chapter fourty five: grandparents

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Noah.

Vederla in quello stato è stato come se qualcosa dentro di me si fosse spezzato. Come se lei ormai fosse parte di me, come se non ne potessi fare a meno.

Mai avrei pensato che uscendo da quella porta, da quella casa, avrei potuto sentirmi così bene e male allo stesso tempo, costantemente frustrato cercando di capire quella maledetta ragazza dai capelli decolorati e gli occhi più azzurri del ghiaccio.

Ma lei mi fa sentire anche straordinariamente bene, mi fa dimenticare che dopo di lei io abbia dei problemi da affrontare, tutto scompare come se non fosse d'importanza, come se esistesse solo lei.

E sento così tante emozioni diverse verso quella ragazza; mi sento come se dovessi proteggerla, come se non volessi più che soffrisse.

Sento una forma di gelosia enorme quando è con altri che mi divora le interiora, ogni volta desidero che nessuno si avvicini, che non possa essere toccata da nessun altro a parte me. Già l'idea che qualcuno possa ferirla mi fa male adesso, figuriamoci in futuro.

Voglio che ogni momento sia nostro, la voglio cavolo! Così tanto che non so che fare, non so cosa dire. Mi manda così in confusione perchè una volta è calma, l'altra un tornado. Una volta è amorevole e subito dopo fredda. Non riesco a starle dietro ma quella promessa che le ho fatto quella mattina, l'avrei mantenuta.

Lei era spaventata, so che l'hanno ferita approfittandosi della sua gentilezza in passato. So che odia i suoi genitori ma c'è qualcos'altro. Qualcosa che le torna in mente ogni volta che siamo particolarmente intimi. E voglio saperla.

Ora mentre entriamo nel vialetto dove si trova la casa dei nonni di Chloe, lei sembra così emozionata ed entusiasta che vorrei bloccare il tempo per vederla sorridere per sempre. Quel sorriso è come una droga. È magnifico e ora che lo fa più spesso non posso che esserne dipendente.

Oltre una coltre di alberi verdi si nasconde una casetta fatta interamente in legno. Dalle finestre provengono delle luci soffuse, sull'atrio sono poste due panchine fatte chiaramente a mano con incastrati tra la legna dei fiori colorati. A lato dopo una fossa, c'è un lago di cui le sfumature dell'acqua sono di un'azzurro gelido, profondo.

Chloe scende dall'auto di fretta e prende un grande respiro. Dopo aver parcheggiato il mio Pick-up esco anche io e il profumo di bosco mi colpisce insieme a delle forte ventate di freddo. Cerca di prendere il borsone ma ci riesce con difficoltà, è così piccina. Glielo prendo insieme alla mia. Corre sulle scalette del pianerottolo.

Sorridente suona al campanello e dopo poco la porta viene aperta. Davanti a me pare di avere una copia di Chloe più invecchiata e poco più alta. La donna si mette le mani a coppa sulla bocca nascondendo un grande sorriso.

«Ivory!» grida e la stringe in un abbraccio. A quella vista mi sento riempire di dolcezza. La ragazza di ghiaccio che si riscalda, mi è nuova. Ma io più di tutti riesco a capire il motivo della sua freddezza. È una copertura, per non far entrare gli altri nel suo cuore. Finalmente qui Chloe può avere l'amore che si merita.

«Nonna così mi uccidi» dice Chloe con voce soffocata e la donna si decide a lasciarla. Continuo a fissarle come il più bello dei dipinti. Per me Chloe è così. Un dipinto, magnifico e brillante di cui però devono essere scoperti tutti i significati nascosti.

«O mio dio che ci fate ancora fuori, entrate!» si scosta appena e vengo immediatamente avvolto dal caldo tepore della casa. Il soggiorno e la cucina sono una stanza unica ma molto spaziosa. Lo stile è rustico e accogliente. Un camino alla mia sinistra con davanti un divano a quattro piazze e una poltrona. In cucina noto un uomo anziano che aggeggia con scodelle e fornelli.

Appena si gira e vede Chloe sgrana gli occhi dalla sorpresa e dalle mani gli cade una pentola vuota, che provoca un forte trambusto.

