CAPITOLO 10

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Mackeyla Williams

-il limbo è un posto tremendo. Sei...costretto a rivivere il momento per cui sei stato condattato a vita. Impazzisci. E più stai li più diventi parte del limbo. In sostanza acquisisci dei "poteri"-

Ecco perché quelle strane cose.
Ora tutto mi è più chiaro.

-e da quanto tempo sei lì?-
-da troppo tempo- risponde.
-da quanto.-
-dal 1922, Mackeyla-

***

-So che è una cosa che da i brividi sentirselo dire, ma i tuoi occhi sono identici a quelli di Anna- Ashton sussurra quasi tra se e sé queste parole, ma io le sento benissimo il bicchiere  mi rimane nuovamente a mezz'aria, quasi come se fossi stata colpita da qualcosa.

Lui, invece, si pulisce le labbra con il tovagliolo di stoffa e allontana il piatto di poco.

-era molto bella. E solare. Era il mio arcobaleno dopo la tempesta- continua poi, assorto tra i mille pensieri del passato.
-ti ricordi ancora tutto quanto?- gli chiedo non appena la cameriera finisce di sparecchiare e ci lascia soli.
-mi ricordo tutto come se fosse successo ieri...i giornali...i giornali scrivevano tutti la stessa cosa. "ASSASSINIO SENZA PIETÀ" "CACCIA AL MASSACRATORE DI ANIME" eccetera, eccetera- proclama sospirando affranto -ma ti lascio il resto del racconto ad un'altra volta. Ora penso che tu debba andare-

Caspita, davvero?
Ma che ora è?

Sfilo il cellulare dalla borsa e controllo sullo schermo: sono 13,50 Pm e tra dieci minuti devo essere in ospedale per il turno pomeridiano con Sarah.

È strano che siano passate soltanto due ore, per un attimo ho creduto di aver speso soltanto una manciata di minuti con questo ragazzo sconosciuto.

Gli faccio un cenno con il capo e, insieme ci alziamo per sistemarci ed uscire.
Ashton, da buon ragazzo degli Anni venti mi aiuta ad infilarmi la giacca e mi fa cenno di andare avanti.

Paga il conto ed usciamo.

-grazie, ma non dovevi affatto- gli sorrido, ora un po' più sciolta di quando ero entrata.
-ti ho invitata io a pranzo, era il minimo Doc. Ora l'aria fresca si fa sentire- esclama strofinandosi le mani sulle braccia, infreddolito.
-in realtà si sentiva anche prima!-
-forse per voi puro-luce è così, ma per noi Limbiani no, cara-

Ed ecco che ci risiamo.
Una parola, una sola e il castello di carte che ho appena iniziato a costruire su Ashton Brown vacilla.
Vacilla pericolosamente.

Mi blocco a pochi metri dalla porta dell'ospedale e lo osservo di sottecchi.
-e tu come lo sai?- chiedo nervosa, le mani calate nelle tasche del giaccone e il naso rosso per il freddo.
Il cuore a mille per il nervoso.

Ti prego non raccontarmi balle.

"oh si. Lui lo farà".

-forse è meglio vederci anche stasera, non trovi Doc?-

Già.

***

Ho a disposizione soltanto due ore per raggiungere il mio appartamento, lustrarlo al meglio e rendermi ancor di più presentabile per quella che si prospetta una terrificante, ma piacevole serata.

"Ashton viene a cena da noi. Ho bisogno che la casa sia presentabile. È PRESENTABILE?!"

Avevo scritto a Liz prima di sfilarmi il camice e lasciare l'ospedale.

"La casa è SEMPRE presentabile. Tu piuttosto cerca di arrivare a casa e raderti quelle gambe. Sono TREMENDE. E magari di già che ci siamo potresti dare una passata anche ad altro 😜"

My Psychotic, Macabre And Mad Love ||Evan Peters|| ||Demi Lovato||Where stories live. Discover now