Capitolo 23 (✔️)

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La domenica è passata così velocemente che quasi sembra non essere mai arrivata. È lunedì mattina e decido di andare in officina con Dom e, dopo aver fatto colazione, andiamo via. Seduta non lontano da lui che lavora, Roman comincia a trivellarmi di domande.

"Sam, oltre al fatto che hai un cane e che corri, non sappiamo molto altro di te." dice.

"Cosa vuoi sapere? Chiedi pure." rispondo tranquillamente.

"Quanti anni hai?" comincia.

"Anche se non si chiedono gli anni ad una signora, ne ho venticinque." ribatto. Sono tutti un po' curiosi, d'altronde non li biasimo, non racconto tanto della mia vita. Sono poche le persone che realmente conoscono il mio passato. Non che me ne vergogni, ma è stato travagliato e non tutti capirebbero le mie scelte. Decido, comunque di rivelare un po' di me, anche perché altrimenti non la finirebbero di assalirmi. "Quando avevo più o meno tredici anni, mio cugino Ryan mi fece vedere per la prima volta una presa d'aria e mi spiegò come installarla. Io, all'ora, non ci capivo niente e, quindi, per imparare, dopo la scuola andavo nella sua officina e restavo li ferma a guardarlo lavorare. Quando Ryan si trasferì a Los Angeles, mi chiese di andare con lui ma mio padre andò su tutte le furie." ammetto.

"Ma dai? Quindi non ha mai voluto?" chiede Roman.

"Mai. Dopo la partenza di Ryan, nei week-end passavo tutto il tempo che mi era concesso nelle varie officine di San Juan, all'insaputa di mio padre. Voleva che diventassi avvocato." Seduta su una sedia girevole, mentre parlo, faccio qualche giro.

"Quando hai cominciato a correre?" chiede ancora Roman.

"Sai, avevo più o meno un anno!" dico ironica.

"Spiritosa! Dai, sul serio, la tua prima corsa." insiste.

"Avevo quindici anni e non la dimenticherò mai." dico a malincuore.

"Ah, la tua prima vittoria." dice Han.

"Per niente, anzi il contrario. Persi ed ebbi anche un grave incidente che per poco non mi faceva abbandonare questo mondo." rispondo. Dai loro sguardi, sembrano non credermi quindi decido di far vedere loro la prova inconfutabile di quell'incidente. Mi giro e tiro su la maglietta. Sulla linea della spina dorsale, compare una cicatrice di venti centimetri, segno evidente di una bruttissima frattura. "Durante l'impatto, una scheggia di metallo si conficcò tra la quarta e la quinta vertebra lombare. Dopo l'operazione di estrazione, i medici dissero ai miei che c'era almeno il 90% delle possibilità che non avrei mai più camminato, figurati guidato." È la prima volta che lo dico. Sono in pochi a saperlo, solo Amanda e i miei amici. Dom si volta e mi guarda; gli sorrido e riprendono a parlare. "Dopo la riabilitazione, i medici gridarono al miracolo; avevo ripreso completamente a camminare ma mio padre, per tutta risposta, mi proibì qualsiasi uscita extra. Ma, di nascosto, continuai a frequentare le officine di San Juan."

"E come ti ritrovi a capo di un'officina tutta tua?" chiede Roman.

"Grazie a mio nonno. L'anno dopo l'incidente, sapendo quale fosse la mia passione, mi sfidò. Mi regalò la Mustang, in prossimo stato ovviamente, e mi disse che se le avessi fatta percorrere un quarto di miglio, ci avrebbe pensato lui a far cambiare idea a mio padre." rispondo.

"Vincesti la sfida." afferma Han.

"Si ma furono i due anni più lunghi della mia vita. A casa non potevo ripararla e quindi a volte restavo a dormire da lui e ci passai anche le due estati che vennero. La mia esperienza si riduceva al minimo essenziale e mi riuscì difficilissimo metterci meno. E poi da sola. Mio nonno non mi aiutò mai! Il giorno del mio diciottesimo compleanno era pronta, meccanicamente. Riuscivo a tirarla fino ad 80 km/h. Per la carrozzeria non ci fu tempo." racconto.

"Cambiò idea, tuo padre?" chiede Brian.

"Ancora oggi posso dirti di no." ammetto "Vedendo la macchina, mio nonno mi regalò cinquanta mila dollari per realizzare i miei desideri. Li aveva messi da parte in tutti quegli anni per quando mi sarei sposata, ma mi disse che i miei sogni erano più importanti. Lo adoro ed è solo grazie a lui che sono quella che sono." concludo.

"Wow, che storia ragazzi!" afferma Brian. Mi avvicino a Dom e alla sua auto.

"Quando le provate?" chiedo curiosa.

"Presto." afferma Dom.

"Perché non partecipate alla Senior Mountain?" chiedo a tutti.

"E che diavolo è?" chiede Roman.

"Una sfida fuori strada, uno contro uno. Si tratta di una gara a gironi, i due finalisti gareggiano per cinquantamila dollari." spiego.

"Sul serio? E tu parteciperai?" ancora, Roman.

"Sicuro!" affermo.

"Perché si chiama così?" incuriosito Han.

"Mountain perché si corre su un percorso in salita verso la cima di una montagna, Senior perché possono parteciparvi solo i veterani delle corse fuori strada." spiego.

"E tu lo sei?" chiede Gisel.

"Sono la campionessa in carica. Il fuori strada è la mia specialità!" dico.

"Come faremo a partecipare, noi?" chiede Brian.

"Chi vuole partecipare, deve avere almeno venticinque anni!" dico.

"Come fai ad essere già la campionessa in carica? Li hai adesso venticinque anni!" sbotta Roman.

"Vale solo per gli "stranieri". Per noi questa regola non vale, devi aver vinto almeno le due competizioni che precedono questa. Ed io le ho vinte tre anni fa per la prima volta e l'anno scorso ho vinto la Senior Mountain. Certo però, che non potete partecipare con le vostre auto!" Dom si gira e quasi mi fulmina con lo sguardo. "Non guardarmi così! E' la verità! Fuori strada non puoi gareggiare con un'auto a trazione ne posteriore ne anteriore, ti ammazzeresti. Deve essere integrale o almeno deve avere il dispositivo di controllo della trazione, che da posteriore o anteriore, diventi integrale. Il mio mi permette di usare sia l'integrale part-time che quello full-time. Non è stato possibile modificare la trazione della mia Mustang, quindi gareggero' con una Subaru Symmetrical AWD. Ovviamente vi procurerete le auto una volta li." spiego. Dom si gira e si appoggia al cofano della sua macchina.

"E se dovessi vincere io?" chiede sicuro di se.

"Non corro per i soldi." spiego francamente.

"No, infatti. Lo fai per umiliare chi corre contro di te!" sbotta Roman provocando una risata generale. Mentre stiamo per tornarcene a casa, mi squilla il cellulare: mio fratello Jeff. Che diavolo vuole adesso?

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