XII - Il giorno tanto temuto

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XII - Il giorno tanto temuto

L'ansia le attanagliava lo stomaco, sentiva il corpo muoversi non per volontà sua ma come se fosse inevitabile farlo.
"Tutto bene?" guardò Fred, sorridendogli. Avrebbe voluto dirgli che no, non andava affatto bene, che sentiva la sua forza affievolirsi mentre lo scoccare dell'ora si avvicinava. Sentiva le gambe farsi molli e il cuore le faceva male, era troppo per lei e per il corpo minuto.
"Hermione, so che per te sarà devastante rivivere questo giorno, ma ricordati: andrà tutto bene" e le sorrise, di nuovo.
Era lui a dare - per l'ennesima volta - forza a lei, e non il contrario.
Sarebbe dovuta essere lei quella a dare forza a lui, a sostenerlo. Era lui quello che stava per andare a combattere con il rischio di poter morire - di nuovo - e lei doveva essere lì per evitare che ciò accadesse.
"Fred..." pronunciò, senza sapere realmente cosa dire.
"Cosa?"
"Niente, niente" dubbioso Fred la guardò, per poi fermarsi e poggiarle la mano sul capo smuovendole i ricci disordinati.
"Te lo ripeto, Hermione, andrà tutto bene" e lei annuì stringendo la stringa della borsetta che, anche quella volta, era lì con lei.
"Hai preso tutto?"
"Sì, se vuoi ricontrollo" rispose subito aprendo la borsa e guardandoci dentro, non aveva lasciato niente in quell'appartamento, si era anche appropriata dei vestiti che i due le avevano prestato.
"No, tranquilla, mi fido, mi fido" rispose ridendo chiudendole la borsa e poggiandole un braccio sulle spalle.
Si comportava in modo giocoso solo per non farle pensare a ciò che stava per succedere?
"Hermione, ti ricordi cosa ti dissi l'altra volta? Prima che tutto abbia inizio devo dirti una cos..."
"Ehi, ragazzi, andiamo? Mamma ci ha mandato un Patronus, Harry è ad Hogwarts" l'espressione sul viso dei due gemelli era identica, seria e preoccupata.
"Te la dirò dopo questa cosa, ora dobbiamo andare, metti il mantello e tieniti a me" proferì lanciandole il mantello con cui lei si coprì con premura. Prese un respiro profondo per poi aggrapparsi alla mano del mago, stringendogliela - per una volta - senza vergogna. Solo perché era nascosta sotto a quel mantello che le celava completamente il viso da sguardi altrui.
"Andiamo" un risucchio, lo stomaco in subbuglio, e poi il vento gelido di Hogsmeade che la colpiva facendo ondeggiare lievemente il mantello che indossava.
"Dobbiamo passare per la locanda di Aberforth, seguitemi, attenti a non farvi vedere" la presa di Fred si fece più ferrea.
"Gli allarmi, ci sono gli allarmi" proferì Hermione poco prima che un suono estremamente sordo e rimbombante coprisse ogni rumore, a stento riusciva a percepire il battito del suo cuore.
Si sentì strattonare, finendo con il nascondersi alle spalle di una vecchia casa in via di demolizione. Si sentì del tutto inutile, come aveva potuto dimenticare una cosa simile?
Il mantello venne sollevato da Fred che, con uno sguardo serio, le fece capire che l'unico modo di nascondersi era utilizzare il mantello.
Avrebbe voluto domandare di George, ma sapeva che i due se la sarebbero cavata.
Fred parlò, ma il fischio prolungato copriva anche la sua voce. Probabilmente fu a causa della confusione negli occhi di Hermione che Fred decise di fare tutto da solo.
Si infilò sotto al mantello, abbracciandola da dietro, facendo rannicchiare entrambi pur di riuscire a coprire tutti e due con quel pezzo di stoffa.
Pensare che al primo anno erano in tre ad entrarci, ora a stento ne entravano due. Come cambiavano in fretta le cose, nella vita?
Non aveva mai pensato che in un futuro non molto lontano si sarebbe ritrovata in una situazione simile.
Eppure eccola là, mentre si sta nascondendo nuovamente per lottare contro la vita e la morte. Tutto per poter salvare lui e poter rivedere i sorrisi di quella famiglia. Tutto solo per puro egoismo.
Il fischio cessò ed entrambi tirarono un sospiro di sollievo.
"Vieni, ci attendono da Aberforth"
"Sì"

Hermione ricordava perfettamente ogni particolare di quel locale - catapecchia. Soprattutto ricordava perfettamente il dipinto di Arianna, , la sorella minore dei fratelli Silente. Ricordava perfettamente l'arrivo di Neville attraverso quel dipinto, così come il modo in cui si introdussero all'interno della scuola.
"Harry è già lì" aveva brontolato Aberforth Silente, stirandosi la lunga barba bianca - proprio come quella di suo fratello.
Erano tutti riuniti in cerchio, ma mancava qualcuno.
"Allora dobbiamo andare anche noi" la voce di Remus Lupin fece capolino all'interno della stanza, accompagnato dal cigolio della porta che si chiudeva.
Nel vederlo i sensi di colpa di Hermione tornarono a galla, investendola in pieno come una secchiata d'acqua gelida.
Cercò di trattenere i singhiozzi, era così egoista da parte sua non aiutare Lupin e Tonks, non aiutare il piccolo Teddy ad avere un famiglia.
La cosa peggiore era che l'unica a conoscere le sorti di tutti i presenti in quella stanza era solo lei. Non lo aveva detto neanche a Fred, per paura di essere giudicata da lui. Per paura di sentire pronunciare a voce alta ciò che la sua mente le gridava in quel momento "Egoista".
"Andrà tutto bene finché saremo insieme" quella semplice frase, pronunciata per lei da Fred, la fece aggrappare disperatamente a lui. Quel calore la faceva sentire meno colpevole di quanto stava per fare.
Annuì, consapevole di non poter essere vista, e asciugò le lacrime che - inconsapevolmente - avevano preso a scorrere giù per il suo viso.
"Forza, andiamo, quel ragazzo ha bisogno di noi"

Lost in time ~ FremioneWhere stories live. Discover now