1. la villa del Dio Sole e della Dea Luna.

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Su, ruota il tuo polso.
Sempre più in alto, sempre più leggiadro.
Usa le dita per arrivare al soffitto, intrecciale, non scalfirle.
Fa sì che raggi di un sole ormai morto le colpiscano.

Chiudi gli occhi... respira e, fermati.
Il tuo corpo martoriato ha già ceduto.
Sei uno sfruttatore... Chinati e poggia la fronte sul pavimento freddo,
chiedi scusa.

E smettila di versare petrolio da quegli occhi bianchi e frastornati, non capisci?
sei patetico.

ti muovi ancora? sei così ostinato? smettila...

lo stai distruggendo.

°

Rumore di passi svelti e decisi risuonava per tutta l'area circostante. Quel ticchettio agghiacciante di costose scarpe di marca non decideva a placarsi; l'uomo che le stava guidando in modo così impaziente dev'essere stato sicuramente in ansia per qualcosa.

"Mr. Min, ha un secondo?"
Un uomo in giacca e cravatta, tenuta elegante, affiancò il diretto interessato. Parecchi fogli a sostegno sulle proprie mani.

"No."
Corrucciando la fronte, non fermò quei passi veloci che a grandi falcate avevano varcato quell'enorme porta ad arco.
Poi sospirò, e con uno schiocco della propria lingua al palato, aggiunse:
"Ma parla ugualmente."
Mormorò con voce monotona, mentre gli occhi suoi piccoli dal taglio felino erano rimasti incantati dalla magnificenza di quella antica villa ch'era davanti a sé ancora intatta e in ottime condizioni, nonostante gli anni.
Sembrava quasi come fosse ancora abitata.

Il sottoposto deglutì silenziosamente.

"Si, la volevo informare riguardo-"
Venne nuovamente zittito dall'uomo dal nero sguardo, che con l'alzata di un dito, lo intimò di fare silenzio.
Stava divorando con lo sguardo tutta quell'antica mobilia coperta da solo un lenzuolo bianco e impolverato per celare ogni bellezza.

"Piuttosto dimmi... dove andranno a finire?"
Li indicò con un lento cenno del mento, piccolo, e caratterizzato da una morbida mandibola.

"Come lei ci aveva precedentemente accennato, li sposteremo nel magazzino numero trentasette della sua azienda."
Rispose con tono calmo quel ragazzo sulla ventina, fissando uno dei fogli ch'era stato pescato dal precedente mucchio insieme agli altri, ricavandone così l'informazione data al suo superiore.
"La villa resterà vuota, come da lei richiesto."
Aggiunse a voce leggermente più bassa, alzando lo sguardo da quei moduli e osservando Yoongi in modo quasi riverente.

"Perfetto. E lei invece? cosa doveva riferirmi, Sig. Choi?"
Mr. Min guardò quello che era uno dei suoi segretari, aspettando una risposta che fortunatamente arrivò in fretta: era un tipo così impaziente.

"Le volevo solo riferire che abbiamo appena finito la supervisione dell'intera villa, è tutto nella norma, tranne per un unico piccolo... imprevisto, nell'ala ovest."
Il Signor Choi, prima di continuare la frase, si massaggiò la nuca.
Sapeva che da un momento all'altro sarebbe stato aggredito da mille domande da parte del suo superiore. Un uomo all'apparenza così piccolo, eppure così maledettamente spaventoso una volta che lo si conosce.

Min Yoongi, o più comunemente chiamato - con timore - Mr. Min da tutti coloro che dovevano sottostare al suo dominio, è uno degli uomini d'affare più ricchi dell'intera Corea, amante delle ville più antiche e prestigiose che siano mai state costruite.
Si potrebbe definire un collezionista incallito; possiede così tante proprietà da poter persino ospitare un'intera città.
Le procedure erano appena state completate, l'euforia toccava il picco; aveva appena messo piede in quello che era stato luogo testimone dei più bei passi di danza classica mai visti: la villa del Dio Sole e della Dea Luna.
Eppure, quell'unico "imprevisto", avrebbe potuto rovinare ogni cosa.
E questo Yoongi non poteva proprio accettarlo.