«Avanti nonno non sono morta e risuscitata davanti ai tuoi occhi» ridacchia lei a braccia aperte, aspettando che l'uomo la abbracci.

«Tesoro mi sei mancata un sacco» esala l'uomo, sorrido come sta facendo la donna, che a quanto detto da Chloe si chiama Mary.

Appena il loro abbraccio viene sciolto l'attenzione si posa su di me.

«Ivory cara, chi è questo bel ragazzo?» chiede Mary sorridendole, ridacchio fissando Chloe che arrossisce. Adoro quando le sue guance si colorano di rosso.

«Io..uhm..nonna lui è Noah..il-il mio ragazzo» confessa grattandosi la nuca imbarazzata. Ho già detto che è bellissima?

La nonna sgrana leggermente gli occhi e lancia un gridolino. Mi sta simpatica questa donna.

«Tesoro caro! Piacere io sono nonna May» mi abbraccia. È stata decisamente più calorosa di quando ho incontrato per la prima volta Chloe. Ciò che invece mi domando è il motivo per cui la chiamino Ivory.

«Piacere mio» sorrido e stringo la mano di lei e di suoi marito, che mi fissa accigliato.

«Nonna, smetti di chiamarmi così perfavore» borbotta Chloe.

«Ad ogni modo, qual è il motivo di questa piacevole visita?» chiede e il mio sguardo cade immediatamente su Chloe che vedo di un colorito ancora più pallido del solido.

Chloe.

Nonostante mi aspettassi quella domanda e avessi pensato ad una scusa plausibile per tutta la durata del viaggio, è come se in quel momento tutto quello che ero riuscita a pensare lo avessi dimenticato. Beh nonna sono qui perchè tuo figlio, tua genera e tua nipote sono andati a fare un viaggio di famiglia senza di me.

Non penso di potergli dire questo giusto? Nonna May è molto calma e serena, è divertente e buffa e la amo perchè abbiamo un sacco di cose in comune ma so che si arrabbierebbe tantissimo sapendo che papà mi ha mentito. Mi viene il volta stomaco solo a ricordare come mi aveva salutato papà. Come se non stesse per fare un viaggio senza di me, mi ha trattata come se fossi importante e poi mi ha buttata come una vecchia scarpa rotta. Mi ha presa in giro.

«Ho già presentato Noah a mamma e papà e per le vacanze mi hanno permesso di venire qui, così ho colto l'occasione per farvelo conoscere anche a voi!» mento. L'arte del mentire ha un posto importante nella mia vita, questo è uno degli svariati motivi.

«E perchè Nicholas non mi ha avvertita? Sono certa che me lo avrebbe fatto sapere» scuoto la testa. Un'altra caratteristica presa dalla nonna: la testardaggine.

«Gli è passato di mente, sai con il lavoro e tutto il resto. Ma ora basta con le domande, siamo esausti» guardo Noah che tiene sopracciglia alzate del tipo
"fai pena a mentire", lo ammonisco con lo sguardo.

«Oh ma si scusate! Potete usare la stanza-» so già cosa vuole dire ma la blocco. «Nonna io dormirò nella mia stanza, a Noah credo che vada bene stare nella stanza degli ospiti, mh?» guardo Noah. I suoi occhi mi guardano interrogativi, li abbasso non reggendo quell'affronto.

Non ne faccio mai una giusta. Vedo la nonna arricciare il naso confusa. Ne ha tutte le ragioni.

«Oh..mh..certo..si, ehm Ivory, tesoro puoi accompagnarlo su a vedere la stanza e poi ceniamo, si?» chiede in imbarazzo notando la tensione palpabile tra me e Noah. Annuisco e prendo la mia roba dalle mani di Noah o almeno ci provo visto che le stringe e mi guarda minacciosamente.

Non dico niente e comincio a salire le scalette di legno per andare al piano di sopra. Arriviamo davanti a quella che per queste sere sarebbe stata la sua stanza. È di normali dimensioni con un letto singolo, una finestra e un comò con una abat-jour che emana una luce fioca.

Appena stò per fare retromarcia, mi prende per il polso e mi trascina dentro la stanza facendomi sbattere la schiena contro la porta. I suoi occhi verdi ardono, a causa mia.

The sun and the moon.Where stories live. Discover now