5 - C I N Q U E

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    "Hai una certa tristezza negli occhi" Niccolò riprende parola, "Non che siano affari miei, scusa. Non so che mi prende in questi giorni. Io non parlo neanche con persone nuove"

    "Sei un terapista?" allento la tensione cercando di farlo ridere. Funziona. Ridacchia e mi guarda divertito.

    "Forse un pò"

    "Ah si? Avrei proprio bisogno di una seduta"

    "Non lo sei già? Seduta" mi guarda serio, scoppio a ridere.

    "E no però, queste battutacce no!" lo spingo piano, ride anche lui.

    "Ripeto: non so che mi prende ultimamente" fissa il soffitto pensieroso e si mette comodo nella sua poltrona.

    "Anche io parlo poco. Anzi, in verità non parlo mai. Mi piace osservare, ascoltare, guardare. Non mi piace parlare, la gente fa solo finta di ascoltarti"

    "Con me ci parli" mi guarda.

    "Tu mi ascolti" lo guardo.

.

    Seeley ci raggiunge in ufficio e si siede dietro alla scrivania, seguito da Lens che si posiziona di fronte a noi e ci guarda con un sorrisetto idiota.

    "Voi due.." ridacchia, "Ho appena finito di leggere i vostri test e di studiare il vostro esperimento di coppia"

    "Sembrano fatti da due persone completamente diverse" aggiunge Booth.

    "Cosa vuol dire?" chiedo col cuore a mille.

    "Qui in questa struttura quello che cerchiamo maggiormente è l'intesa. Come ben saprete, è grazie all'intesa che vengono risolti il 90% degli omicidi" continua Lens.

    "Seeley?" cerco disperatamente di incontrare il suo sguardo.

    "Mati, tu non hai intesa con Perla. E Niccolò, tu non hai intesa con Renée" finalmente prende parola.

    Io e Niccolò ci guardiamo confusi. Ci stavano per mandare a casa? Era tutto finito? Finiva così?


    "Ma.." riprende Lens, "Voi due.. voi due avete un'intesa non poco indifferente"

    "Sareste disposti a lavorare insieme?" ci chiede Seeley.

    Noto con la coda dell'occhio un sorrisetto sulle labbra di Niccolò ma lo ignoro. Arrossisco. Guardo Seeley mentre ci passa un foglio di carta a testa.

    "Scrivete se o no, così evitiamo imbarazzo gratuito" sorride. Pff, che sollievo!

    Prendo il foglietto tra le mani ed afferro una penna. .

***

    "Quindi lavorerai con lui??" Parker saltella sul suo letto.

    "Non lo so, dai vieni giù prima di farti male" lo afferro e lo mangio di baci.

    "Mati!" urla e ride tra un bacio e l'altro.

    "Dai piccoletto, fammi vedere il copione dello spettacolo"

    "Mi cucirai tu i vestiti da bimbo sperduto??" mi stringe le guance tra le sue manine.

    "Sì, Ricciolo" lo chiamo col nome del personaggio scelto per lui dalla sua maestra.

    "E la canzone??" saltella ancora.

    "Te la suono io puzzola"

    "Sì sì sì sì sì! Andiamoo!"


    Mi metto al pianoforte e poso gli occhi sulle mie mani. Non suonavo da tanto, tantissimo. Troppo. Stavo studiando quella canzone da una settimana, da quando Parker mi aveva detto di doverla cantare a scuola. Volevo aiutarlo. Volevo aiutarlo senza far male a me stessa.

    Suono, non suono, suono..

    "Prendo una sedia o posso avere i posti in piedi?" una voce spunta dal nulla.

    Non suono.

    "Mati!" Parker mi corre incontro e mi sussurra qualcosa nell'orecchio, "Non possiamo provare adesso la canzone. Non può saperlo così"

    "Sono d'accordo puzzolo"


    "Allora? Mi suoni qualcosa o no?" continua Niccolò.

    "No" lo guardo, "Ma com'è che sei sempre qui?"

    "Pensavo non suonassi più" ignora la mia domanda.

    "Infatti"

    "Puzzolo hai finito il progetto di scienze?" spunta Seeley nel soggiorno.

    "Mati stava per aiutarmi" il piccolo abbraccia il suo papà.

    "Ci si vede" saluto mentre prendo Parker per mano e raggiungiamo la sua cameretta per finire i compiti.

    "L'abbiamo scampata per un pelo" ridacchia buttandosi sul letto.

    "Già"

Somewhere in Neverland // Ultimo ☆Where stories live. Discover now