"Cos'hai detto? Quale imprevisto?" L'ansia e il fastidio nei suoi occhi sarebbero stati visibili anche ad un cieco, ma il segretario, senza perdercisi troppo all'interno, continuò con finta calma il suo discorso.

"Non si preoccupi, lo risolveremo in fretta, come sempre."

"Non sono stato abbastanza chiaro? Ho detto: quale imprevisto?"
Calcò a denti stretti quelle due parole finali, quasi ringhiandole.

Il proprio povero dipendente deglutì una seconda volta, suo malgrado.

Yoongi è stupendo persino da iracondo, si ritrovò a pensare, pur non volendo.

"Mi hanno riferito che l'ala ovest è inaccessibile."
Sussurrò poi con eccessiva saliva in bocca ed occhi puntati sulla punta delle proprie scarpe lucide.
"Il che, non mi ha stupito. Parlando da occhio critico qual è il mio, l'ala ovest è quella parte della villa ad essere ancora intatta, immacolata se così si può definire. Volevo andare di persona ad accertarmi di ciò ma... pensavo fosse meglio prima parlarne con lei."

Le labbra di Yoongi si curvarono in un piccolo ghigno, istantaneamente.

"E hai fatto bene. Benissimo, dico io.
Dì a tutti di non, e ripeto, non toccare quella parte della struttura, me ne occuperò io con le mie mani. Piuttosto ordina loro di sgomberare la mobilia rimanente: dev'essere vuota."
Ordinò con un sorriso più pacato, quasi curioso. E dopo aver lasciato una pacca sulla spalla al Sig. Choi, lo sorpassò addentrandosi nella villa. Ma venne lentamente fermato da un filo di voce.

"Si, Sig. Choi? C'è qualcosa che ha dimenticato di comunicarmi?"
Si voltò con un agile passo verso l'uomo dai capelli color cenere, che l'aveva debolmente richiamato con incertezza negli occhi e nella postura.

"Volevo solo... porle una domanda, se mi è concesso."
Mormorò, stringendo la pila di scartoffie ancora fra le sue mani mentre cercava di mantenere lo sguardo in quello del suo capo.
"Cos'è che la rende così interessato? cosa crede di trovare lì, un tesoro luccicante?"

Yoongi dovette trattenere la sua stessa pelle dal saltare via per l'eccitazione.

"Oh, è ovvio. Se qualcosa è di natura preziosa... viene custodita con fauci e artigli, e in una villa come questa, abbandonata da anni e riutilizzata si e no un paio di volte per degli spettacoli sporadici, cosa pensi ci si possa trovare? sicuramente qualcosa di speciale, non credi anche tu?"

Lo sguardo diffidente del proprio segretario non lo scalfì minimamente, così come non lo allontanò dalla sua meta: avrebbe scoperto ciò che quella villa aveva inghiottito, ciò che custodiva al suo interno, ciò che nascondeva con ostinata avarizia fra le costole. L'avrebbe cullata e rispettata, mai, si sarebbe permesso a scalfirne anche solo una bianca parete.

"No Mr. Min, non seguo la sua logica..."

"È per questo che, sei il mio segretario, e nulla più."
Quelle parole tanto fredde, dette con così tanta facilità e un sorriso sul volto, non trafissero più di tanto Shin Choi, amico di vecchia data di Yoongi.
Sapeva quanto potesse essere particolare, e che donasse il suo interesse solo a ciò che era più grande di lui.
Sapeva anche che, la propria persona, non avrebbe mai suscitato l'interesse del suo capo nei propri confronti, non avrebbe mai avuto una possibilità con lui; sbagliava sempre tutto, e non lo biasimava affatto quando lo definiva 'così noioso'.

"Certo, capo."

Yoongi sorrise ancora, una sorta di euforismo a colmargli il petto.
Lui stesso si era sempre definito un tipo difficile da accontentare o stupire, dunque, da tempo aveva deciso di farlo da solo.
Credeva nel suo intuito, e continuava a ripetersi che l'avere scelto questa villa fosse stato uno degli acquisti migliori fatti nella sua giovane vita.
E, ancora, sapere che un luogo così nascondesse anche un intrigante segreto, lo faceva fremere dall'impazienza.

I suoi occhi luccicavano.

bright bruiseOù les histoires vivent. Découvrez maintenant