Abbiamo trovato il portale: non è stato difficile con tutti i sistemi dell'Atlantis. Mi aspettavo che bastassero pochi giorni per localizzarlo. Abbiamo le coordinate e l'ordine di decollo firmato: non c'è più niente che trattenga la Starfall a terra. Ho dato ordine di iniziare le operazioni di imbarco subito dopo la riunione del consiglio, a oggi il conto alla rovescia ci lascia un giorno da passare sull'Atlantis.
L'Operatio Mortis è tornata sul tavolo del governo con prepotenza, forse non se ne parlò così tanto nemmeno quando il progetto fu iniziato. Nayla, tra qualche polemica, è riapparsa sulla scena pubblica: in molti la aspettano al varco, vogliono metterla alla prova, vedere se è in grado di fallire di nuovo. Sono quelli che la vedono come la responsabile della fine dell'Alleanza, quelli che pure l'avevano seguita senza battere ciglio, quelli che si sono sentiti traditi da lei.
Per quanto la pace possa essersi diffusa, non è facile cancellare le ideologie di ben dodici anni di guerra.
Aesta e Nayla hanno fatto pressione per venire con noi, tranne qualche contrario, credo che sia una buona idea: la prima ha buone capacità informatiche, la seconda conosce l'Operatio Mortis meglio di chiunque altro. Averla a bordo, in caso di problemi, ci risparmierà le incomprensioni che potrebbero nascere da qualche telefonata. Qualcuno ha mugugnato sulla loro presenza, probabilmente per quel che è successo due anni fa, ma io la vedo in modo diverso: qui si parla di un discorso che potrebbe mettere in pericolo l'Atlantis, non di una frattura interna fra le ideologie che rimangono ancora forti e divise. I più radicali non hanno visto di buon occhio la formazione della Lega, credono che un organismo così vasto possa portare al collasso la galassia e quel che ci abbiamo costruito sopra. Staremo a vedere se il tempo darà ragione a loro o a chi la pensa come me, quelli che vedono più opportunità nel ricominciare da zero piuttosto che nel continuare a lavorare su macerie instabili e pericolose del passato. La guerra è finita, l'Alleanza e la Federazione sono state sciolte, le motivazioni non sono valide. Il nostro obbiettivo è fermare gli Altri prima che la situazione degeneri - o almeno capire le motivazioni che li hanno portati a rialzare la testa così all'improvviso.
Le domande sono tante, è vero, ma il tempo che ci separa dalle risposte è poco. La partenza della Starfall è fissata per le otto domani mattina, almeno non è l'alba – almeno hanno capito di sistemare la tabella di marcia in maniera meno drastica. Forse stavolta è stato Zavis a mettere mano agli orari e non Axel.
L'ultimo giorno sull'Atlantis è sembrato quasi irreale. C'è una leggera agitazione di fondo che mi ricorda continuamente che il momento è arrivato, che la partenza si avvicina sempre di più. C'è anche il bagaglio già pronto a sottolineare la stessa cosa. Sayth continuava a osservarmi mentre preparavo le mie cose, se ne stava ferma sulla porta stringendosi al suo pupazzo. Sentivo i suoi occhioni scuri seguirmi ovunque. L'ultima volta che l'ho lasciata per qualche tempo è stato quasi due anni fa, quando aveva solo quattro mesi. Ma sapevamo quando saremmo tornati: era una mera questione di controllo quella. Ma ora è tutto diverso: l'idea che possa lasciarla da sola mi spaventa, mi tratterebbe sull'Atlantis se non ci fossero gli obblighi militari a portarmi via. Non avevo mai pensato che la situazione potesse stabilizzarsi, ma ora devo fare i conti con le conseguenze. Ho sempre cercato di passare quanto più tempo possibile con lei, consapevole che sarebbe il mio ultimo pensiero in punto di morte.
Ma ora Sayth sta già dormendo, ma credo abbia inteso che qualcosa c'era nell'aria visto che non faceva altro che abbracciarmi. Mi piange il cuore a lasciarla, ma non posso fare altro. Portarla con me è troppo rischioso.
Forse potrei dormire anche io tranquillamente, se solo Erix non la pensasse in modo diverso. Ha messo a letto la piccina, tornando in salotto con un sorrisetto stampato in faccia: l'ho visto troppe volte per non sapere a cosa porta.
