei pompieri raggiunse la piazza a sirene spiegate.
- Capita a tutti di essere distratti...
- No. - Enrico negò col capo. - Non ero distratto; ero disperato. E lo sono tutt'ora.
- Che è successo?
Il ragazzo ispirò ed espirò più volte mentre osservava i pompieri spegnere il catorcio, poi guardò la sua ragazza. - Mentre raggiungevo la piazza per cercare Margot, mi ha chiamato Sara, la ragazza di mia sorella.
- Oh, lei è...
- Sì. Era lesbica. - continuò lui. - Mi ha chiamato per dirmi che un camion... - fece una pausa e lasciò che una lacrima solitaria gli percorresse tutta la guancia fino a depositarsi sulla giacca. - Un camion ha investito Giorgia mentre era in auto.
Melissa strinse la presa alla mano di Enrico. - E...?
- È morta sul colpo. - terminò con voce sommessa.
La giovane appoggiò la fronte alla spalla di lui e chiuse gli occhi. - Dio mio, mi dispiace. Mi dispiace tantissimo.
Enrico deglutì e si passò la manica della giacca sul viso per asciugarselo, dopodiché camminò deciso verso la macchina sfasciata e gocciolante e si chinò verso i sedili posteriori. Dopo poco ritornò sui suoi passi con il coniglio rosa in mano.
- Dovresti farti vedere da un medico per una visita di controllo, ragazzo, non si sa mai... - gli disse un uomo che aveva cercato di farlo scendere dal catorcio.
Prima che Enrico riuscisse a dire che si sentiva bene, Melissa lo anticipò: - Certo, lo accompagno io in ospedale.
- Dovremo portare in rottamazione la centoventisei... - le ricordò il ragazzo.
- Non preoccuparti, sei sotto shock, ci penso io. - intervenne l'uomo.
Enrico gli allungò alcune banconote, poi lo ringraziò prima di rintanarsi nella BMW.

***

- Penso di avere una notizia orrenda.
Annah entrò nella stanza trascinandosi dietro la felpa rossa. Lupo le rivolse uno sguardo incredulo, poi ritornò a fissare la finestra.
- Penso ormai di essermi abituato a notizie di questo genere.
- Non ci si abitua mai, Lupo...
Sospirò. - Allora diciamo che dopo quella che ho appena ricevuto questa non dovrebbe risultarmi così tanto orrenda.
- È qui che ti sbagli. - gli si avvicinò senza la sua solita aria disinvolta. - Potrebbe essere peggiore o equiparabile a quella che hai appena ricevuto.
- Sputa il rospo, Annah.
- Sei sicuro? - l'occhiataccia di risposta bastò per darle una conferma. - Hai presente quella tua amica dell'altra sponda che era qui i primi giorni?
- Giorgia, certo. Un attimo, come fai a sapere che...?
- La mia testa funziona ancora... - lo rimbeccò lei, poi proseguì. - Ha avuto un incidente. Il suo corpo è arrivato in ospedale da poco.
Lupo si sentì sprofondare in un abisso, il mondo intorno a lui si oscurò. - Stai scherzando...?
- Ti pare che io venga a scherzare su queste cose?! - si alterò.
- Annah, devi portarmi da lei.
- Non credo tu la possa vedere...
- Convincerò i medici. Tu portami da lei.
La bambina aspettò che si infilasse le ciabatte che gli avevano fornito, poi lo guidò fuori dal reparto e lungo tutto il corridoio, fino alla sala dove avevano portato il corpo. Ovviamente era chiusa e le tende non lasciavano si vedesse nulla. Lupo si avvicinò ai tre ragazzi che stavano davanti al locale, in attesa che si aprisse. Melissa si accorse di lui per prima.
Lui fece per sorridere ma ottenne l'effetto opposto e gli ci vollero numerosi sforzi per ricacciare indietro le lacrime. La ragazza gli si avvicinò e lo abbracciò, accarezzandogli la schiena.
- Dunque è tutto vero...
- Purtroppo sì. - gli confermò Melissa. - Enrico è distrutto. E Sara, la ragazza di Giorgia, beh...
- Immagino.
I due si sciolsero dall'abbraccio e Lupo si avvicinò all'amico.
- Ciao.
L'altro lo guardò, le sue guance erano scavate. - Lupo, ho fatto un casino.
- Nessun casino sarà mai più grande di quello che è appena successo.
- Lupo, ti ho distrutto la macchina. - insistette l'altro. - E questo è tutto quello che ne è rimasto.
Il ragazzo afferrò il peluches che l'amico gli tenedeva, poi alzò lo sguardo, che pareva più trasparente del solito.

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