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Quando udì la porta aprirsi, Prompto scattò a sedere sul letto. La testa prese immediatamente a girare e se Gladio non lo avesse retto, sarebbe crollato di nuovo lungo disteso. L'omone lo trattenne per le spalle, così che potesse stare seduto e vedere. Vide Noctis entrare e gli parve che avesse delle profonde occhiaie, la pelle pallida e gli occhi leggermente lucidi. Che cosa gli era successo? Si agitò nella presa di Gladio e appena trovò uno spiraglio si alzò e scatto verso il Principe.
"Fermati stupido! Non ti alzare!"
Ma prima che Noctis potesse entrare nella stanza, Prompto l'aveva raggiunto. Ignorò completamente il dolore e la testa che girava, il sudore che gli colava lungo la schiena, per chinarsi al suo fianco.
"Noct? Come stai?"
Mentre Ignis e Cor entravano a loro volta, Gladio raggiunse Prompto e lo tirò per un braccio, in modo rude.
"Ti avevo detto che dovevate stare lontani. Iggy, finalmente siete tornati. Avete capito qualcosa?"
Tirò Prompto verso il letto e quando riuscì a lasciarcelo, tornò verso Ignis, parlando a bassa voce.
"Mentre eri via... Gli ho parlato, penso che abbia finalmente capito tu sai cosa..."

Ignis lanciò una rapida occhiata a Noctis il quale annuì scostando le mani di Prompto ritraendosi leggermente: "Prompto... Il fatto è serio." disse con una voce glacialmente calma, ma fu Cor a prendere parola.
"È una forma di malattia, ragazzo. Per farla breve, un amore non corrisposto ti provoca ciò."
Noctis sentì come se il petto si fosse gelato: "Scusatemi, io... Vado a prendere una boccata d'aria." e, ignorando tutto e tutti, si portò sul balcone chiudendosi la portafinestra alle spalle. Poggiò le mani sulla balconata, sospirando pesantemente.
Se Prompto era innamorato di qualcuno, allora si sarebbe fatto da parte. Se era per la felicità del biondo, non aveva problemi a lasciarlo andare, anche se ciò avrebbe potuto condurlo alla stessa fine della Glaciale.
Ma chi poteva essere? Ripensò alle conoscenze del biondo e capì che era Cindy, la colpevole. Sicuramente era lei, non c'erano altre spiegazioni: Prompto era così raggiante quando c'era lei...
Cor, nella stanza, riprese a parlare, richiamando l'attenzione dei presenti: "La giornata è stata lunga per tutti..."
Si voltò verso il biondo e gli disse seccamente: "L'unica cura è essere ricambiati da questa persona. Se non ci riuscirai o non ricambierà..." tutti ingoiarono a vuoto: "Succederanno cose brutte." concluse incrociando le braccia al petto, in un chiaro segno che aveva finito di parlare e ora la scelta delle azioni successive spettava a loro. Non se la sentiva di dire che anche il Principe soffriva di questa malattia.
Ignis sospirò: "Prompto, cosa vuoi fare?"