Appoggio il libro di favole sul tavolo che fino a pochi minuti fa stavamo leggendo alla bambina - Erix è adorabile quando fa tutte le voci diverse per farla divertire - ma alla fine l'orologio è scattato e a Sayth è venuto sonno.
Ho vissuto troppe partenze per sapere che qualsiasi cosa contro di lui adesso sarebbe inutile, qualsiasi opposizione sarebbe spezzata.
Rabbrividisco quando infila le mani sotto la maglietta, mi bacia, con quella lentezza che lo contraddistingue negli ultimi tempi: sembra quasi abbia lasciato da parte quella foga con cui in genere mi spingeva contro il muro degli edifici, contro le pareti metalliche delle navi su cui ci trovavamo per quei fantomatici accordi. Perché le persone pensavano che io fossi abile nella diplomazia? Non c'è nessuno che ricordi quella volta in cui ho ingaggiato battaglia contravvenendo agli ordini scritti del consiglio dopo un accordo che ovviamente saltò in un attimo – come quelle navi dell'Astrea dopotutto – o quell'altra volta in cui ho fatto esplodere la base dell'Alleanza di Cuscorix, una stazione spaziale di controllo, mandando in fumo per l'ennesima volta un trattato.
Erix mi fa un buffetto sulla pancia. «Hai una faccia in estasi. Ti mando già in black out così?»
«No, non tu, ma il pensare all'esplosione di Cuscorix sì».
«Cuscorix? Mi salvai per un pelo» mormora passandosi una mano tra i capelli.
«Peccato, sarebbe stata una seccatura in meno». Sorrido, non sapevo che fosse presente, ma forse fu l'indecisione di Axel nel portarsi davanti a permettergli la fuga e di essere qui adesso. Che io sappia, non ci furono sopravvissuti.
Scuote la testa, stringendomi una mano. Fa intrecciare le nostre mani, la pelle del guanto sopra la protesi fa attrito contro la sua. Inizia a baciarmi il collo, sospiro, affondando le mani nei suoi capelli.
Scosta la mia maglietta, quanto basta a lasciare scoperta la pelle vicino all'attacco della protesi. Da quando ha scoperto quel punto debole non si lascia sfuggire l'occasione di soffermarsi lì. È la sua vendetta per tutte le volte che gli bacio il collo.
Appoggio la testa su un bracciolo, dopo essermi tolta la maglietta. È inutile lasciarla addosso quando lui ha intenzioni fin troppo chiare. Chissà quando ci rivedremo. È sempre stato il suo modo di dirmi addio, anche se entrambi speravamo fosse un arrivederci.
«Vuoi restare qui?»
Annuisce con un cenno del capo. «Perché no?» sussurra puntando un ginocchio sul divano, portandosi sopra di me con pochi gesti.
Gli accarezzo la schiena, fermando poi le mani nei suoi capelli, mentre copre ogni minimo spazio di pelle con i baci; le mani gelide come al solito – prima o poi gli regalo un paio di guanti – continuano ad accarezzarmi la schiena, sfrega i pollici sulle scapole – mi sta torturando. Vuole sentirsi pregare, lo conosco bene: non c'è cosa che gli piaccia di più che l'essere pregato, in qualsiasi situazione – qui, nel governo, quando era a capo dell'Andromeda. Vuole sempre essere il capo, ma alla fine si è dovuto piegare anche lui a qualcuno: Sayth. È lei quella che veramente governa, almeno in casa nostra.
Si allontana quanto basta per togliersi la maglietta, punta un ginocchio sul divano, mi bacia con più foga, stringendomi a sé mentre io tengo le mani inermi sulle sue spalle. Appoggia la fronte sulla mia, sorride appena. Abbiamo entrambi il respiro un po' accelerato. Gli accarezzo una guancia, lui si volta appena, baciando il palmo della mano, ogni dito, soffermandosi per un attimo sull'anulare, sui due anelli che porto.
«Erix...»
«Cosa c'è?»
Scuoto la testa. «Niente, niente» mormoro più rivolta a me stessa che a lui. Non ho intenzione di pregarlo, credo che basti il mio aspetto a farglielo capire.