Capitolo 29

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Con la mia Padrona bella addormentata nel letto, mi preoccupai di risistemare casa, almeno in quelle cose sparse qui e lì.
I piatti sporchi nel lavello da mettere nella lavastoviglie, la mia borsa del nuoto da svuotare, i panni sporchi nel cesto della biancheria da dividere per la prima lavatrice della mattina seguente, una veloce passata di scopa e straccio ed il grosso delle faccende era fatto, così da potermi permettere il meritato riposo anch'io.
Non mi era di nessun peso fare tutto questo, soprattutto per lei, perché ovviamente nessun uomo mi avrebbe mai potuto sostituire nella mia assoluta abnegazione verso di lei.
Feci scivolare fuori il mio materasso da sotto il suo letto matrimoniale.
Andai silenziosamente in bagno per prepararmi per la notte e mi coricai lì in terra.
La stanchezza era ben presente in me, dopo una giornata intensamente bella come quella trascorsa, ed il sonno fece di me la sua vittima.
Ero felice, ero nel posto dove volevo essere, il mio posto, avevo finalmente vinto, anche Martina aveva vinto, ma soprattutto sembrava che la notizia che io fossi impegnato non le creasse grossa delusione.
Ero sereno anche per questo, che la monella fosse molto perspicace sia nel prendersi ciò che voleva, che indietreggiare intelligentemente al momento giusto.
Per di più mi aspettavo una reazione della mia Padrona molto più irruente e cattiva a rivendicare il suo dominio intimo su di me, ma per fortuna non c'era stata. Mi addormentai come un bambino stanco di ritorno dal luna park.
A pancia in giù nella mia posizione più comoda sognavo beato.
Dormii davvero profondamente quella notte, risvegliato dolcemente dalla luce che filtrava dalla finestra non perfettamente chiusa.
Ero fortunatamente già desto, quando sentì arrivarmi un cuscino sulla testa.
"Voglio fare il bagno!"
Era sconvolgente il contrasto tra la sua dolcissima voce e un ordine così sicuro e categorico, nonostante denotasse anche una certa sonnolenza nell'esprimerlo.
Mi alzai senza esitare scattando verso la vasca per aprir l'acqua e tornai indietro, ma ella sembrava essersi già riaddormentata.
Terminai di colmare la vasca con molta attenzione alla temperatura e mi ripresentai ancora da lei.
Il mio angelo beata sul suo letto, stupenda più che mai con le sue lunghissime gambe unite e leggermente flesse su un lato, le accarezzai per tutta la loro estensione, continuando il piccolo viaggio della mia mano, passando per il bacino arrivando delicatissimamente sul viso, vedendola lentamente riprender vita.
Le sue palpebre si schiusero con la tenerezza di una cerbiatta, mostrando l'azzurro mare dei suoi iridi.
Mi fissò sorridente prima di richiuderli e si aggrappò al mio collo tirandomi al suo fianco nel letto caldo di lei.
"Ti amo campione"
Erano le parole che ogni uomo vorrebbe sentirsi dire al mattino e lei le pronunciò perfette prima di baciarmi, facendo scordare ad entrambi che quello era un lunedì mattino.
"È pronta la vasca amor mio?" Continuò senza apparente ordine, anzi con la dolcezza dell'innamorata del suo uomo.
Io annuii silenziosamente, innamorato pazzo di quella complessa donna che racchiudeva in sé coccole e ordini, così ravvicinate, da non poterle distinguere.
La spogliai come per far l'amore approfittando nell'accarezzarla in ogni dove.
La presi in braccio alzandola di peso nonostante fosse ancora presente l'intorpidimento nelle mie spalle, per via della gara del giorno prima.
La portai in bagno come una sposina che attraversa l'uscio in braccio al suo sposo.
L'adagiai nella calda acqua della vasca preparata apposta per lei.
Forse leggermente calda visto il suo sgambettare protestante nel immergerla, ma immediatamente il suo visino estasiato mi rassicurò rilassandosi in quel caldo abbraccio bagnato della vasca.
Tornai in camera per accendere lo stereo con la sua cassetta preferita dei Cure.
Presi al volo 7/8 candele accendendole qui e lì nel bagno, sotto i suoi occhi soddisfatti prima di spegnere la luce artificiale.
Presi la spugna e il suo bagnoschiuma preferito e cominciai minuzioso a lavarla in un compito che a parer mio, tutti gli uomini innamorati dovrebbero fare.
C'era erotismo infinito nell'insaponarla a tempo di musica su tutta la sua pelle, non trascurando nessun centimetro di quella stupenda liscissima superficie umana.
Ballavamo insieme nella complicità assoluta di due corpi che si sanno amare qualsiasi cosa facciano.
Adoravo in quel modo i suoi piedi, le sue caviglie, salendo sempre più su passando dai polpacci fino alla sua spregiudicatezza nell'allargarmi le cosce.
Alice mi agevolava addirittura la sua intimità, da accarezzare anch'essa intrascurabile.
Completavo la mia danza sulla sua schiena e sul suo piccolo stupendo seno, fino al sottile collo apparentemente fragile.
La sciacquai ripetutamente proprio fino alla fine della cassetta che girava nello stereo.
"Dobbiamo parlare io e te"
Cavolo, il suo tono si era fatto di nuovo improvvisamente imperioso."

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