9. bevendo sangue crepuscolare.

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Amore al sapore di un non so che di proibito,

con retrogusto cordoglio al non so come,

e se a te è dedicato,
che mi piace non sai quanto.

Sei il mio pasto,
piccola e splendente scintilla.

°

06:57 a.m
fragranza di moka, respiro madido, e occhiaie icastiche.

Beveva con lentezza, lui.
Sguardo perso per strada e sopracciglia corrucciate in una perenne smorfia di malcontento.
Forse in quei suoi occhi s'ergeva solo della pura e innocente stanchezza dovuta a chissà quali pensieri.
Non riusciva nemmeno a distinguere con esattezza la sua stessa condensa, dal vapore della bevanda che stava degustando.
Giorni di puro tormento lo appesantivano come palle al piede, facendo prendere al suo caffè corretto un sapore più amaro di quello che avrebbe voluto.

"Signor Min?"
E la candida voce di Margot, dolce cameriera impiegata in quel piccolo cafè di nome "Crepuscolo" dove l'uomo in questione andava spesso a consumare una tazza dei suoi soliti dispiaceri, fece capolino nella ormai sua opaca visuale periferica, con un piccolo ed incerto cipiglio in volto a rovinarle la tenera e giovane espressione.
"Cosa ci fa qui così presto, ancora?"
Aggiunse storcendo con far preoccupato le sue labbra rosee, permettendosi di accomodare il proprio corpo snello sulla sedia avanti a lui.

Yoongi assottigliò quindi lo sguardo per mettere a fuoco la figura a cui, in quel momento, non riusciva ad attribuire il timbro appena udito.
"Ragazzina?"
Mormorò in domanda, come ad accertarsi dell'effettiva presenza della ragazza.
"Cosa c'è?"
Aggiunse tossendo un paio di volte e cercando di migliorare la propria postura su quella sedia, assumendo una posizione eretta, fintamente elegante.

"La smetta di chiamarmi così. Il mio nome le è già stato rivelato, e vorrei che venisse usato."
Sbottò leggermente stizzita, portando dietro le proprie orecchie qualche ciocca color albicocca scappata alle sue emozioni.
"E, la prego anche di non rispondere ad una domanda con la medesima, è fastidioso, nessuno gliel'ha mai detto?"

Il corvino la osservava curioso, pensando che presto gli sarebbe venuto un forte mal di testa a causa di tutte quelle chiacchiere vane.
Cosa che invece più sorprese se stesso, fu il proprio tasso di tolleranza verso di lei: non la conosceva così bene, e non pensava di averle mai dato simili permissioni; ma, in un certo senso, riusciva ad intrattenerlo, a divertirlo con quelle sue espressioni forbite.

"Mi ascolti, Margot."
S'intromise in quel suo discorso tanto articolato, con un tono di voce fermo, avvolgente, bevendo l'ultimo sorso presente in quella tazza dall'aspetto alquanto dubbio, ma piacevole alla vista.
"Prenda fiato, prima di tutto."
Sorrise con la medesima tazza a far dar scudo per nascondersi, rendendo così possibile solo un cercato contatto visivo.

La ragazza dai tratti limpidi l'osservò facendo scattare i propri sensi sull'attenti: non lo aveva mai visto sorridere, in quei pochi giorni in cui l'uomo aveva cominciato a frequentare il bar in cui lei invece lavorava da un anno pieno.
"Si sente bene?"
Mormorò quindi, un po' incerta se poter osare una domanda del genere.

"Sai, ragazzina... l'ho trovato."
E Margot vide, vide come ogni suo muscolo si sciolse come il più dolce dei burri, ignorando volontariamente il fatto che l'avesse chiamata di nuovo in quel modo.
"Lui, il tesoro di cui a volte ti ho narrato le vicende quando vengo qui a prendere il mio solito caffè."
Spiegò, con un piccolo sorriso a donare alla sua espressione un non so che di sciocco, mentre una luce s'espandeva nelle sue pupille.

"Signor Min-"
Ma venne subito messa a tacere da un gesto fulmineo della mano dello stesso uomo, il quale sorrideva sovrappensiero.

"No, non posso dirle nient'altro, e ho gia parlato abbastanza."
Schioccò con calma la lingua al palato, alzandosi con far lento da quella sedia sotto lo sguardo completamente impreparato della ragazza.
"Credo che in giornata tornerò a berne un altro."
Borbottò fra sé e sé, mentre dall'alto, osservava la tazzina vuota.
"Questa notte è stata particolarmente crudele con me, ne ho bisogno."
Disse poi ad alta voce, facendo scontrare i propri piccoli occhi scuri con quelli di Margot, che deglutendo, annuì imitandolo e alzandosi anche lei, dovendo comunque tornare a lavoro.

"Certo, Signore. Quando vuole." Sussurrò abbastanza forte da farsi sentire, mentre lo osservava indossare la giacca e prendere i suoi effetti.

"Certo, quando voglio."
E sorrise alle sue stesse stupide parole, prive di una qualsiasi nota negativa, mentre con un gesto del mento salutava la ragazza apprestandosi ad allontanarsi da quel bar, raggiungendo la propria Porsche nera.

Una volta rilassato su quei sedili profumati che a volte sapevano di casa - solo a volte -, non sapeva di aver lasciato un pensiero fisso nella mente della ragazza, la quale diede un ultimo sguardo all'auto, prima di scomparire all'interno del cafè.
Il cellulare cominciò poi a vibrare, scaturendo nell'uomo un terribile presentimento e facendogli pensare il peggio.

E forse, avendo letto il nome del contatto, Yoongi non aveva tutti i torti.






"Sono qui. Sono qui. Tu dove sei?"
Digrignò i denti per telefono, sentendo il proprio cuore battere come una grancassa in petto e le vene del collo pulsare.

"Proprio davanti alla sua porta. Si sbrighi, per favore."
Rispose la suddetta voce con vivido timore in essa.

"Dimmi che non è vero. Dimmi che non è vero, cazzo."
Parlò più con se stesso, che con il proprio interlocutore, quasi correndo per i lunghi corridoi della perlacea villa.

E i minuti, sembrarono non passare mai, una volta aver visto sangue colare giù dagli infissi di quella bella porta, dai tratti aurei.





Margot aveva appena finito il suo turno, erano le 17:56, quando lei stessa dovette chiudere il cafè con un'espressione combattuta in volto.
Si morse un labbro, e alzò lo sguardo verso la scritta closed, rilasciando poi un sospiro quasi sofferto.

"Non è più venuto, Signor Min..."

bright bruiseWhere stories live. Discover now