Le parole di Cor ebbero un effetto stranissimo su di lui. Da una parte ogni sillaba lo trapassò come una lama rovente. Avvertí una serie di fitte, sempre più dolorose, ma non sapeva più dire se fossero i polmoni a bruciare o il cuore, pieno di graffi e di ferite. Se davvero il cuore si poteva spezzare una volta sola ed il resto erano solo graffi, quello era il momento in cui lo avvertiva spezzarsi per la prima ed unica volta. Dall'altra parte provò una sensazione di sollievo e quella fu in assoluto la parte peggiore. La fredda consapevolezza di essere sollevato per un motivo così ovvio e crudele da essere disarmante. Senza dire una parola si alzò in piedi.
"Niente, non farò assolutamente niente."
Mentre superava Ignis, questo lo fermò appoggiandogli una mano sulla spalla, ma Prompto la scansò delicatamente, senza nemmeno voltarsi.
"Se non farai niente morirai. E lui con te. È questo che vuoi? Sei così vigliacco?"
Si fermò, dandogli le spalle, e si lasciò scappare una risata amara.
"Non è vero, lui starà bene. Ha voi, ha sempre avuto voi, non ha bisogno di me. Io sono l'ultimo arrivato e sono io ad aver bisogno di voi, non il contrario. Starà benissimo."
"Non hai capito... Non intendevo-"
Non lo lasciò finire. Raggiunse il bagno e si chiuse la porta alle spalle, sbattendola abbastanza forte da soffocare le parole del cuoco. Ignis guardò il Comandante e si rese conto che non c'era nulla che potesse fare. Fintanto che non fossero stati loro due a capire, ogni parola sarebbe stata inutile. Veniva frainteso ogni piccolo segnale che cercava di lanciare. Si sporse sul balcone e guardò Gladio, lanciandogli uno sguardo eloquente. Li stavano perdendo entrambi e sembrava non ci fosse modo di impedirlo. Si stavano uccidendo con le loro mani e lui era lì, impotente, a guardarli consumarsi come candele bruciate da una fiamma inesorabile.
Nel bagno, Prompto raggiunse il lavandino e si guardò allo specchio. Ignis credeva davvero che Noctis sarebbe morto senza di lui? Noctis non aveva bisogno di lui, non ne aveva mai avuto. Era lui che aveva bisogno di loro, da sempre. Era lui che correva dietro a loro e non il contrario. Lo spaventava la poca paura che aveva di morire, provava terrore per l'ignoto che l'aspettava dopo, ma si rendeva conto che piano piano stava perdendo tutto, almeno se ne sarebbe andato senza lasciare nulla alle proprie spalle, se non la consapevolezza che forse l'avrebbero pianto, almeno un pochino. Ma era normale, no? L'avrebbero superato. Noctis si sarebbe sposato e Lunafreya avrebbe curato la sua tristezza. Sarebbe stato felice comunque. Guardò il proprio riflesso nello specchio e provò un senso di rabbia. Era parecchio tempo che non si guardava provando una gran rabbia per la persona sciatta e insulsa che vi vedeva. Aveva conquistato, in quel tempo con loro, una piacevole sensazione di autostima e importanza che gli avevano fatto credere di essere cambiato. Di essere diventato una persona che vale, di cui si può sentire la mancanza, che è utile e interessante, che può avere degli amici e piacere alla gente. Una persona che se scompare se ne sente la mancanza. Ma ora si guarda e vedeva di nuovo il ragazzino che strisciava nell'ombra, così stupido da ambire alla luce quando non se lo poteva permettere. Noctis non poteva avere la sua stessa malattia, non poteva provare interesse per quegli stupidi occhi acquosi, quelle orribili lentiggini e quei capelli color paglietta. Se davvero era malato, non era certamente lui la causa. Il pensiero fu molto sollevante e tremendamente doloroso. Sarebbe morto. Morto perché si era innamorato come uno scemo di qualcosa che era troppo in alto per lui. Da quando aveva una così alta concezione di sé stesso da sperare davvero di poter amare Noctis? Appoggiò la schiena al muro e si lasciò cadere seduto sul pavimento. Cominciò a tossire, prima lentamente e poi sempre più forte, sempre più intensamente, la gola chiusa e un tappeto di petali azzurri ai piedi, come un candido e soffice letto di morte. Al cuor non si comanda. Non ricordava quando l'amicizia era mutata in amore e perché non avesse messo un freno prima a quel sentimento sbagliato. Anche volendo, anche sapendo di non poterlo avere, probabilmente non sarebbe cambiato nulla. Era destino. Era il destino che lo stava uccidendo, l'incancellabile catena degli eventi che aveva portato Noctis al trono e lui ad agoniare ai piedi di esso senza poterlo raggiungere. Da quando faceva pensieri così alti e profondi? Fu l'ultima cosa che si chiese prima di accasciarsi contro il mobiletto del bagno, senza fiato e senza più coscienza.

Hanahaki desease ( Promptis - FFXV) Where stories live. Discover now