Regali e ricordi

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[ Instagram: @scordarmichiero_ff ]

Tutto andava bene. Dopo essere arrivata a Milano l'unica cosa che speravo era non vedere persone indesiderate, tipo vecchi amori che hanno fatto male, e per mia fortuna nulla è successo fin ora. So di essere ancora all'inizio e che nulla è detto e che c'è ancora un sacco di tempo, ma per ora stavo bene quindi preferivo non ripensare a queste cose. Guardavo il soffitto immobile in stile cadavere mentre pensavo e, più che altro, speravo.

Mi alzai dal letto e sorrisi, oggi è Natale gente! E me la voglio spassare con tanto di tequila, rum e quella roba là tanto per intenderci.

Mi infilai un grosso maglione di Guè e un paio di leggins e scesi le scale. Di fronte mi trovai il bellissimo e gigante albero di Natale con tutti gli addobbi, l'unica cosa che mancava erano i regali.

Come sospettavo mio cugino era già di sotto che beveva il suo immancabile caffè latte mattutino. "Bonjour!" Gridai contenta.

Lui si voltò e mi sorrise. "Erika il tuo francese è orribile, eppure si dice che ci sia stata due anni in Francia, sicura che non siano stati due giorni e poi sei scappata magari in Pakistan? Parlami un po' di arabo."

Grazie cugino, ti amo. Andai a sedermi accanto a lui e notai che aveva preparato anche i coco pops, for me! "Eh vabbè, tanto in Africa ho saputo che si parla pure un po' di francese, non per forza arabo." Iniziai a mangiare come se fossi una morta di fame.

Lui piazzò gli occhi su di me guardandomi disorientato, poi scoppiò a ridere.

"Che ti prende? Racconta, voglio ridere anch'io!"

Lui a malapena riusciva a parlare. "A... Paki..." stava lacrimando. "Pakistan in Africa." E tornò a ridere come uno scemo senza un motivo valido.

Alzai un sopracciglio e riempii un altro cucchiaio di cereali. "Non fa mica ridere." Giuro che se aveste potuto vederlo avreste pensato che stesse letteralmente per morire dalle risate. Io infilai il boccone in bocca ignorandolo.

"Pakistan sta in Asia, cretina!"

Quando collegai il tutto, sputai i coco pops sul bancone e iniziai a ridere peggio di Guè. Che imbarazzo.

"E comunque buon Natale... Paki-africana."

Oh... Un nuovo soprannome attribuito alla sottoscritta.

"Buon Natale." Dissi io di risposta disapprovando quel nomignolo. "E comunque per stasera voglio una bella festa, comprende?"

"Sì sì sì, basta che la smetti con questo francese." Si alzò e posò la tazzina sul lavabo, poi si allontanò dalla cucina misteriosamente. Io finii le ultime cucchiaiate e feci lo stesso gesto di Guè, finchè non spuntò all'angolo spaventandomi seriamente. Teneva una busta in mano che poi mi sventolò davanti alla faccia. "Questo è per te, ribuon Natale."

Mi si illuminarono gli occhi. "Grazie grazie grazie! Ti adoro!"

Lo aprii e mi sentii cedere quando vidi in una grande cornice un collage di foto di noi da piccoli e altre man mano che crescevamo fino a due anni fa, al suo concerto a Napoli. "Sono poche perchè non ci siamo visti spesso, gli anni ci crescevano divisi e non ho potuto fare più di così." Spiegò.
Lo ammetto, ok, mi sono commossa tanto. La prima foto era la stessa che sta in camera mia: ero nata da pochissimo e il 'piccolo' Guè mi teneva in braccio, con mia madre accanto pronta a prendermi per le eventuali cadute.

Tirai su con il naso e mi asciugai gli occhi. "È bellissimo, giuro. Grazie mille." Lo abbracciai tanto da fargli mancare il fiato.

Sorrisi. "Il mio regalo è una cazzata in confronto a questo." Andai di sopra seguita da lui e aprii la valigia, gli diedi la busta e mentre lui l'apriva io posizionai la cornice sul comodino.

Ora sarete curiosi di sapere qual è il mio regalo. Bene, è una stupida collana con su scritto 'Ekuè' anche se aveva un significato questa parola non poteva certo essere considrato migliore di quello suo.

E poi anche uno stupido profumo.

Quando lui prese la collana in mano sorrise. "Ekuè. Quanti ricordi."

Quella parola la usavamo da piccoli per unire i nostri nomi.

La indossò subito, poi prese anche il profumo a cui cadde il tappo. "Si è rotto."
Rotto? Ma se l'ho comprato integro. Cavolo! Si dovrebbe essere rotto quando mi sono schiantata contro quel tipo italiano strano.

Mi misi le mani davanti alla faccia. "Fanculo!"

Lui mi strinse in un altro abbraccio. "O non fa niente, mi bastava la collana."

Sorrisi e ricambiai l'abbraccio.

Magicamente avevamo avuto due idee simili, che riguardavano la nostra infanzia. Probabile che lui mi aveva spiata in qualche modo, ma va bene così, è stato fantastico il suo pensiero.

Gli stessi di sempre (Sequel of Scordarmi chi ero) Emis Killa/Fedez fanfictionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora